A me gli occhi!
Questa sera nella mesta Pistoia, cittadina chiamata non a caso comunemente “Tristoia”, nello Spazio di Via dell’Ospizio, che è una librearia di Pistoia, la stessa che a suo tempo ospitò la presentazione della rivista pregiatissima L’Accalappiacani, che proponeva con una traduzione deluxe, XXXL, poetizzante, la prima avventura del Popeye di Segar, Leonardo Gori presenta la sua ultima fatica letteraria: La città d’oro, pubblicata da Giunti, con l’editing di Chiara Belliti.
Sopra, il booktrailer, come usa.
Un po’ di trama.
Inneschiamo la marcia indietro con la Macchina del Tempo dei professori Zapotec e Marlin e parcheggiamo in pieno 1508, anno del Signore.
Nella Firenze prostrata da un morbo misterioso che falcia vittime a tutto fuoco e non concede tregua, quale segreto custodiscono Niccolò Machiavelli e il suo misterioso visitatore notturno?
Fin dove può portare la fatale attrazione fra un uomo e una donna, avversari e amanti in una missione impossibile per conto della Repubblica?
E ancora, cosa si nasconde nell’inesplorato Mondo Nuovo, oltre il mondo allora conosciuto?
Non saremo noi a dirvelo. Dovete comprare il libro, o trarne un film.
La città d’oro (che è Firenze, non Tristoia) è un romanzo a tante facce: una storia di avventura, un intrigo internazionale, la caccia a un tesoro remoto e senza prezzo, da Firenze a Siviglia e alle Indie occidentali.
Una struggente storia d’amore fra chi pensava di aver consumato il cuore e per caso riscopre la passione e il fuoco dei sensi. Fino a una sorpresa sconvolgente, nell’alba livida della Firenze rinascimentale, che ricuce tutti i fili della narrazione. Ecco.
Sotto, un giudizio sul libro.
La Città d’Oro di Leonardo Gori è il nuovo capolavoro del grande maestro del thriller storico. È una storia ricca, cruenta, affascinante, piena di suspense, personaggi vividi, scenari evocativi. Mi ha tenuto sveglio fino all’alba. Un romanzo meraviglioso!
Douglas Preston, coautore della serie bestseller di Pendergast
Com’è noto, Leonardo è anche un grande studioso e collezionista di fumetti classici (venerdì prossimo saremo, con lui e Andrea Sani, a presentare una nostra antica fumettesca fatica allo Spazio WOW, il museo milanese diretto da Luigi F. Bona).
Ha quindi un qualche senso che questo post sia farcito di qualche fumettistico rimando.
Un rimando fumettistico misterioso riguarda questo logo con Macchia Nera, disegnato forse da Hank Porter durante la Seconda guerra mondiale.
Tempo fa è stato messo in vendita in rete e chi lo proponeva non aveva individuato che personaggio fosse, pensate un po’.
Ignorantelli quanto basta.
La descrizione era quella che segue:
Disney Studios (c. 1940s)
Painting of A Ghost.
(A Ghoooooost???)
This is an original painting on illustration board. We believe this to be from the WWII era, most likely intended for use by the Navy.
The piece measures 10.5″ x 8.5″.
As seen in the image, the board has a tinge of color change with some scattered stains along the bottom half of the piece and there are a few stain spots throughout.
There is evidence of tape residue 0.5″ thick with surface paper loss 3″ long along the upper edge and slight tape residue at bottom edge. There appears to be a pin hole in the middle of the piece but does not pierce through the piece. The corners exhibit signs of wear and there is a 0.5″ fold across the lower left corner.
There are some imprints to the paper and black markings by the lower right corner. There are creases 1″ and 1.5″ long above the lower left corner and some minuscule specs of white paper residue in the character. As visible in the image, there is a faint green smudge halfway across and above the lower edge.
The size of the image is 7.5″ h x 7.5″ w.
Un altro rimando blando è il video sopra, che ci era piaciuto.
Come ci piace il Poldo Sbafini sotto. A suo tempo, Leonardo ci insegnò a individuare la prima pubblicazione in Italia dei suoi fumetti (Schiffio Schifi etc.).
Disegno attribuito a Bill (Bela) Zaboly.
Un po’ d’incipit del libro.
1
Firenze, dicembre 1508
Il visitatore della notte
Il morbo piegava Firenze. Chi era fortunato moriva nel suo letto, altri cadevano fulminati per le strade, mentre si liberavano dell’incessante flusso che ne asciugava il corpo, togliendo loro ogni forza. Ombre infernali che camminavano febbricitanti, rasente ai muri. In certi quartieri del popolo, a San Zanobi o intorno alle torri del Mercato Vecchio, in quel rigido inverno la morte prendeva con sé famiglie intere e nemmeno i bambini la commuovevano. Come due secoli prima, ai tempi della peste nera, i birri riempivano le case di paglia e fascine secche e in un lampo il fuoco divorava le mura e brillava nella notte, purificando nel fumo l’oscena maledizione che ormai da settimane divorava la città.
Il Segretario aveva cercato in ogni modo di contrastare l’epidemia. Ai primi morti, si era rivolto ai medici più autorevoli, e ben fuori città aveva fatto scavare le fosse comuni che avrebbero accolto le migliaia di cadaveri. I Fratelli della Misericordia andavano e venivano dal cuore di Firenze a porta San Gallo e a porta Romana, e ancor di più la pro cessione di cadaveri prendeva la via del Prato, sempre di notte, al lume dei ceri, verso l’immonda Sardinia, ricettacolo di rifiuti e carogne.
Ora il gelo potente aveva dato una tregua al contagio e, mentre camminava per la stretta via che portava al palazzo dei Signori, il Segretario osservava, rischiarata dalle torce, la fascia di sterco che dalla strada copriva i muri fino all’altezza del ventre. Eppure in quel momento non pensava al morbo. Aveva con sé qualcosa di più importante, un terribile segreto, un sogno indicibile, un’oppor tunità unica per la Repubblica, schiacciata dai nemici interni ed esterni: un piccolo libro, poco più di un quaderno, che per qualcuno valeva come la perduta biblioteca di Alessandria e anche di più.
Superò l’ultimo canto della via e una folata di vento gli tagliò il viso. Evitava con orrore i mucchi di sterco infetto e di urina ghiacciata, buttati nella notte dalle finestre. Gettò sopra un cumulo di neve nera i frammenti di una fiala di vetro: quell’ampolla era il suo demonio personale. Aveva ancora nelle orecchie l’eco di grida e lamenti che non avrebbe voluto provocare. Ma ricadeva sempre nella medesima debolezza e maledì i cerusici tutti e in particolare uno speziale senza scrupoli di sua conoscenza. Giurò che quella volta sarebbe stata l’ultima.
Fine dell’incipit.
Quella sopra dovrebbe essere una delle foto del COMICON inviatemi da Catia!
In uno dei prossimi post, lo screeeeeeening allargato!