Un altro post tristissimo, SIGH!
Per gli appassionati di fumetti parlare di Fratelli Spada significa ricordare una tipografia-casa editrice gloriosa, che ha stampato centinaia di migliaia di albi e libri diversi per vari Paesi europei, in particolare per l’Italia e per la Francia (associata alle Éditions des Remparts). L’etichetta che ha ripreso l’eredità dell’Editore Nerbini e l’ha portata avanti per decenni, interessando stuoli di lettori soprattutto prima che il periodo della nascita delle riviste e della riscoperta del Fumetto sbocciasse; contribuendo, anzi, a creare l’humus per questi fenomeni, ai quali si deve aggiungere la nascita del collezionismo e delle mostre mercato del settore.
Gigantesca e rinomata tipografia, ingranditasi ancora in anni recenti, la Fratelli Spada, sempre presente negli anni “caldi” alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna o alle “classiche” Expocartoon romane, ha chiuso i battenti inesorabilmente.
La vicenda è articolata e complessa; anche in questo blog qualcuno ne ha chiesto notizie nei giorni scorsi. Mi risulta che in rete, almeno in “area fumettistica” non sia stato affatto affrontata.
Cartoonist Globale non ha la presunzione di sviscerarla qui (e non è neanche il suo mestiere).
Ma fare qualche accenno a come sono andate le cose, almeno le ultime, tragiche fasi che riguardano lo smantellamento di questo “mostro sacro”… be’, questo può farlo, senza pretendere di esaurire l’argomento né (peggio) di rivelare verità assolute.
Riporto, però, la versione “istituzionale” dei fatti, vale a dire il comunicato ufficiale del Comune di Ciampino, emanato un mese e una settimana fa circa, il 13 maggio 2010 nel corso di una conferenza stampa dal Sindaco Walter Enrico Perandini e dalla Giunta presente in tutti i suoi componenti.
In particolare, si parla del licenziamento di ben 94 dipendenti in forza a quella che fu l’azienda di Mandrake, di Gordon, dell’Uomo Mascherato, di Cino e Franco, del Principe Valiant, di Bat Star…
Di seguito il testo del comunicato:
“L’Amministrazione comunale di Ciampino, a seguito della lettera divulgata ieri nella quale il liquidatore dell’azienda Fratelli Spada ricostruisce una verità dei fatti assolutamente priva di qualsiasi fondamento, si sente in dovere di ristabilire la verità, oltre che ribadire la propria proposta.
La situazione iniziale vedeva una azienda di 89.000 metri cubi sita in Via Lucrezia Romana, rinomata a livello nazionale nel campo tipografico, con oltre 100 dipendenti. Azienda che insiste in un quartiere dove è presente un apposito comitato, che protesta per l’inquinamento acustico ed ambientale nella zona, ed una viabilità cittadina in sofferenza anche a causa del frequente afflusso dei mezzi di trasporto di grandi dimensioni a servizio della tipografia.
Il vecchio PRG del Comune, risalente agli anni 70, non prevedeva aree industriali attigue all’azienda, e – a seguito delle richieste di sostegno formulate dall’azienda al comune – l’Amministrazione inseriva, nel 1998, all’interno del nuovo P.R.G. (diventato esecutivo solo nel febbraio 2006) la trasformazione in industriale delle aree confinanti all’azienda con lo scopo esclusivo di favorire lo sviluppo industriale della “Fratelli Spada”.
All’inizio del 2008 la “Fratelli Spada” palesa la volontà di trasferire la sua attività in un altro comune, considerate le ridotte dimensioni dello stabilimento che non permettevano lo sviluppo necessario per poter rispondere alle richieste del mercato.
Tale politica aziendale, ha portato la “Fratelli Spada” a chiedere un incontro nel corso del quale, l’azienda ha presentato all’Amministrazione comunale una informale proposta di trasformazione urbanistica dell’area, con la conversione degli 89.000 metri cubi industriali esistenti in 123.000 metri cubi residenziali. Proposta che avrebbe previsto un aumento di popolazione di 1.200 persone in un fazzoletto di terra, causando la paralisi del quartiere Lucrezia Romana.
L’Amministrazione comunale non si dichiarò insensibile alle esigenze industriali dell’azienda, nonostante gli sforzi già messi in atto, e la invitò a presentare, se l’esigenza era realmente quella illustrata, una proposta ricevibile, che non aumentasse la cubatura complessiva e che rispondesse anche alle esigenze del quartiere e della cittadinanza in termini di aumento dei servizi, e di un aumento della popolazione di dimensioni molto minore.
Nonostante l’ipotesi di trasferimento sopra citata, l’Azienda smentiva le proprie scelte sollecitando il comune ad approvare un piano di espansione industriale, che portava l’Amministrazione comunale – nuovamente disponibile nonostante l’incoerenza della “Fratelli Spada” – ad approvare, nel maggio 2008, un planovolumetrico che avrebbe consentito l’aumento delle cubature.
A questo punto, del tutto incomprensibilmente, anziché attivarsi per l’attuazione del piano così fortemente voluto, nel dicembre 2009 l’azienda torna in comune dichiarando questa volta lo stato di crisi, e rispolverando la proposta di conversione urbanistica dell’area da industriale a residenziale, in modo da poter “fare cassa” e trasferire la sede in altro comune, evitando il fallimento.
