Sulla più recente ferita inferta alla democrazia da una parte della classe politica italiana, lo scrittore Roberto Saviano, ancora una volta, mette la faccia.
Naturalmente, non è il solo, ma per il momento è quello che ha più visibilità. Altre voci si uniranno a lui e diranno la propria, magari con qualche dettaglio in più, in meno (o con taglio diverso).
Oggi, La Repubblica pubblica un’intervista all’autore di Gomorra (Mondadori, GULP!) e una breve comunicazione audio, che riproduciamo sotto, grazie a Repubblica Radio TV, in cui commenta il sì del Senato su quello che con un termine depistante, e quindi bugiardo, stanno chiamando “processo breve”: “E’ una legge che una larga parte del Paese non approva”.
La vignetta supra è di Vauro e mostra un generico personaggio di fantasia perseguitato dalla Costituzione.
Repubblica: I cittadini hanno diritto a tempi rapidi, è la tesi del governo.
Saviano: “Ma perché i cittadini devono pagare due volte? Prima, attendendo tempi lunghissimi per il giudizio. Poi, durante il processo, vedendo cancellata la speranza di avere giustizia? Vero, bisogna velocizzare i processi.
La lentezza della macchina giudiziaria italiana è scandalosa, ancor più per un paese che si definisce democratico. Prioritario e giusto velocizzarla. Ma rendendola più efficiente, mettendola in grado di funzionare.
Non si può pensare di velocizzare a discapito di chi cerca giustizia”.
Repubblica:Obiezioni valide, se non si trattasse di una legge ad personam.
Saviano:”Basterebbe poco per dimostrare che non si tratti di una norma che fa gli interessi di qualcuno. Dire: ecco, questa legge entrerà in vigore da domani, a partire dai nuovi processi, non ha valore retroattivo.
Ma purtroppo così non è”.