Ormai certi che il superficiale claim “Andrà tutto bene” era solo una versione aggiornata di “Stai sereno”, si preparano altri mesi duri per le librerie e per i libri in uscita non legati ai circuiti bestselleristici della grande distribuzione.
Quindi, forse, se i punti vendita specializzati sono o resteranno serrati, può essere una soluzione, benché poco amata, richiederli online: una strategia che come vedremo varrà anche per alcune pubblicazioni da edicola.
La difficoltà oggettiva di accedere anche alle fiere e/o mostre mercato già programmate, ma a rischio serissimo di ri-cancellazione, fa il resto.
In sostanza, i libri di quest’ultimo anno hanno sofferto, pur benedetti da grandi apprezzamenti.
Questo post e il successivo, in quest’ordine di idee, sono dedicati a un saggio già in distribuzione nelle librerie dallo scorso 10 settembre, e suscettibile di esser presentato al pubblico nelle prossime settimane, vediamo dove e quando.
Sul momento se ne prevede una presentazione in streaming per domenica 1 novembre alle 14 nell’ambito delle manifestazioni di Lucca Change.
Si tratta dell’ultimo libro di Pier Luigi Gaspa: il saggio storico sul Fumetto Dal Signor Bonaventura a Saturno contro la Terra, Editore Carocci, Roma, 2020, 280 pp. con ill. in b/n, f.to 15×22, brossura con alette, Euro 21,00.
Intanto se ne prevede una presentazione, forse in streaming con interventi in remoto, in occasione di Lucca Change/ Comics, venerdì 30 ottobre.
Nell’affrontare il suo excursus sull’arte sequenziale italiana, che pone su un piano di risalto la componente narrativa fantascientifica (o fantastica, laddove di scienza troviamo effettivamente solo quale infarinatura di facciata, ma latitano le spiegazioni anche soltanto logiche sul percome e sul perché) prende le mosse dall’anno di grazia 1908.
E’ quello della nascita del Corriere dei Piccoli, con i suoi indimenticabili eroi. Il racconto prosegue sino alla Seconda guerra mondiale, quando il fumetto era una componente essenziale nella vita degli italiani, non ancora molto acculturati, e non ancora storditi dalla TV e (decenni più tardi) dalle attuali diavolerie diffuse sulla rete che hanno contribuito in modo determinante a far esplodere i neuroni degli individui scarsamente acculturati, poveri di spirito (per usare l’espressione gentile adottata da Liliana Segre per definirli) e preda di tribuni della plebe irresponsabili, sovranisti e egoisticamente crudeli.
Pier Luigi Gaspa spiega benissimo, nella sua introduzione, il percorso che ricostruisce nel suo saggio, consigliato anche per uno studio scolastico (istituti superiori e università) di questo fantastico mondo di nuvolette e di negazione delle stesse, sacrificate sull’altare delle strofe rimate molto italiche.
Certo, per capire di cosa stiamo parlando, serve un apparato immaginifico di supporto.
Lo proponiamo, appunto, in due post.
Ecco la prima parte dell’introduzione di Pier Luigi, a seguire.
Quello che stiamo per cominciare è un viaggio all’inizio del Novecento, nei quasi quarant’anni (dal 1908 al 1945) che hanno segnato l’arrivo e lo sviluppo del fumetto nel nostro Paese, a partire dalla prima testata che gli viene appositamente dedicata, il «Corriere dei Piccoli».
In realtà, già nel 1904 il settimanale «Novellino», nato nel 1899, pubblicava lo Yellow Kid di Richard Felton Outcault e i Katzenjammer Kids di Rudolph Dirks, due tra i primissimi personaggi a fumetti d’Oltreoceano. Senza contare «Il folletto dei fanciulli» (1889) che «rappresenta, anche se forse inconsapevolmente, il primo periodico a fumetti del nostro Paese».
Tuttavia, la scelta del settimanale per ragazzi del «Corriere della Sera» come antesignano del fumetto in Italia non è arbitraria o casuale, ma risponde a criteri del tutto logici. Mentre le testate precedenti sono rimaste tutto sommato estemporanee nella presentazione delle strisce disegnale, il successo immediato del «Corriere dei Piccoli» funge da volano per la comparsa di una serie di altre pubblicazioni che si appropriano del nuovo medium e si pongono in concorrenza, con più o meno successo, del loro antesignano.
