STORIA DI UNA CESSIONE DI LINUS (CHE RISORGE il 5)

Linus nuovo

Eccoci a luglio, mese nel quale il nostro Linus del 2013 torna in edicola, sotto un nuovo marchio editoriale, il giorno 5.

In bocca al lupo a Stefania Rumor e a tutto il gruppo!

Resurrezione

Linus 32 nov 1967 snoopy 640

La situazione dev’essere stata un po’ travagliata, lo stesso Dalai Editore pubblicava nelle sue pagine web lo stato delle cose, lo scorso 10 giugno, affermando:

Charlie60Baldini Castoldi Dalai editore S.p.A. in data 7 giugno 2013 ha presentato domanda prenotativa di concordato preventivo. La decisione è stata assunta per preservare, nel precipuo interesse dei creditori, il valore dell’azienda che nel frattempo è stata affittata a termini e condizioni che assicurino la continuità delle pubblicazioni, della distribuzione e dell’uso dello storico marchio.

Nella procedura concorsuale la società è assistita dagli studi legali Negri-Clementi e CT Law di Milano.

Allora, andiamo ottimisticamente all’edicola per acquistare questa copia, anche per dare un po’ di fiducia a tutti quanti (autori, aziende, editore…), dimostrando che il parco lettori è ancora bello saldo, legato allo storico mensile e intenzionato a proseguire con lui l’avventura iniziata nell’aprile 1965.

Data in seguito alla quale cambiò, e non soltanto in Europa, la percezione dei fumetti.

Non è un caso che Linus abbia subìto da subito svariate imitazioni. Quella più “letterale” è avvenuta in Francia col mensile Charlie, diretto da Georges Wolinski, che riprendeva carta, concept e persino il fiont della testata da Linus.

Come promemoria, costelliamo questo post di copertine di Charlie, anche legate a Jacovitti (ripreso da Linus) e con Bibì e Bibò, dei quali si è parlato di recente in Cartoonist Globale.

Linus-cop Ma oggi riparliamo, invece, di un altro momento critico nella vita della testata. Lo ha riportato alla luce Sauro Pennacchioli nei commenti di un post sulle origini del Fumetto italiano.

Persosi in una serie di frammenti e forse passato inosservato ai più, mette conto riproporlo integralmente di seguito, anche perché raccontato da un testimone diretto (Sauro c’era, in Rizzoli).

A lui la parola:

Per oggi ho finito di faticare e posso rispondere alla tua domanda riguardo la cessione del Corriere dei Piccoli e di Linus da parte della Rizzoli, avvenuta, se non ricordo male, nel 1994.

Il problema era che i conti delle due testate erano in rosso e continuavano a perdere copie.

La domanda che mi era stata posta era: è possibile, con un investimento per il rilancio, riportarle in attivo? Non ricordo i dettagli dei costi e delle vendite.

L’unica cosa che mi è rimasta in mano, e che ho qui davanti, è una ricerca commissionata alla Swg su Linus, piena di statistiche.

Il dato più interessante è che anche una rivista con un lettorato medio-alto come quello di Linus, la maggior parte degli acquirenti delle riviste di fumetti non legge i redazionali.

E allora perché continuare a metterli? Mi chiedo io. In America e in Giappone non mettono redazionali nelle riviste di fumetti.

Charlie Mensuel4

In Francia, dove mettevano articoli su calciatori e cantanti (dubito che gli appassionati di sport e musica leggano fumetti), le riviste sono finite (vendono 20 mila copie al massimo) e vanno solo i cartonati privi di redazionali.

In Italia, le riviste con redazionali sono pure finite e rimane solo Bonelli, che ha solo un paio di pagine che però parlano di fumetti.

Torniamo all’epoca. Io venivo dall’Intrepido, che avevo diretto pur dovendo firmare come “consulente editoriale” perché non ero ancora giornalista. Per capire il mio stato d’animo devo spiegare questo precedente.

Avevo proposto alla Universo una rivista da intitolarsiAlcatraz, dedicata ai “fumetti metropolitani”. Loro mi avevano risposto di iniziare a prepararla, ma a un certo punto mi hanno spiegato che quella rivista sarebbe diventata il “nuovo Intrepido”.

Intrepido

L’Intrepido vendeva 800 mila copie, ma a quel tempo era sceso a 19 mila e aveva un grosso passivo.

Sauropennacchioli Non era nemmeno più un settimanale di fumetti, dato che pubblicava solo il materiale di Loredano Ugolini e qualche fumetto francese, mentre la maggior parte delle pagine era dedicata allo sport.

