In occasione del mio onomastico, che è ormai passato (inosservato) da svariati giorni Brian Walker, figlio di Mort, ha inaugurato una meravigliosa mostra nella mia città natale, Madrid, nello specifico presso il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Sabatini Building, Floor 3.
Come non essere grato a Brian e al suo co-curatore,
Rafael García, per questo grande regalo?
La mostra, che ha una percentuale di tavole originale appese alle mura quante non ne abbiamo mai viste prima in una sola volta, si intitola George Herriman; Krazy Kat is Krazy Kat is Krazy Kat e starà in piedi fino al 26 febbraio 2018, quindi anche chi resta in carcere fino al 31 dicembre, una volta a piede libero ha ancora un mese e 26 giorni per poterla ammirare. Oppure potrà evadere anche domani, se si organizza bene (ci sono tanti metodi, compreso quello classico delle lenzuola annodate, recentemente adottato in Italia proprio a lo scopo di recarsi a Madrid per visitare la mostra).
Ora, se non vi dispiace, proseguo il post nella mia madrelingua: the work of Herriman came into being alongside the progress of the comic as a new artistic language surfacing in the USA at the tail end of the nineteenth century. This new medium brought with it a series of visual discoveries based on the repetition of drawings and patterns which, at this early stage, denoted a major narrative accomplishment.
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His most popular creation, the comic strip Krazy Kat (1913–1944), lauded by The Comics Journal as the century’s finest comic creation, narrates a love triangle which was repeated over and over during its thirty-year-long publication. The basic premise involved Ignatz, a mouse that hurls a brick at the head of a cat called Krazy, who takes this show of aggression to be a declaration of love, while Offissa Pupp – a dog – attempts to avoid the attacks and imprisons the mouse as a form of punishment.