Inoltre, la struttura del settimanale funge da modello per le altre pubblicazioni, che la imitano e danno origine a un vero format, come diremmo oggi: il «giornale» settimanale a fumetti, pubblicazione caratteristica – anche se non unica – dei comics in Italia fino al 1945, che presenta storie a fumetti di una pagina, affiancati a rubriche e racconti illustrati. Accanto a questo tipo di pubblicazioni si svilupperà nel corso del tempo una produzione di veri e propri albi monografici, che raccoglie inizialmente le storie apparse a puntate e poi finisce per presentare anche personaggi autonomi, senza però acquisire la medesima importanza storica.
Raccontare l’intero panorama a fumetti di quel periodo nello spazio a noi concesso non è possibile, data la vastità dell’argomento. Perciò, in queste pagine ci occuperemo dei principali giornali a fumetti, dal «Corriere dei Piccoli» all’«avventuroso» e a «Topolino», che dopo l’apparizione di «Jumbo», il primo a presentarla in Italia, sono stati tra gli alfieri dell’avventura a fumetti, con i loro editori – S.A.E.V., Nerbini, Mondadori – e le testate consorelle.
Il loro sviluppo è quello del fumetto in Italia e attraverso le pagine di queste pubblicazioni si snoda chiaramente il rapporto con la società civile, lo sviluppo scientifico e tecnologico e la politica del tempo. Prima con il loro uso educativo, espressamente voluto dai creatori del «Corriere dei Piccoli», poi con quello propagandistico, già evidente per la guerra di Libia e poi la Prima guerra mondiale. Ne sarà letteralmente impregnato in seguito con l’avvento del fascismo, che comprende l’importanza strategica dell’educazione del fanciullo agli ideali del regime e gli dedica anche una propria pubblicazione, il «Giornale del Balilla».
Con il fumetto d’avventura nel nostro Paese tale sforzo propagandistico diventerà ancora più pressante, e il fumetto sarà fortemente influenzato dallo svolgersi degli eventi storici. Con la messa al bando del fumetto d’importazione nel 1938, per esempio, che bandisce tutti i personaggi più cari ai lettori dell’epoca, da Flash Gordon a Mandrake e all’Uomo mascherato, ritenuti diseducativi. E non mancano anche echi delle leggi razziali, con la rappresentazione dello stereotipo dell’ebreo avido e dal naso adunco.
In questo senso, è anche interessante la risposta di talune pubblicazioni, che trovano una serie di escamotage, anche divertenti, per riproporre tali personaggi dinanzi a una censura che col passare del tempo diventa sempre meno vigile. Anche se colpirà sino alla fine, con l’abolizone delle nuvolette intervenuta negli anni Quaranta, già in pieno secondo conflitto mondiale. Unico effetto collaterale positivo delle imposizioni del Ministero della Cultura Popolare sarà quello di favorire lo sviluppo del fumetto autoctono, che già aveva dato notevoli esempi di storie e personaggi, come vedremo, ma che ottiene giocoforza, maggiore spazio a disposizione sulle testate in edicola, aumentando il numero di storie e di autori, alcuni dei quali diventati vere icone del fumetto italiano, come Benito Jacovitti e Gianluigi Bonelli. Autori che si affiancano a nomi come Antonio Rubino, Giovanni Manca, Carlo Bisi, Yambo (Enrico Novelli), Sergio Tofano (Sto), Attilio Mussino, per il fumetto umoristico, e Rino Albertarelli, Antonio Canale, Walter Molino, Giovanni Scolari e Federico Pedrocchi per quello avventuroso, per citarne solo alcuni in ordine sparso.
Inoltre, nell’addentrarci in questo percorso fra i giornali a fumetti, concentreremo l’attenzione su un genere narrativo ben preciso, la fantascienza. Vuoi perché si sviluppa proprio in quel periodo, vuoi per l’importanza data dal regime dell’epoca agli sviluppi scientifici e tecnologici. Non per nulla, la figura più comune nelle storie italiane è quella dell’ingegnere, il tecnologo per definizione, colui che costruisce qualcosa, in genere macchine, fantasiose o meno, se possibile volanti. Al suo fianco c’è proprio il pilota, l’aviatore, altra figura carismatica del regime, che aveva eletto l’aeroplano a simbolo di potenza sulle orme del movimento futurista e di Filippo Tommaso Marinetti, che avevano già esaltato le doti di velocità e di potenza della macchina, non solo volante.
