Per scaramanzia, nell’ultima vignetta della serie si legge che Annie resta “per ora” sospesa, ma come avevamo anticipato tempo fa, quest’ultima tavola domenicale, uscita sui giornali oggi, ha tutto il sapore di un necrologio per la piccola orfanella dalle orbite vuote.
Interessa a qualcuno la questione?
Forse no.
Forse solo a Carlo Scaringi, che su afNews ha dedicato un post a questa fumettistica dipartita inviandomi all’interno di essa anche un saluto, che volentieri ricambio.
Scaringi, giornalista del Radiocorriere dei tempi gloriosi, è un attento osservatore del Fumetto sin da quando scriveva testi di programmmi radiofonici (ne ricordo uno assai formativo, nella gloriosa Radio-Rai dell’immediata post-riforma, interpretato fra gli altri da Aroldo Tieri e Giuliana Lojodice).
Scaringi cita anche Ella Cinders, la nostra Ella Parella, ispirata palesemente dall’orfanella di Harold Gray.
La conosce più qualcuno in Italia?
Chissà.
Ella fu creata dallo scrittore e giornalista Bill Conselman e il disegnatore Charlie Plumb, in forza al giornale Los Angeles Times, un artista vagabondo che si godeva la vita portandosi dietro un kit da disegno per lavorare un po’ dove gli pareva, come dà ad intendere (da noi), oggi, anche Massimo De Vita, per fare un paragone calzante.
Nell’articoletto seguente si vedono entrambi i papà della schiavizzata orfanella.
Sotto ne vedete una tavola, preceduta da un fotogramma e la locandina (che annuncia un avvenuto restauro) di un film che la ritrae in carne e ossa (o meglio, “in pelle e ossa”), con Colleen Moore e Lloyd Hughes. La commedia, intitolata appunto Ella Cinders, è del 1926. Muta.
Di sonoro c’era la sua canzone, rispetto alla quale mostro la cover dello spartito.
Ecco la copertina con la tipetta per un Big Little Book (chi segue Gli Anni d’Oro di Topolino, collana presto tradotta all’estero, ne ha viste alcune in un Porfolio, com Mickey Mouse e i suoi amici).
Questa bambola d’epoca assomiglia più a una “bambola normale” che a Ella Pareella. Potremmo anche dire, in un rigurgito pingitoriano, che qui “Ella non par ella”.
Leggermente meglio, forse, in quest’altra riproduzione bambolesca, fotografata al fianco della celebre Little Lulu di Marge Anderson, portata al successo soprattutto grazie alle storie dei comic books scritte e schizzate da John Stanley.
Ma è sempre troppo in carne.
Dopo la tavola di Ella Cinders, una seconda e il congedo di Little Orphan Annie.
Adieu!
Senza rimpianti, per quanto mi riguarda.