NATALE
di Paolo Poli (da Alto Gradimento)
Metteremo una bella stella cometa sul ventilatore. Ma non si metterà a girare inopinatamente?
No, no.
ZZZZZ! AH!
Quando la raccogliemmo, la sua testa sorrideva ancora.
In altro contesto, Paolo Poli ha scritto (detto), secondo quanto ha raccolto Cristina Leo:
«Ho provato con l’adozione. Sono stato esaminato da una giudichessa che però mi individuò subito come pessimo soggetto. “I figli hanno bisogno di una figura femminile”. Io misi avanti mia madre e le mie sorelle, invano. Alle spalle della giudichessa c’era un calendario con l’immagine della Natività. Sorrisi, indicando: “La madre, quella lì, è rimasta incinta da vergine, il padre putativo, famiglia più disastrata non c’è”. La giudichessa mi cacciò in malo modo: “Lei non è atto all’infanzia”. Invece l’uomo, come il cavalluccio marino, è più portato della donna alla cura dei figli.
«Verso la metà degli anni Settanta a Roma scioglievano l’Opera Maternità e Infanzia. Ci sono andato, insieme con una dama benefica che aveva portato le caramelle. C’erano stanze piene di bambini che a quattro anni camminavano a stento e dicevano solo “cacca” e “cioccolato”. Una suora di quelle pietose mi disse: “Ne prenda due e scappi”. Io sognavo una bambina bionda e buona e una bruna e cattiva, come nelle fiabe, ma non feci in tempo a scegliere, in due mi saltarono al collo e mi chiamarono “mamma”. “Ottimo inizio”, pensai, e feci per guadagnare l’uscita. Mi fermò un infermiere, un sindacalista, che me le fece posare: meglio figlie dello Stato che di una ragazza irrecuperabile come me».
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Una storica partecipazione di Paolo Poli allo Ieri e oggi (di Leone Mancini e Lino Procacci) condotto con sapido realismo da Arnoldo Foà, anno 1973, un biennio dopo la sua partecipazione alla censurata trasmissione Babau, tenuto in frigo (e non mandato in onda) fino alla riforma dell’emittenza televisiva, dopo il 1976, quindi.
Ecco Paolo Poli con Umberto Eco.
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Personalmente, il sottoscritto ha intervistato Paolo Poli due volte. Una per una libera emittente del dopriforma, nel 1977, l’altra una decina di anni dopo per Totem Comic.
Sotto, Paolo Poli è con Sandra Mondaini (intervistata da Lelio Luttazzi, con la presenza in studio di Giorgio Albertazzi) e Cino Tortorella, alias Mago Zurlì.
Poli raccontava spesso di aver rifutato un ruolo che Federico Fellini gli aveva offerto in 8 1/2, ma mai disdegnò il cinema. A partire dal ’54, quando Mario Costa lo dirige in Gli amori di Manon Lescaut.
Seguono Non c’è amore più grande di Giorgio Bianchi e Camping, dell’amico e concittadino Franco Zeffirelli, un episodio (Giorno di paga) di Cronache del ’22 di Guidarino Guidi (1961) e Per amore… per magia… di Duccio Tessari, 1967. Nel 1969 lavora con Roberto Faenza in H2S, seguono poi altri film, non da protagonista, sino all’ultimo dove parla di sé: Felice chi è diverso (2014), per la regia di Gianni Amelio.
Senza dimenticare Le Braghe Del Padrone (1978, sotto), con Enrico Montesano, dove interpreta un Diavolo in smocking, tratto dal romanzo di Enrico Vaime.