L’Amministrazione, seppur sconcertata dall’ambiguità della politica aziendale e nell’interesse esclusivo dei lavoratori, invita l’azienda alla formulazione di una proposta differente da quella precedente, che riduca l’impatto edilizio e l’aumento dei servizi.
Nel mese di febbraio 2010 l’azienda, nel frattempo in liquidazione, avvia la mobilità del personale.
L’Amministrazione comunale chiede all’azienda di rispettare in pieno i tempi della mobilità (75 giorni), in modo tale da giungere ad una soluzione, altrimenti avrebbe chiuso qualsiasi trattativa con la Fratelli Spada. Immediatamente dopo, l’Amministrazione contatta l’Assessore al lavoro della Regione Lazio, On. Tibaldi, chiedendo la concessione degli ammortizzatori sociali (procedura mai richiesta fino ad allora) ottenendo la disponibilità dello stesso Assessore.
Il 18 marzo 2010 l’Azienda presenta la proposta alternativa che – di fatto – alternativa non è. Anziché chiedere 123.000 metri cubi di insediamento (come nel 2007/2008) ne chiede 131.300, di cui 76.800 residenziale (il 58% dell’area) e 54.500 tra ricettivo, direzionale, ristorazione, commerciale, servizi ed altro.
In sostanza, ancora una volta una proposta che mira ad una speculazione edilizia senza tener conto delle esigenze del quartiere, di una netta riduzione della cubatura e di aumento dei servizi.
Non ricevendo alcuna proposta alternativa dall’azienda, l’Amministrazione comunale ha elaborato una proposta di intervento destinata ad una trasformazione urbanistica nell’area di via Lucrezia Romana, attraverso una riconversione sostenibile di qualità, in grado di migliorare la dotazione di servizi infrastrutturali e che sia volano di sviluppo socio economico per tutta la comunità di Ciampino.
La proposta, presentata il 31 marzo alla cittadinanza nel corso di una assemblea pubblica e pubblicata sul sito internet del comune, prevede nuovi insediamenti residenziali per 48.000 metri cubi, oltre a nuovi insediamenti non residenziali di 12.000 metri cubi, per una cubatura totale di 60.000 metri cubi, oltre alla realizzazione di una nuova viabilità, a nuove strade, aree verdi, parcheggi e servizi pubblici. Una proposta chiaramente vantaggiosa per l’azienda, ma anche sostenibile per la città e rispettosa delle esigenze di tutti, primi fra i quali i dipendenti con il posto di lavoro a rischio.
Immediatamente dopo la pubblicazione della proposta sul sito del Comune, l’Amministrazione ha attivato un forum di discussione aperto a tutti dove potersi confrontare sulla proposta stessa.
Il 14 aprile 2010, il liquidatore dell’azienda, Dott. Silvio Chiumiento, presenta al comune una nuova proposta (la terza), assolutamente gemella alla seconda (18 marzo), dove invece di 76.800 metri cubi di residenziale ne venivano indicati 74.080, ed invece di 54.500 metri cubi di non residenziale ne venivano indicati 46.000.
Insomma, ancora una volta una richiesta di conversione di 89.000 metri cubi industriali oggi esistenti in 120.000 metri cubi tra residenziale, commerciale ed altro senza recepire in alcun modo le esigenze della cittadinanza.
Nel frattempo, il 4 maggio i rappresentanti dell’Azienda si recano in Regione per comunicare il rifiuto dell’offerta di trasformare lo status dei dipendenti in cassa integrazione in deroga, ufficializzando così il licenziamento dell’intero organico di 94 unità a far data dal 12 maggio, ed interrompendo la procedura, avviata dalla Regione su sollecito dell’Amministrazione comunale, che avrebbe dato un respiro economico ai dipendenti.
Ieri, infine, 12 maggio 2010, senza aver dimostrato alcuna volontà reale di trovare una soluzione, né alcuna di voler tutelare i lavoratori, il liquidatore diffonde in città e protocolla al comune una lettera in cui si ripercorrono le tappe della vicenda in modo assolutamente privo di ogni riscontro.
L’Amministrazione comunale ribadisce la realtà dei fatti realmente accaduti, ovvero la propria disponibilità, dimostrata negli anni in ogni sede, di portare a compimento la trasformazione dell’area Fratelli Spada solo alle seguenti condizioni: tutela del posto di lavoro degli oramai ex-dipendenti (come premessa per qualsiasi apertura di discussione), riduzione sostanziale della cubatura oggi esistente, riqualificazione sostenibile dell’area e aumento dei servizi alla collettività. La politica aziendale della “Fratelli Spada” prima, e dal liquidatore poi, hanno sempre avuto come obiettivo una sostanziale speculazione a danno del quartiere e della cittadinanza, e, per questo motivo, sono sempre state irrimediabilmente respinte.
L’Azienda Fratelli Spada sta cercando da tempo di trovare un alibi alle proprie innegabili e gravi responsabilità, ovvero quelle di una gestione fallimentare dell’azienda. L’Amministrazione comunale respinge al mittente le accuse e continua a lavorare nell’interesse della comunità.”
E adesso?