Già in gennaio, come accade sempre più spesso, questo blog si trasforma in una sorta di cimitero di artisti.
Figuriamoci adesso, nel tristo mese del fu Carnevale!
Con gran dispiacere registra adesso, mentre il presente post è da una settimana e passa in attesa di andare online, la scomparsa di un artista particolarmente dotato: Van Arno, attivo a Los Angeles fino a un attimo prima di salutare questa valle di muco.
Il pittore lowbrow Van Arno ha mescolato, nella sua complessa carriera, approcci narrativi neoclassici con allegorie moderne. I corpi dinamici (e il suo famigerato nudo di Olivia, posto in apertura di obituary) sono senz’altro molto attraenti, ma la sua drammatica messa in scena e i suoi dettagli hanno sempre riservato delle sorprese, come già dimostra questa mini-galeria composta in suo ricordo.
Nato a Chattanooga, nel Tennessee, Van Arno è cresciuto a St. Louis, nel Missouri, dove ha frequentato una scuola di scienze cristiane dall’asilo sino al liceo. È stato accettato alla Otis Parsons School of Design di Los Angeles e si è mantenuto facendo il buttafuori (pensate un po’) al Club Lingerie. All’inizio degli anni Novanta ha contribuito allo storyboard per Robotech, e ad un’infinità di illustrazioni per l’industria musicale.