Al debutto del loro ponde-
roso album a fumetti, avvenuto con la versione in lingua francese allo scorso Festival di Angoulême , ha fatto seguito una serie di felici occasioni d’incontro per la presentazione dell’opera nella loro lingua madre. Il libro è Kill the Granny (traducibile più o meno come “Uccidere la nonnina”), pubblicato dal talent scout torinese Vittorio Pavesio.
Loro sono Francesca Mengozzi e Giovanni Marcora, giovani talenti fumettistici provenienti dalla Scuola Interna-
zionale dei Comics di Firenze. Disegnatori, narratori e appassionati che conosco bene in modo diretto, perché a suo tempo sono stati allievi (anche, un po’) del presente blogger.
Facile, quindi, intavolare con loro la (lunga) chiacchierata che segue e che fa il punto sulla loro situazione di “ex-aspiranti autori” capitombolati all’improvviso sotto i riflettori della scena italo-francese.
L'”in bocca al lupo” per le future avventure è sottinteso.
Luca: Questa è la vostra “opera prima”, e partite subito “dall’alto”.
Iniziare la propria attività fumettistica con un libro sembra una cosa inconsueta, che però accade più spesso che in passato, poiché in edicola le riviste che possono ospitare delle storie brevi, e che una volta erano il trampolino degli autori, ormai sono quasi inesistenti.
Francesca e Giovanni: Fin da bambini il nostro sogno è quello di diventare fumettisti. Abbiamo passato ore e ore ad immaginarci come sarebbe stato, di che cosa avrebbe parlato il nostro primo fumetto… Che sensazione si prova a fare un autografo? Avremmo reagito bene alle prime critiche? L’unica cosa certa era che tutto sarebbe stato graduale, che la nostra “scalata” avrebbe previsto rifiuti e critiche da parte degli editori, e che probabilmente dovevamo accontentarci della pubblicazione di poche strisce in bianco e nero su fanzine autoprodotte.
Invece, inaspettatamen-
te, non è andata così. Certo, non ci sentiamo “arrivati”, non ci repu-
tiamo ancora professionisti, ma siamo certi che tutto ciò che è accaduto è non solo merito della fortuna, ma anche dei nostri sforzi. Non è stato facile, le nostre famiglie hanno fatto molti sacrifici per farci frequentare la Scuola di Comics e anche noi abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e lavorare. Ma ne è valsa la pena.
Luca: Come ci si sente a pas-
sare in modo così repentino dall’altra parte della barricata, da lettori-apprendisti ad autori?
Francesca e Giovanni: Stare dall’altra parte del tavolo e firmare le proprie opere è una sensazione bellissima. Siamo ancora increduli, perché gli eventi si sono susseguiti così velocemente che non ci han dato il tempo di capire, o di abituarsi al ruolo che rivestiamo…
Ci sentiamo come dei bambini nel paese delle meraviglie, con gli occhi grandi dallo stupore.
Luca: Quali sono state le tappe in cui avete avuto contatti con il vosto (nuovo) pubblico? Il Festival di Angoulême, la Fiera del Libro di Torino… E poi?
Perché non raccontate ai visitors del blog le vostre sensazioni alle prime dedicas?
Francesca: Alle prime dedicas, ad Angoulême, ricordo che continuavo a sorridere. Sorridevo a tutti e rimanevo inebetita, quasi avessi una paralisi, anche quando il nostro pubblico si allontanava dallo stand di Pavesio con la sua copia di Kill the Granny tra le mani.
Al Cartoomics a Milano, invece, è stato più rilassante: abbiamo anche fatto un sacco di foto coi nostri primi fans, complice anche la birra del padiglione accanto! L’abbinamento Festival della Birra e del Cioccolato con Cartoomics è stato il massimo!
Giovanni: Ad Angoulême l’impatto è stato devastante: come mettere un neo-patentato alla guida di una Ferrari. L’emozione era così grande che sbagliavo a scrivere i nomi per le dedicas… Anche se me li avevano scritti su un foglio e li dovevo semplicemente copiare!
Però, devo dire che in Italia è stato molto più gratificante, perché capivamo i complimenti che ci facevano (e non ci limitavamo ad annuire come invece accadeva in Francia).
La Fiera del Libro di Torino, poi, ha superato le nostre aspettative: a un certo punto ci siamo trovati una pila di volumi da disegnare e autografare che magicamente non finiva più!
Siamo arrivati a disegnare per quasi dieci ore consecutive!
