Credo di aver capito cosa sia meglio fare.
Questo è il primo fra alcuni post/thread scodellati al volo, destinati a essere sviluppati nel tempo, crescendo di contenuto, sia nel testo che nelle immagini, con l’andare dei giorni. Mi sembra che sia questo il solo modo per essere tempestivi nel fornire le notizie (anche sottoforma di immagini), riservandosicimi in seguito di supplire con approfondimenti, modifiche, integrazioni.
Perciò, ogni tanto fate marcia indietro (cari visitors) tornando su post che credete di aver già vivisezionato, poiché potrebbero riservare delle sorprese. Vi segnalerò, comunque, le più rilevanti anche nei post futuri, rimandando a quelli “antichi” che saranno nuovamente tirati a lucido.
Per il momento, in attesa degli aggiornamenti “autentici” dagli USA e dei punti vista di Lexi e di altri blogsters, godetevi questa fresca caricatura del candidato democratico più amato, ma…
… meno lobbysticamente potente (che oggi ha indicato la Clinton come “evasrice” fiscale, reato per il quale in America si va in galera, e non in Parlamento come avviene qua). L’ha inserita nel suo blog il grande animatore John Kricfalusi, indicando apertamente la sua preferenza per Obama a questa pagina, dal titolo Let’s Hope Things Will Get Better.
Il 9 marzo, la mia politologa preferita (che sa cose e dinamiche d’oltreoceano ignorate da noi stivaliani) ha affermato quanto segue, qui, nel più mirato dei suoi innumerevoli blog:
L’osservazione di Gianfranco Fini, secondo la quale gli Stati Uniti non sarebbero pronti ad avere un Presidente come Barack Obama, in quanto nero, oltre a prestarsi a intuibili strumentalizzazioni ad uso interno, è sostanzialmente inesatta e si basa su una superficiale conoscenza della società americana odierna.
Perché in realtà il nero Obama è già stato votato eccome, in modo diffuso e capillare, dagli Americani di etnia bianca.
La sua affermazione, distribuita da est ad ovest in maniera uniforme, non si è limitata infatti a quegli stati in cui la componente razziale di colore è più rilevante, ossia: District of Columbia, Maryland, Louisiana, South Carolina, Alabama, Delaware, Virginia, Illinois, Missouri, Connecticut, Virgin Islands.
No. Obama ha vinto anche in stati “prepotentemente” bianchi: Idaho, Utah, Colorado, Washington State, Wyoming, Kansas, Nebraska, North Dakota, Minnesota, Iowa, Wisconsin, Georgia, Vermont, Maine, Alaska.
Come ho già detto altre volte, coloro che non voterebbero mai per un candidato nero sono gli Americani di etnia ispanica.
Non a caso è stata Hillary Clinton ad aggiudicarsi la vittoria negli stati in cui è molto forte la rappresentanza dei latinos: California, Nevada, Arizona, New Mexico, Texas e Florida (anche se qui la votazione, per motivi disciplinari, non è stata tenuta in conto e non le ha portato delegati).
(…)
Come si spiega questa sorta di concorrenza tra neri e ispanici di America, della quale noi poveri italioti ignoriamo l’esistenza, ma palpabilmente la tocchiamo ogni volta che ci rechiamo nei grandi centri statunitensi, un po’ come in Grecia l’umo della strada locale parla male dei turchi al “turista per caso”.
Alexandra Amberson così risponde in un commento a una precisa domanda sul tema:
Può sembrare brutto ma, detto il più semplicemente possibile, l’odio (perché tale è) tra neri e ispanici nasce dalla lotta per affermarsi nella società americana come “preferred minority group” e, come tale, avere maggiore accesso a quelle facilitazioni governative che portano alla concessione di posti di lavoro (si parla di lavori che richiedono minor preparazione, meno studi, ecc., i lavori più umili insomma). Fino a un po’ di anni fa erano indiscutibilmente i neri a rappresentare la minoranza etnica “privilegiata”.
Questo anche, comprensibilmente, per porre rimedio a tutte le discriminazioni del passato e offrire in un certo senso una forma di “risarcimento” morale e pratico. Con la massiccia immigrazione ispanica degli ultimi anni la situazione si è complicata e si sono create queste tensioni razziali. Tensioni che nascono per la sopravvivenza e che si sviluppano in un ambito di ignoranza e di mancanza di opportunità.
In una città come Los Angeles, poi, i contrasti razziali sono fortissimi e la situazione è veramente complicata. I bianchi, che sono i ricchi, la classe dirigente, quelli che muovono ogni cosa, sono anche diventati, ormai, una minoranza, a fronte degli ispanici. Non potendo “scontrarsi” con i bianchi, poiché il livello sociale è ovviamente differente, la loro aggressività si sfoga con i neri. La quasi totalità del crimine che avviene in città e nella contea riguarda scontri tra ispanici e neri. Sono fatti quotidiani e avvengono tra gangs rivali, nelle scuole, all’interno delle prigioni, in strade e rioni dove mettere piede significa avere propensioni suicide. In più, adesso, i neri vedono minacciata la loro posizione di terzo gruppo etnico della città dall’espanisone degli asiatici. Comunque, un po’ dappertutto, i motivi per i quali ispanici e neri si detestano sono quelli detti all’inizio.
Infine, ecco altre valutazioni non secondarie, che riguardano anche l’insopportabilità “umana” di una donna come Hillary, normalmente chiamata in USA, anche da appartenenti al suo stesso schieramento: The Bitch.
Ribadisco. Anche se è ormai evidente che le primarie democratiche non saranno sufficienti a stabilire il nome del candidato, per quello che si è visto finora posso dire che il nero Obama avrebbe molte più possibilità di battere McCain di quante non ne abbia la bianca Hillary.
E questo non per motivazioni razziali ma per semplici ragioni politiche.
Obama ha infatti evidenziato una maggiore capacità di legare a sé l’elettorato democratico e di poter pescare voti anche nel serbatoio degli indipendenti.
A differenza di Hillary, che risulta antipatica a tre quarti della nazione, è mal sopportata da una parte dell’elettorato del suo stesso partito e non ha alcuna possibilità di “disturbare” l’area di competenza repubblicana.
Ma queste, come appena detto, sono valutazioni di tipo politico, che nulla hanno a che fare con la questione razziale.