I PREMI DEL FUMETTO: IL COMMENTO DI FERRAGOSTO

Ferragosto uno

Buon Ferragosto a tutti!

Oggi, a bocce tutto sommato ferme, “illuminato” dalla rimpatriata di mezz’estate compiutata dai tanti vecchi eroi del vignettone sopra attraverso la matita di Carlo Bisi, prendo qualche minuto di tempo per fare il punto della situazione sul succedersi di osservazioni legate all’ultima edizione del Premio Franco Fossati.

In questo blog se n’è discusso ampiamente qui, grazie alla lettera aperta inviata sul tema da Antonio Solinas.
Qualcuno si sarà domandato la ragione del mio silenzio sino ad ora.
Intendevo fare in modo che chi avesse qualcosa da esprimere, interessati compresi, lo facesse in piena libertà, poi avrei risposto in un commento quanto fosse eventualmente rimasto fuori dalla discussione.

Invece, il dibattito è stato lungo e articolato, protraendosi per alcuni giorni.
Auspicavo che si allargazsse a *tutti* i premi fumettistici (o quasi) del nostro Stivale, invece si è concentrato essenzialmente sul Premio Franco Fossati, come a evidenziare la necessità di una revisione dei meccanismi che lo animano, espressa in modo chiaro soprattutto da Michele Ginevra, esponente del Centro Fumetto Andrea Pazienza. Questa organizzazione, insieme ad Anafi, Anonima Fumetti e Cartoon Club costituisce la base del “comitato scientifico di granazia”, per così dire, sul quale il Premio Franco Fossati fa affidamento.

Ferragosto Due

Ciò detto, oltre ai visitatori e ai lettori, ringrazio gli operatori del settore, coinvolti o meno, che con Michele hanno partecipato alla discussione.

Fra questi Fabiano Ambu, Daniele Barbieri, Luigi F. Bona, Riccardo Corbò, Luca Erbetta, Paolo Gallinari, Stefano Priarone, Daniele Tomasi, Marcello Toninelli.

Grazie anche a chi ha voluto riporendere la “notizia” e esposto le proprie riflessioni. In particolare Fumetto d’Autore e House of Mystery.

In quest’ultimo caso devo obiettare un tantino sulla scelta del titolo, che per ottenere un effetto (attrarre l’attenzione) ha forzato un po’ la mano. Scrivere “Premio Fossati: il vincitore era membro della giuria” non è rispecchiare in modo obiettivo quanto è avvenuto.

BISI Tompussejpg

Il vincitore è il curatore di un saggio, Paolo Gallinari, che tramite la benemerita etichetta editoriale dell’Anafi ha radunato un team di autori ognuno dei quali ha realizzato un intervento. Paolo Gallinari non era in giuria, ma c’era invece uno di questi scrittori (il sottoscritto) che non ha vinto un bel niente, né, ricordiamolo, ha votato per questo e per l’altro volume in cui era coinvolto. Questo punto era chiaro sin dall’inizio, espresso chiaramente nel mio blog.

Librone Secondo alcuni, il fatto che non abbia votato per i due saggi (su Bisi e su Jacovitti) ai quali ho collaborato è stato addirittura un fatto penalizzante per loro. Essendo risultati a conferma del loro valore, i primi due nella classifica dei “premiabili” (primo e secondo), probabilmente la presenza di un quinto giurato votante avrebbe espresso nei loro confronti un ulteriore voto assai alto, che “ripartito” insieme a quelli degli altri giurati con la metodologia adottata da chi ha compiuto il conteggio finale (al Cartoon Club), avrebbe forse potuto produrre una classifica sensibilmente diversa.

La mia partecipazione come giurato al Premio Franco Fossati di quest’anno, in definitiva, non è stata affatto “premiante” per il sottoscritto (e, purtroppo, forse nemmeno per chi ha condiviso con me le fatiche di questi volumi, in particolare di quello su Benito Jacovitti edito dalla NPE).
Con loro e con l’editore (sempre eventualmente) mi scuso.

Ma… Daniele Barbieri spiega bene in un suo commento come sono andate le cose, rispondendo ad Antonio Solinas:

Caro Solinas
personalmente, come membro della giuria, ho dato il massimo dei voti al libro su Jacovitti e a pari merito a quello di Tosti su Topolino; subito dopo, ugualmente a pari merito, Morrison e Bisi. A tutti gli altri titoli ho dato voti molto più bassi
.

