La recensione di Coraline Stefano Priarone, apparsa in questo blog e che riproponiamo di seguito, è divenuta una specie di “civetta” per la visione del film quando finalmente è giunto anche a Ovada, dopo aver sostato in centri più grandi. La proiezione della pellicola è stata inquadrata nel consueto programma agostano (film non dati nella stagione regolare o repliche di pellicole dal buon incasso).
Stefano ce ne ha mandato una foto come prova.
“Ho iniziato Coraline nel 1990, raccontando la storia a mia figlia Holly, che all’epoca aveva cinque anni. Ho fatto leggere i primi capitoli al mio editor il quale mi ha detto che era un libro molto bello, ma che era impubblicabile. Infatti, era un libro sia per bambini che per adulti, una cosa insolita per il mercato editoriale. In seguito sono tornato sul libro e, visto che Holly cresceva e non era più una bambina, ho iniziato a raccontare la storia alla mia figlia più piccola, Maddy. Nel frattempo c’era stato il successo di Harry Potter, all’improvviso scrivere per bambini era figo, e la mia nuova editor è stata entusiasta del libro”.
Questo ci ha raccontato Neil Gaiman nell’ormai lontano 2003, presentando alla Fiera del Libro di Torino l’edizione italiana del suo romanzo Coraline (Mondadori) da cui è stato tratto il film animato diretto Henry Selick (Nightmare Before Christmas) nelle sale da qualche settimana.
Inglese, da anni trapiantato negli States, Gaiman è una sorta di rockstar letteraria, sia come look (porta sempre una giacca di pelle, anche quando fa caldissimo), che come fans (tantissimi, e lo seguono qualunque cosa faccia).
Spazia infatti fra generi diversi: ha iniziato come giornalista musicale, è diventato famoso come sceneggiatore della premiatissima serie a fumetti Sandman per poi passare al romanzo (American Gods, Coraline).
Adesso si divide fra cinema, romanzi e fumetti: ha scritto la sceneggiatura del film Beowulf diretto da Robert Zemeckis, dirigerà la pellicola tratta dal suo fumetto Death: l’altro costo della vita, pochi mesi fa è uscita in America una sua saga di Batman ed è da poco in libreria Il figlio del cimitero (Mondadori), romanzo iniziato anni fa.
“Sto scrivendo un libro dal titolo The Graveyard Book (letteralmente Il libro del cimitero, titolo originale del romanzo, NdR)” ci aveva detto proprio a Torino.
“E di cosa parlerà?” avevamo chiesto. “Di un cimitero!” aveva risposto. “So che sono laconico, ma se parli troppo di una storia la rovini, voglio che il romanzo si formi mentre lo scrivo, se sai già tutto prima l’entusiasmo cala”.
E’ la storia di Nobody, bambino fuggito piccolissimo in un cimitero per scappare all’omicida dei genitori e allevato dai suoi bizzarri e simpatici abitanti (fantasmi, streghe, lupi mannari).
Una fiaba nera, come del resto Coraline (una bambina che, attraversando una porta magica, va in uno strano mondo simile e al tempo stesso diverso dal suo, dove tutti sono in apparenza gentili, ma solo in apparenza…).
“Alcuni adulti lo hanno considerato un libro pauroso, ma i bambini, che si identificano in Coraline, non ne sono affatto spaventati” ha detto
Gaiman.
A Gaiman avevano detto che Torino “è famosa per essere la sede della Fiat e per la magia nera”: quindi, per lui è “un incrocio tra Detroit e New Orleans”. Però ha visto solo il Lingotto, con l’hotel Le Méridien e il ristorante nipponico al suo interno, dove asserisce di aver mangiato benissimo. “So che c’è qualcos’altro a Torino oltre che un’enorme ex fabbrica Fiat con all’interno una fiera del libro, un albergo e un centro commerciale con ristoranti. Ma se vorrò scoprirlo dovrò tornarci”.
Speriamo che lo faccia e magari ambienti proprio nella nostra Torino uno dei suoi racconti gotico-postmoderni.
Seguono due chiacchierate recenti con Neil Gaiman, a cominciare da quella registrata per il canale CBC Q dove è in compagnia di Jian Ghomeshi e cita, tra le altre cose, il film musicale Citty Citty Bang Bang , del quale i visitors di Cartoonist Globale troveranno divertenti notizie prossimamente.
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