Luca: Avete un’idea su quale tipo di pubblico sia quello che acquista (e legge) Kill the Granny?
Francesca e Giovanni: Con Kill the Granny abbiamo cercato di abbracciare un target il più vasto possibile. Abbiamo anche un fan di soli 8 anni che conosce a memoria tutte le battute del fumetto… Sembrava entusiasta degli svariati modi in cui il gatto muore! In generale però, viene acquistato prevalentemente da adulti e ragazzi, soprattuto dagli amanti dei gatti, o dai fan del fumetto comico-demenziale.
Ma anche da chi di fumetti non ne ha mai letto neppure uno, e questa è una cosa di cui andiamo fieri!
Luca: A questo punto devo chiedervi qualcosa su ciò che precede la pubblicazione. Il vostro curriculum. innanzitutto. Entrambi sieete usciti di fresco dalla Scuola Internazionale dei Comics, vero?
Giovanni: Francesca ha concluso la Scuola di Comics nel 2006, io l’ho finita l’anno successivo, nel 2007, anno in cui è partito il progetto Kill the Granny. È stata dura conciliare l’esame con la consegna dello storyboard. Ma fortunatamente è andato tutto bene.
Francesca: Io sono diplomata in Grafica Pubblicitaria e Giovanni ha conseguito la maturità presso un Liceo Artistico. Siamo soddisfatti di quel che abbiamo imparato, perché le nostre conoscenze (seppur di base) spaziano dall’informatica alle varie tecniche del disegno manuale.
Giovanni, ad esempio, sa modellare la creta e lavorare il gesso mentre io ho seguito corsi di scrittura e addirittura di moda! Niente più che un’infarinatura generale, ma ci ha permesso di essere più “completi”.
Luca: A chi è venuta l’idea del soggetto, e come si è evoluto in una storia a fumetti vera e propria, e di questa estensione, poi!?
Francesca: Frequentavo l’ultimo anno della scuola di fumetto e da programma dovevo presentare un progetto a Giuseppe Palumbo, un progetto ipoteticamente destinato all’America (stile graphic novel).
Mi ero bloccata nello scrivere una storia smielata e pacchiana, dall’intreccio complesso e confuso, e dal finale incerto. Uno dei personaggi principali era una vecchietta ed io avevo cominciato ad odiarla! Così dissi per scherzo a Giovanni: “Ora la uccido! Anzi la faccio uccidere dal suo gatto!”. Incominciammo a scherzarci su, in preda allo sconforto… Così, ridendo, me ne uscii con questa frase: “Basta! Adesso faccio la storia di un gatto castrato che fa un patto col diavolo per riavere le palle!”
Nacque come una battuta, quasi per caso, ma Giovanni la trovò un’idea carina e decisi di presentarla come soggetto alternativo. Ricordo che Palumbo mi guardò e mi chiese: “A te quale storia piace di più?” e io risposi: “Mah, io non sono adatta al fumetto comico, sono più per le storie gotiche e romantiche… Forse sono più adatte a me.” A quel punto Palumbo disse: “Te non capisci un cavolo.” Dopodiché lesse le prime righe del soggetto di Kill the Granny alla classe, che scoppiò a ridere. “Allora che storia scegli?” – continuò. A quel punto accettai il consiglio e mi misi all’opera…
Luca: Come vi siete divisi i ruoli, nell’esecu-
zione del progetto?
Francesca: La storia prevedeva dieci capitoli di circa dieci pagine l’uno. Il primo era l’antefatto, gli altri rappresentavano le nove vite del Gatto, ovvero tutti i suoi tentativi di uccidere la padrona al fine di consegnarne l’anima a Satana. Non ero e non sono tutt’ora all’altezza di gestire un progetto di tale portata. Inoltre, matita e china non fanno per me. Troppo tempo per vedere i risultati sulla tavola, preferisco fare uno storyboard, che è più diretto.
Chiesi a Pavesio se potevamo lavorare a quattro mani e lui acconsentì senza problemi.
Giovanni: In pratica, Francesca si occupa della sceneggiatura e di un primo storyboard. Nel nostro duo mi dedico alle matite e alle chine (anche se nel caso di Kill the Granny le tavole non sono inchiostrate) e poi aggiungo effetti di luce e ombre con Photoshop ai definitivi che Francesca colora ad acquerello.
Luca: E come sono avvenuti i contatti con l’editore?