Era quindi per me scontato che vincesse uno di questi quattro. In verità. se da un lato tifavo per Jacovitti, dall’altro confesso che provavo un certo imbarazzo all’idea che vincesse, nonostante l’onestà di Luca, che ha proposto la migliore procedura possibile, al punto in cui eravamo. Certo, una procedura non così buona da fugare qualsiasi polemica; ma il problema era a monte, nel momento in cui ci si è resi conto che un giurato figurava anche (in parte) tra i concorrenti. Troppo tardi per fare in altro modo. Forse, per il futuro, ci dovrebbe essere un divieto esplicito di partecipazione al concorso per libri in cui uno dei giurati abbia partecipato anche solo in parte.

Ma siamo sicuri che questo basterbbe a chiudere le polemiche e a garantire l’onestà della procedura? Intanto, visto il numero limitato di chi produce libri sul fumetto in Italia, una regola come questa potrebbe lasciar fuori libri importanti a cui hanno partecipato autori bravi. E in secondo luogo chi potrebbe mai garantire, e in che modo, che non si sia effettuato comunque un voto di scambio? (io do’ il voto oggi al tuo libro, domani tu al mio).

Ferragosto Tre

Insomma, ho posto le mie condizioni per partecipare alla giuria dopo aver fatto presente che avevo collaborato al libro dell’Anafi (già inserito nella rosa dei candidati quando mi è stato proposto da Valentina Semprini di partecipare), avvertendo anche che a breve sarebbe giunto anche lo scatolone del saggio su Jacovitti della NPE, scritto con Leonardo Gori, Andrea Sani e Franco Bellacci.

La richiesta di partecipare alla giuria era per me un onore, un riconoscimento. Rivoltami da Furio Fossati, critico cinematografico amico da sempre e fratello di Franco Fossati, era irrinunciabile; un segno di stima e di amicizia in quanto anche (io) primo vincitore del Premio tre lustri fa. Una collaborazione dall’altra parte (quella dei premiatori) per la quindicesima edizione, quella che sicuramente era destinata a segnare un traguardo importante nella storia del Premio era irrinunciabile.

Una volta inserito nella giuria, quale sarebbe stata la mossa più corretta per evitare un conflitto?
Eliminare dalla “gara” i due saggi su Bisi e Jacovitti, penalizzando così almeno altri dieci saggisti che avevano concorso a stenderne i testi?

Naturalmente, anche questo sarebbe stato illogico.
Per qualche ragione, si è preferito da parte dell’organizzazione andare avanti, dopo che avevo fatto presente i miei “paletti” per salvare (forse illusoriamente) capra e cavoli.

Alla luce di quanto è accaduto, penso che qualcosa debba essere rivisto seriamente il meccanismo di assegnazione dei voti, e che le giurie più “inattaccabili” siano quelle che hanno la forza di discutere e confrontarsi sull’oggetto delle loro decisioni. Una discussione, oggettivamente, nell’esperienza di quest’anno è mancata. Dopo una prima (eventuale) discussione sul supposto “conflitto d’interessi” da svolgersi tra giurati e organizzatori del Premio, sarebbero potute scaturire decisioni forse diverse da quelle che ci sono state; forse avrei potuto suggerire un mio possibile sostituto che si sarebbe sobbarcato in tempi fulminei la lettura dei libri in gara, senza far torto alla Storia del Premio e senza dar origine a dubbi.

La discussione e il confronto, su questo e su altri settori organizzativo-culturali del mondo del Fumetto italiano (mostre-mercato, mostre espositive, gestione di musei e centri cultuali, di associazioni e appunto di premi) è quello di cui personalmente sento sempre più il bisogno, ma che i tempi quasi sempre concitati imposti da scadenze-ghigliottina vanificano molto spesso.

Ferragosto finale

Una nota finale “di contenuto”.

Come si deduce dalla vignetta sopra, se non fosse stato sufficientemente chiaro Sor Pampurio vive(va) a Milano. Il luogo nel quale cambiava irrequietamente appartamento era dunque il capoluogo lumbard, sede del Corrierone.

L’anno in cui la riunione dei personaggi raffigurati da Bisi si svolgeva era il 1948, e il Corriere dei Piccoli sulla copertina del quale compariva era il n. 33 del 15 agosto (giustappunto).

Bisi_milano_duomo

Poi, potrebbero esserci altre osservazioni da fare, in my mind

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