I FUMETTI COMICI, I COPIONI E THE VILLAGE VOICE

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Buon mattino a tutti.

Caro Francesco, riprendiamo la nostra chiacchierata, non prima di esserci un po’ lamentati per la chiusura imminente, almeno in forma cartacea (proseguirà in versione digitale, esattamente come fa questo Cartoonist Globale) del leggendario magazine alternativo The Village Voice .

Fondato nel loooooontanooooo 1955, è uno dei periodici più consideratidell’era under, che ha ospitato pezzi scomodi di giornalisti d’assalto e firme della letteratura come
Wayne Barrett e Norman Mailer.
Non è che con il nostro discorso il Voice c’entri poco.

Per decenni è stato il podio delle tavole di Jules Feiffer, che è stato anche una colonna di Linus (vi ho raccontato di quello che – purtroppo – combinai con lui, anche su istigazione dell’indimenticato Franco Fossati? Sono passati tanti anni, oltre un quarto di secolo).

Jules Feiffer danza

Ma ne parleremo un’altra volta. Ci stavamo addentrando nell’argomento dei primi fumetti realizzati in Italia, quando abbiamo interrotto il dialogo con Francesco Spreafico per dare spazio ai documenti sullo scomparso Jerry Lewis.

Procrastiniamo questa sosta con un accenno a Popeye.
Pier Luigi Gaspa mi segnala questo video de La soffitta di Pippo. Grazie per l’attenzione. Riproduco il tutto.

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Anche Fumettologica, qui, parla di Braccio di Ferro (o meglio, offre uno spazio a una rivisitazione dell’articolo introduttivo del secondo fascicolo).

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Cerchiamo di tornare nel vivo del discorso. In particolare si parlava dei primi personaggi del Corriere dei Piccoli. Certo, c’era anche Little Nemo, ribattezzato incredibilmente Bubi.

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Queste vignettone ingrandite un birillione di volte fanno pensare a Little Nemo, ma non c’entrano. Sono solo una copia evidente del personaggio, divenuto biondo e disegnato in Brasile all’insaputa di Winsor McCay all’inizio del secolo scorso.

Spira aria di plagio, da quelle parti, come vedremo anche in qualche post futuro.

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2 - O Tico Tico sept 21 1910 no 259

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In Italia si segue quella stessa linea grafica, ma senza plagiare nessuno.
Uno dei pre-fumettisti più importanti di quello stesso periodo si chiamava Attilio Mussino, e si firmava semplicemente “Attilio”. Fatte le debite ricerche, si scopre che il primo personaggio italiano del “Corriere dei Piccoli” è suo: un surreale “negretto” dal beffardo nome di Bilbolbul, battezzato così forse per far rima col “tukul” che gli fa da dimora, come si legge nelle caratteristiche strofette poste ai piedi delle sue vignette.

Tutte cose ben note, ma le ripeto su Cartoonist Globale for dummies. capita di avere qualche nuovo visitor assetato di sapere.

bilbolbul

Mi chiede, a questo punto, Francesco: In che anno siamo, e cosa fa di umoristico Bilbolbul?

Si può datare esattamente la nascita del personaggio (e, direi, anche del “fumetto” italiano) con l’indicazione riportata sul “Corriere dei Piccoli” nel quale debutta: 27 dicembre 1908. Seminudo, abitante in una tribù africana, Bilbolbul fa ridere per le atroci deformazioni corporee alle quali viene costantemente sottoposto. Raffigurando (a sue spese) modi di dire e espressioni di uso comune, il ragazzino diviene grassissimo quando si sente “pieno” di sé; cambia il pigmento dell’epidermide se diviene rosso di vergogna, verde di rabbia o giallo di bile; tocca il cielo con un dito allungando a dismisura le falangi. Decisamente lontano dai canoni del politically correct, inesistenti all’inizio del secolo scorso, il personaggio è comunque in linea con altri sfortunati infanti presenti nella letteratura per ragazzi del tempo, dallo stesso Pinocchio a Pierino Porcospino, sino a Michelaccio e a Max e Moritz del tedesco Wilhelm Busch.
Tutti questi personaggi muoiono in modo atroce nelle loro storie, ma fanno anche ridere, mentre stupiscono con le loro macabre sorti.

Bilbolbul naso lungo

Quanto tempo vive sulla carta stampata, questo primo personaggio umoristico italiano?

In concomitanza con l’annessione all’Impero italiano della Tripolitania e della Cirenaica, popolate da persone di colore, Bilbolbul viene esiliato dal giornalino, per ricomparirvi rapidamente alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel frattempo, il suo autore Mussino si è occupato di altri personaggi, sempre disegnandoli per sei o otto quadretti per pagina, sullo stesso settimanale. Ecco, quindi l’improbabile cacciatore di leoni Sor Spacconi, ispirato forse alla popolare figura di Tartarin di Tarascona, ecco i ragazzini Tremarella e Schizzo, afflitti dalle loro allucinazioni oniriche, ed ecco lo sfortunato scienziato Alambicchi (niente a che vedere col Pier Cloruro de’ Lambicchi di Giovanni Manca, che comparirà sulle stesse pagine) ed ecco lo gnomo Trillirì, ispirato a una serie americana pubblicata dal New York Herald. Tutti personaggi che oggi non ricorda più nessuno…

CorriereDeiPiccoliBilbolbul

(continua)