Francesca: Vittorio Pavesio era il commissario esterno al mio esame finale della Scuola di Comics. Gli piacquero le poche tavole che presentai (all’epoca erano solo quattro tavole in bicromia, i personaggi erano meno caratterizzati e l’ambientazione più spoglia) e mi chiese se poteva averne una copia. Nei mesi successivi ci siamo tenuti in contatto con lui tramite mail e a febbraio 2007 (sette mesi dopo il mio esame) mi diede la conferma: Kill the Granny era stato approvato e sarebbe uscito per la Pavesio Productions.
Luca: A volte, il primo impatto con la pagina stampata può essere anche traumatico, oppure (alternativamente) esaltante o insoddisfacente, specie se si è provvisti di un forte spirito di autocritica. C’è qualcosa del “prodotto finito” che avreste voluto realizzare in modo diverso?
Giovanni: Dato che avevamo soltanto quattro mesi per la realizzazione dei definitivi non c’era il tempo per l’approvazione di prove di stampa. Ci siamo affidati alla sorte e all’esperienza dell’editore che ha saputo regalarci un ottimo prodotto, davvero una bella edizione.
Avremmo voluto curare di più i dettagli e le ambientazioni degli ultimi capitoli, che per la fretta abbiamo trascurato.
Luca: Ho letto questa vostra dichiarazione su afNews, che vi chiedo di spiegare meglio: “È incredibile come la storia di un povero gatto crudele e della sua padrona un po’ attempata, affettuosa e maldestra, possa risultare così avvincente… Il protagonista sfigato, anzi “indiavolato” contro la dolce nonnetta, che lo ha privato di un bene inestimabile (i propri attributi), con le sue disavventure, crea un cocktail micidiale di ironia sardonica, crudeltà spassosa e comicità funesta. Lo scopo del castrato, in seguito ad un patto stipulato con Satana, è vendicarsi dell’oltraggioso affronto dagli effetti così devastanti, ma il finale mozzafiato è a sorpresa: non sempre quello che crediamo di volere fermamente rispecchia i nostri veri sentimenti e questo vale anche per un gatto, seppur impotente”.
Francesca: Questo è l’articolo che compare sul risvolto della copertina del fumetto. Su AfNews accompagnava il calendario delle nostre tappe.
Bene, la domanda sottintesa nell’articolo è: “Può un fumetto comico-demenziale avere una morale? E quali sentimenti suscita nel lettore?”. La risposta è che Kill the Granny può essere letto in due modi: sia superficialmente, ridendo delle situazioni tragicomiche e del suo humor nero, oppure soffermandosi sul cambiamento del Gatto e di alcuni altri personaggi (resto sul vago altrimenti rovino il finale).
La vendetta è la chiave di questa storia, ma tra le righe si nascondono anche altri sentimenti: in una recensione hanno scritto che Kill the Granny è un fumetto pieno di tenerezza, anche se in apparenza di tenerezza non ce n’è neanche un po’. In definitiva, è nato per far sorridere, ma riesce a soddisfare anche un pubblico più maturo e “profondo”.
Luca: Quali saranno i vostri programmi imminenti? Un nuovo giro di firme in librerie o in rassegne? L’idea per un nuovo fumetto?
Giovanni: Abbiamo in programma due presentazioni con relativa conferenza presso librerie, due incontri nelle fumetterie dove faremo semplicemente dediche e disegni e due festival del fumetto. Copiamo direttamente il nostro calendario, che va da dopo l’incontro pistoiese tenutosi alla Libreria Edison:
31 maggio: INCONTRO DA ALESSANDRO LIBRERIA (via del borgo di San Pietro 138 – Bologna)
Dal 6 all’8 giugno: PARTECIPAZIONE A TORINO COMICS, PRESSO LO STAND DI PAVESIO EDITORE
14 giugno: INCONTRO A JOKER COMICS (via del Can Bianco 22/A – Pistoia)
19 giugno: PRESENTAZIONE ALLA LIBRERIA EDISON (piazza della Repubblica 27/R – Firenze)
Dal 27 al 29 giugno: PARTECIPAZIONE AL FESTIVAL DI AUBENAS (in Francia)
Abbiamo già in mente il seguito di Kill the Granny, che probabilmente uscirà per Angouleme 2009. Ma sono in cantiere anche altri progetti, che attendono di essere presentati!
Nelle foto: Francesca e Giovanni con Moebius a Poggibonsi, con Vittorio Pavesio durante una presentazione di Kill the Granny presso la Libreria Feltrinelli di Torino, e al festival di Angoulême mentre firmano le copie del libro per la folla degli astanti.