Anche la fantascienza ha una data di nascita ufficiale, il 1926, con il primo numero della rivista «Amazing Stories», pubblicata da Hugo Gersnback, al quale si deve anche la nascita del termine scientifiction, divenuto ben presto science fiction, che da quel momento identifica il genere narrativo. Oggi, per le storie apparse in precedenza si è soliti usare il termine protofantascienza, una distinzione puramente temporale, a giacché parecchi temi portanti della fantascienza nascono assai prima, anche se gli storici divergono spesso circa le sue reali origini. Antenati del genere sono rintracciati già nell’Icaromenippo e nella Storia Vera di Luciano di Samosata, con i loro viaggi sulla Luna, ma si possono citare decine di altri autori, da Cirano di Bergerac fino a Jonathan Swift, passando per Giovanni Keplero con il suo Somnium, solo per citare alcuni precursori.
Tali opere mancavano della parte più propriamente scientifica che caratterizza il nuovo genere, e ci inducono a concordare con lo storico e scrittore britannico Brian W. Aldiss, che identifica la nascita della fantascienza con un’opera ben precisa, il Frankenstein di Mary Shelley, e in una data, il 1818, anno in cui il romanzo è pubblicato per la prima volta. Ciò è corroborato dal fatto che nasce all’inizio di un secolo nel quale si assiste a una vorticosa rivoluzione scientifica e tecnologica, ampliata a dismisura in quello successivo. Le conseguenze di tale sviluppo non possono che riflettersi negli umori della società dell’epoca e la narrativa se ne fa portavoce. Lo stesso Frankenstein trae ispirazione dagli studi sull’elettricità e dal galvanismo, che si prefigurano come l’avanguardia delle scienze dell’Ottocento. Seguendo questo criterio, altri autori e tematiche si aggiungono nell’arco del secolo, da Jules Verne con i suoi viaggi straordinari, a Herbert George Wells, che inserisce anche un contesto sociale nelle sue storie futuribili, creando un retroterra di storie e tipologie di personaggi che fungeranno da base per la codificazione del nuovo genere narrativo nel futuro, per allora, 1926.
Pertanto, seguendo lo sviluppo del fumetto in Italia attraverso i giornali a quadretti, seguiremo anche quello della fantascienza, e non solo di quella italiana, influenzata sicuramente da modelli d’importazione, ma che poi ha percorso le sue vie altrettanto interessanti, fungendo da modello per gli autori del secondo dopoguerra. Poiché parecchie di tali storie non sono state ristampate, tantomeno di recente e risultano oggi spesso poco conosciute, nel testo si ritrovano anche i riassunti, più o meno articolati secondo i casi, di quelle fra loro ritenute, le più importanti e significative. Ci addentreremo. in due capolavori del fumetto anteguerra, come Saturno contro la Terra (ideato dallo scrittore e sceneggiatore cinematografico Cesare Zavattini, insieme a Federico Pedrocchi) e Virus, il mago della foresta morta, ma anche nelle vicende di storie meno conosciute, come Il castello dei misteri o Gli astronauti dello «Scopanuvole», la cui importanza forse non è stata del tutto compresa ancora oggi.
Il primo numero del «Corriere dei Piccoli».
Sopra, il signor Bonaventura e il suo milione di prammatica, di Sergio Tofano, (Sto).
Dinamello, futuribile precettore, si appresta a iniziare il suo durissimo compito.
Arrigo giunge sul Pianeta Rosso, incontrando buffi marziani verdi che, colore a parte, sembrano ricordare i Puffi. Questo dovrebbe essere Gustavo Petronio (a disegnare le storie del testimonial dell’industria dolciaria Arrigoni).
Ed ecco anche «Jumbo», il settimanale che ha introdotto in Italia (potremmo dire) il fumetto d’avventura.
Sopra «L’Audace», con in prima pagina uno dei suoi personaggi principali, Brick Bradford.
Sopra Virus, il mago della foresta morta, uno dei cattivi più aggressivi del fumetto italiano.
Gli astronauti dello scopanuvole, una storia dalla grande precisione scientifica.
Fine della prima parte.
Lo spazio residuo del post vale la pena riservarlo a un meraviglioso cartoon della Columbia, Imagination, che verso la fine mostra una specie di terapia intensiva, e anche una trasfusione di cuori nascosti nella segatura.