Con questo post si apriva nel 2009 una nuova rubrica, pensata e condotta da Pier Luigi Gaspa, che Nòva ringrazia.
In questo strambo inizio di 2014 può avere senso riproporla, mentre nuovi post su uscite future, recensioni, news e quant’altro compaiono sulla piattaforma Post Card Cult (o Postcardcult, tuttattaccato, a piacere).
La prima delle sue Convergenze evolutive era nel 2009 particolarmente d’attualità, riferendosi al libro allora in uscita dedicato ad Antonio Rubino (per i tipi dell’etichetta bolognese Black Velvet) del quale abbiamo parlato qui, e che ha in Quadratino il suo personaggio più importante e forse più famoso.
In questo ciclo di interventi ne scopriremo delle belle.
Per la cronaca, il post è arricchito con immagini fresche del gennaio corrente e vivo.
Buona lettura!.
In biologia, si definisce convergenza evolutiva il fenomeno per il quale, sotto la spinta dell’ambiente in cui vivono e della selezione naturale, forme di vita diverse tra loro assumono caratteristiche assai simili.
Per comprendere il concetto, crediamo sia sufficiente l’esempio degli squali (pesci cartilaginei) e dei delfini, (che invece sono mammiferi). Pur essendo parecchio lontani dal punto di vista classificativo, rivelano una forma idrodinamica parecchio simile, frutto di un adattamento che trae origine in un lontanissimo tempo che fu.
Ora, però, bando alle lezioni di biologia e passiamo ai fumetti.
Fenomeni simili si sono riscontrati spesso anche nel nostro medium preferito. A volte, occorre dire, in maniera tutt’altro che casuale. Per dirla in breve, e senza tanti giri di parole, in alcuni casi le citazioni si sprecano e qualche volta arrivano ai limiti del plagio.
Succede.
Ma succede anche che in luoghi diversi, culture fumettistiche diverse, epoche diverse si ritrovino elementi decisamente comuni. Anche in maniera divertente.
Prendiamo per esempio Quadratino.
Quadratino è il nome di un buffo ragazzo dalla testa improbabilmente e perfettamente quadrata, che vive avventure minimalistiche che si risolvono nell’arco di una pagina. Loro caratteristica peculiare è che, sempre e comunque, accade qualcosa che gli modifica – letteralmente! – i connotati.
A riquadrare il volto del pargolo pensano allora la mamma Geometria – che con compasso e squadra rimette a posto le cose – oppure nonna Matematica o zia Algebra. Il tutto raccontato in brevi rime baciate, secondo il marchio di fabbrica del “Corriere dei Piccoli”, storico settimanale a fumetti che a partire dal 1910 (e precisamente sul numero 32 del 7 agosto) ne pubblica le storie.
A scriverle e disegnarle nel suo caratteristico, delizioso stile liberty, è un grande maestro del fumetto italiano, Antonio Rubino (1880-1964, foto a destra), papà di numerosi altri personaggi dell’epoca: ricordiamo Pierino, il bambino che non riesce a sbarazzarsi del suo orrido pupazzetto, Pino e Pina, Viperetta, per citarne che alcuni.
Suo, infine è anche il logo della testata (sotto, con una tavola del Formichino di Roberto Sgrilli, NdR), inconfondibile marchio di fabbrica che resisterà per decenni, contribuendo a caratterizzare il settimanale per ragazzi del Corriere della Sera.
E torniamo al nostro testa quadra.
Anzi, a Squarehead.
No, non è la traduzione inglese del nostro svagato personaggio, come si potrebbe pensare di primo acchito.
Si tratta invece di un altro character, di marca ovviamente anglofona e di fortuna assai meno rilevante.
Se ne conosce una estemporanea apparizione in edicola con alcune tavole – anch’esse autoconclusive, che coincidenza! – apparse in appendice a Cosmo the Merry Martian. Quest’ultimo, è un meteorico (visto l’argomento della storia l’aggettivo calza direi a pennello!) comic book per giovanissimi lettori apparso fra il 1958 e il 1959.
Nato per l’etichetta Archie Comics, racconta l’arrivo sulla Terra di un buffo marziano, con le disavventure che ne conseguono. Ne vengono pubblicati sei numeri, e non suscita rimpianti, ma se non altro ha il merito di averci fornito lo spunto per questo primo confronto.
Squarehead vive naturalmente su Marte; a differenza di Quadratino, inoltre, la sua testa è decisamente tridimensionale e non viene mai alterata nel corso delle storie. Più che altro, come si può notare dalle tavole che accompagnano queste note, il nostro tende a modificare il mondo a propria immagine e somiglianza. Riuscendoci benissimo e suscitando un pizzico d’invidia in chi scrive.
Il personaggio infine dovrebbe essere accreditabile a Bob White, autore della scuderia Archie (scomparso nel 2004), al quale si deve anche la paternità del ‘marziano allegro’ che dà il nome alla testata.
Niente a che vedere con il personaggio di Antonio Rubino, dunque.
Più che altro si tratta di una curiosa, comune ispirazione.
Di tutt’altro tenore sarà invece la successiva ‘convergenza’, che vedrà coinvolto, suo malgrado, uno dei maestri assoluti del fumetto, Will Eisner.
Alla prossima!
Pier Luigi Gaspa