Paint è un documentario, ma meglio ancora un’opera d’arte in sé, datata 1968. Il che vorrà pur dire qualcosina (a qualcuno), no?
La voce narrante è quella ipnotica di Paul Frees.
Anche se non è una valentina vera e propria, questo messaggio visivo via web ha il suo bel perché nell’essere presentato qui proprio oggi, giorno di San Valentino, lo sfortunato martire a cui Peynet deve un po’ del suo reddito, per tacere dei cioccolatinifici.
Così come ha fatto su Cartoon Brew (grazie, Amid Amidi!), Paint riciccia a quarantun anni di distanza dalla sua diffusione anche su Cartoonist Globale; è corredato da una dedica autografa rivolta a tutti gli artisti e le artistesse, le coppie di artisti, le famiglie di artisti allargate e miste (nonché multietniche di tutti i colori, per osmosi con le immagini) o anche quelle in cui è artista uno solo dei vari nel mucchio; uno o una nella compagnia di due, ma anche nella supposta folla fatta di tre (e oltre).
Sono stato chiaro?
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Il pittore che agisce sulla modella Kitty Thompson (ma poi, chi fa altrettanto su di lui?) è il californiano Charlie White III, uno dei quattro presentati nel libro Overspray: Riding High with the Kings of California Airbrush Art, disponibile da Amazon, come ben vedete.
Paint, diretto da Norman Gollin, è prodotto dalla Haboush Company, che fu lo studio pubblicitario del grande Victor Haboush, tra le altre millanta cose anche art director del lungometraggio animato Gay Purr-ee (da noi tradotto Musetta alla conquista di Parigi), animato da Chuck Jones per l’U.P.A.
Ciò spiega il fotogramma di apertura con Musetta, la clip artistica qua sopra (che a me è sempre sembrata la parte più memorabile del film) e spinge ad ammirare questa micidiale veduta dall’alto di un tot di grattacieli.
(CLICQKC sopra per allargargarlagarlaetc.)
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