UN PREMIO INTITOLATO A GIORGIO PEDRAZZI…

Luca Boschi-Giorgio Pedrazzi ©afnews-1

Se n’è andato Giorgio Pedrazzi, una delle persone più gentili e amichevoli del nostro settore, oltre che abilissimo e versatile sceneggiatore, uno che sicuramente avrebbe meritato riconoscimenti maggiori di quelli che il nostro arido, italico mondetto del fumettuccio è in grado di esprimere, prono a rincorrere effimere e sbraitanti chimere, quanto dimentico dei bravi e più modesti creatori di mondi che preferiscono i sussurri alle grida sguajate.

Leggo che l’amico Pino Rinaldi ha proposto una petizione per un premio che porti il suo nome.
Sono avviamente più che d’accordo; organizziamo questa opportunità, diamogli corpo, in un contesto che “tenga al Fumetto”, facendone il centro del suo interesse e non una componente come le altre che sembrano (erroneamente) imprescindibili dalle manifestazioni di Comics.

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Sembra impossibile che siano passati già quattordici mesi dall’ultimo nostro incontro, a Torino, organizzato da Roberto Guarino delle Edizioni Allagalla e da Steve Della Casa, al CIRCOLO DEI LETTORI, in collaborazione con il DAMS di Torino.
Si chiamava “Fra la via Emilia e il West – Il western nel fumetto italiano” ed erano con noi anche Paolo Eleuteri Serpieri (“Storie del Far-West”), Gianfranco Manfredi (“Magico Vento”), Giovanni Ticci (“Tex”) e il simpaticissimo regista Enzo G. Castellari (sotto in una sua bella, diciamo, intervista) il cui libro di memorie mi ha accompagnato in tutto questo anno e rotti, durante vari viaggi qua e là: andava letto a tocchetti, sutto a sorsi; un po’ di capitoli alla volta per non farsi scoppiare la testa dai dati e dalle rivelazioni (in un certo senso) che contiene.

Gianfranco Goria di AfNews ci ha scaricato addosso la sua scheda digitale, ricavando tante foto, una delle quali posto qua sopra in apertura di post, bontà sua, dove sono ritratto per l’ultima volta con Giorgio, conosciuto almeno tre decenni prima, con Silvano Caroti, Umberto Sammarini e altri amici romani legati alle docenze sui Comics.

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In tutto questo tempo non sono riuscito a incontrare più Giorgio, nonostante gli appuntamenti (tutti mancati) che ci siamo dati per parlare di quel mondo romano dei fumetti noto a pochi e che Giorgio aveva messo in luce in una bella mostra sul Fumetto popolare, prevalentemente per adulti, evidenziando il fenomeno della (stupida) censura accanitasi su alcuni operatori del settore una quarantina di anni fa nell’indifferenza generale del settore (al solito) e probabilmente con la partecipazione silenziosa (leggi “con lo zampino”) di qualche vile concorrente editoriale che sentiva insidiato il suo giardinetto.

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Con una mostra e con un libro, Parlano di noi, Giorgio riportava alla luce, lo scorso anno, tramite una quarantennale raccolta di ritagli di giornale riferiti ai fumetti erotici e usciti sulla stampa generalista, degli episodi scandalosi poco pubblicizzati e immediatamente rimossi.
Come accennavamo sopra, l’incontinenza censoria del 1977 si accanisce specificamente contro una specifica etichetta di fumetti per adulti, la Edimarket di Agapito Liberati, dove nella notte del 10 febbraio vengono arrestati, dopo un’irruzione a sorpresa dei carabinieri romani, l’editore Maurizio Scozzi, il distributore Giorgio Liberati, il giornalista Silverio Serafini e i tipografi Guido Spada e Francesco Sabatini.

Il Procuratore Capo di Roma Giovanni De Matteo imputa loro il reato di pubblicazione oscena e (incredibilmente) quello di associazione a delinquere, con la prospettiva di un processo da tenersi per direttissima, come si conviene per i criminali colti sul fatto.
Il seguente 16 marzo, un altro provvedimento analogo, emanato questa volta dal Sostituto Procuratore Angelo Maria Dore, dispone l’arresto di Marcello Pennacchietti e Stefania Acanfora (stampatori) e di Bruno Giacchett (socio della tipografia), ai quali vengono contestati, stando alle parole del quotidiano Il Messaggero, «i reati di associazione per delinquere e stampa oscena senza la concessione della sospensione condizionale della pena e la libertà provvisoria.»

Pedrazzi racconta, a proposito di questa vergognosa pagina della Giustizia italiana, dove si sono seguite procedure più severe di quelle riservate a scippatori, rapinatori e truffatori : «Incontrai casualmente Giorgio Liberati un anno dopo. Aveva pagato, come si suol dire, il suo debito con la società con otto mesi di carcere effettivo a Regina Coeli, fortunatamente nel braccio dei detenuti per reati politici (si era in pieno terroirismo) e non serve che ne spieghi la ragione.»

E aggiunge: «Ironia della sorte, sembra che il primo “strippadonne” (per dirla alla burina) nel fumetto italiano sia stato esibito da Magnus ne Lo sconosciuto (“Largo delle Tre Api”) proprio in questo 1977.»
Proprio così. Avviene nell’albo, davvero leggendario, di questa collana importantissima nella vita artistica di Roberto Raviola (in arte Magnus), da molti considerato il massimo fumettista del dopoguerra italiano. Ma Lo Sconosciuto è pubblicato da Renzo Barbieri a Milano e il capoluogo lombardo è lontano dalla “giurisdizione” di KoSSiga e da chi vuole dare una mano, o quantomeno dare l’esempio ai suoi colleghi del nord, usando il pugno di ferro contro la gente del fumetto, in una città dove spadroneggia, per esempio, la Banda della Magliana.

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