L’intenzione originaria era quello di farlo diventare un settimanale sportivo senza fumetti, ma le trasmissioni sportive della televisione nel frattempo si erano moltiplicate e gli avevano tolto questa possibile funzione.

Quindi, avevano deciso di fare il mio Alcatraz con quella vecchia testata solo per motivi nostalgici, per cercare di mantenere in vita il marchio dell’Intrepido.

Io ho cercato di spiegare che così non avremmo acquistato nuovi lettori, perché ormai tra i giovani l’Intrepido era sputtanato, e avremmo perso i vecchi, perché non si sarebbero ritrovati nella nuova testata, ma non c’è stato niente da fare.

Così, in tre mesi, invece dell’anno necessario per mettere insieme il materiale, abbiamo fatto uscire il nuovo Intrepido promuovendolo con gli spot televisivi.

Schulz

Avremmo dovuto vendere almeno 40 mila copie, per non perderci. Al massimo siamo arrivati a 32 mila, e poi siamo scesi ancora.

La colpa non era degli sceneggiatori e dei disegnatori, che ora lavorano tutti con successo per Bonelli. La colpa era mia perché avevo accettato un compromesso impossibile.

Alla Rizzoli, con questo fresco precedente, non me la sono sentita di dire: sì, facciamo qualche miglioramento al CdP e a Linus e poi con una bella campagna di spot televisivi li portiamo a una buona diffusione.

DSCN1891

Le due riviste erano sputtanate come lo era l’Intrepido, avrebbero guadagnato qualcosa, sì, ma troppo poco a fronte dell’investimento.

Così ho detto la verità.
Le due riviste sono messe troppo male per recuperarle (ripeto, non ricordo i dati). Le possibilità, per me, erano due
.

O si tenevano le redazioni e si cambiavano completamente le riviste, a partire dalle testate, oppure, visto che erano arrivate delle offerte dalla Egmont per il CdP e da Baldini e Castoldi (attraverso Oreste del Buono) per Linus, sarebbe stato meglio cedere le patate bollenti.

Oreste

L’idea di sostituire le riviste con altre più “moderne”, del tutto inaspettatamente, venne presa in seria considerazione.

Cominciai con il “post Linus”, che io immaginavo da allegare all’inizio alla rivista maschile Max. Feci fare una sorta di numero zero con fumetti inediti commissionati a Luca Enoch e altri.

Tra parentesi, commissionai anche un articolo a te, Luca, che spero ti sia fatto pagare come gli altri in base all’accordo che avevo con l’editore.

(Sì, Rizzoli me lo pagò, chiusa la NdB – Nota del blogger)

Però questi nuovi progetti non furono nemmeno visionati perché, all’improvviso, alla Rcs-Rizzoli si “scoprì” un terribile ammanco multimiliardario e a quel punto non era più possibile lanciare nuove iniziative.

In mancanza di fondi, per non perdere altri soldi la cosa più semplice da fare era cedere le due riviste.
I redattori non avrebbero comunque corso il rischio di essere licenziati
.

Fine

Sotto, un filmato.
Riguarda la promozione di una scuola artistica che fu frequentata anche da Charles Schulz, a Minneapolis.

Si dice, nel corso del filmato: “One such graduate who has built a highly successful career is the cartoonist Charles Schulz, who created the comic strip character ‘Peanuts. It may not be art with a capital ‘A,’ but it provides an awful lot of pleasure and it pays.”

Naturalmente è una stupidaggine, non esiste nessun personaggio chiamato Peanuts, ma non si può pretendere che i pubblicitari e gli ottusi dirigenti scolastici si intendano di fumetti!

Giovane Charles Schulz

Nella celebrazione di Blondie (la cui striscia compariva sulla rivista concorrente Il Mago) ci sono svariati characters di Linus: da B.C. a Beetle Bailey, da Dick Tracy al re di The Wizard of Id.

Blondie0005

Un po’ d’informazioni sulle immagini del post precedente.

Quella che compare, unica e inconfondibile, è la prima copertina dell’Intrepido nella versione “Fumetti metropolitani” ideata e gestita da Sauro Pennacchioli.

La foto virata seppia ritrae Oreste del Buono, a lungo amatissimo direttore di Linus.

Il ritratto del signore con baffi e occhiali riguarda invece Gabriele Pennacchioli, fratello di Sauro e disegnatore della copertina dell’Intrepido, ed è stato ricavato dal sito della Sergio Bonelli Editore, per il quale ha lavorato.