PERCHÉ NON SONO A NAPOLI COMICON 2017

Tutta la verità, nient’altro che la verità, ma solo una parte della verità

E un’aggiunta del 1° maggio, in risposta a un garbato appunto fatto su Instagram da un cartoonist satirico amico mio esperto di Mesozoico.

Satira su Instagram

Mi sono ripromesso programmaticamente di evitare il turpiloquio su Cartoonist Globale (i visitors che mi seguono da dieci anni lo sanno). Per questa ragione alcuni nomi sono stati adeguatamente omessi.

Crepate, dinosauri!

I barbarici tentativi di attaccare briga, tipici di chi li lancia, lascino il posto all’intelligenza una tantum.
Andate in pace. Amen.
E parliamo di fumetti, non deviamo il discorso sistematicamente.

Fine della pre-Messa. Inizio dell’Oratorio

Silver, Milo Manara

Gli sms e le mail che mi giungono, insieme alle richieste di spiegazioni, in questi giorni battono tutti sullo stesso tasto: le “dimissioni” da Direttore Culturale di Napoli Comicon. Invece di rilasciare interviste o di lanciare un comunicato stampa (come mi si è chiesto, ma riservo questa prerogativa a chi dispone di un ufficio stampa a proprio uso e consumo) tento una breve ricognizione dei fatti. Sono informazioni sicuramente parziali, viste dal mio osservatorio. Tessere di un mosaico che ignoro nella sua complessità, relative a comportamenti sviluppati “nelle retrovie” del Comicon.

Grazie a tutti gli amici che si sono interessati e, più o meno al corrente dei fatti, mi hanno dimostrato vicinanza e solidarietà.

Mannaggia, non avrei mai immaginato finire un giorno nel clan del mai troppo vituperato ex ministro Scajola, rilevando di essere stato “dimesso a mia insaputa” da Direttore Culturale, dopo tre lustri di attività disinteressata al servizio del Comicon. Ma è andata così. Quindi, la prima precisazione: non ho chiesto dimissioni, ho registrato fatti.
Tengo per me le amare valutazioni che potrei fare su situazioni contingenti e persone con le quali ho continuato a lavorare appena sino a un paio di settimane fa. Mi attengo ai fatti, che sono sciocchezzuole, intendiamoci: pinzillacchere, delle quali non può importare di meno alle decine di migliaia di visitatori del Comicon, un patrimonio dell’umanità al quale dobbiamo augurare lunga vita, che farà il tutto esaurito e sarà dichiarato un successo.

Ma che la papera non galleggiasse era già chiaro un anno fa, quando all’improvviso, in modo irrituale, fu annunciata con almeno un semestre di anticipo la candidatura del “Magister” di Napoli Comicon 2017. Normalmente questo annuncio, dopo un consulto generale, avveniva un semestre dopo, in occasione dell’edizione di Lucca Comics precedente al Comicon dell’anno a venire. Invece, poche decine di minuti dopo aver annunciato la carica di Magister di Silver (al secolo Guido Silvestri), il grande umorista e creatore di Lupo Alberto al quale era dedicata una mostra ricca e articolata e un volume delle Comicon Edizioni, il nome del Magister destinato a succedergli era già uscito fuori.
Improvvidamente, e anche un po’ offensivamente per il Magister appena nominato, questa notizia si preparava a oscurare la festa di Silver (per la quale anch’io tenevo molto e mi ero abbastanza adoperato, diciamolo pure).

Sul palco del Teatro Mediterraneo ero al fianco di Silver, dopo la cerimonia di consegna dei Premi Attilio Micheluzzi: un’ora e mezzo come al solito caotica e improvvisata, dove al sottoscritto e agli eventuali partner presentatori toccava far fronte con prontezza di spirito agli intoppi e agli incidenti continui derivati dalla mancanza di scaletta, di prove e anche di sintonia fra i presenti. Gli effetti di comicità involontaria a volte assumevano contorni imbarazzanti.

Sulla traccia del copione di una pagina, consegnatomi affinché la studiassi almeno nello spazio dell’ora precedente allo show, c’erano come sempre un sacco di buchi. Indicazioni generiche mirate a far “dire qualcosa che conoscesse” a chi mi stava a fianco affiché non fosse del tutto spaesato nel contesto in cui si era voluto fiondare. Lo capivo benissimo; non era affatto detto che la persona che mi trovavo al fianco fosse un’esperta di fumetti e bisognava venirle incontro.

Nessuno sapeva, al momento della stesura di questo foglio chi sarebbe salito sul palco a consegnare e a ricevere i premi, men che meno il conduttore (io). Come sempre avrei dovuto risolvere il tutto in quell’ora, che spesso si riduceva a mezza, usando pennarelli, nastro adesivo, forbici per mettere insieme il puzzle di candidature, ritiri di premi, nomi di “consegnatori”. Come era accaduto nelle ultime edizioni, alcuni appunti segnati a penna sarebbero stati superati nel giro pochi minuti, ma nessun problema, si va avanti con piglio da animatore di villaggi vacanza e le poche indicazioni del foglietto, nella certezza che a seguirlo sarei stato solo io, mentre i partner di turno l’avrebbero totalmente ignorato.

Stranamente, nella lacunosità delle informazioni, una era ben chiara. Alla conclusione della cerimonia 2016 avrei dovuto annunciare anche il Magister 2017.
Per quale ragione? Una indicazione del genere non aveva precedenti nelle cerimonie degli anni addietro, né aveva alcun senso. Per cui, in accordo con il regista, abbiamo saggiamente deciso di ignorarla.

Purtroppo non ha fatto così il Direttore Generale del Comicon, che ha provveduto alla fine della cerimonia ad annunciare di persona, comunque, chi sarebbe stato il Magister 2017 del Comicon. Mentre il brusio della sala faceva pendent con il gelo sceso sul palco, stracolmo di ospiti, ho potuto ascoltare il commento di Silver, che era al mio fianco.

Stupito e irritato da questo annuncio improvvido, si è subito sentito “fatto fuori”. Sotto gli occhi di tutti la sua festa era stata oscurata dal nuovo venuto. Il suo “magistero” era durato al massimo una mezz’oretta.
Ovviamente, nessuno aveva fatto questo gesto per cattiveria.
Ho pensato che, conoscendo bene la “sciamanneria” e (diciamolo) la sensibilità talvolta un po’ elefantina degli amici con i quali ho lavorato tre lustri (mi perdoneranno se scrivo questo, con tutto l’affetto), questo errore non doveva essere caricato di particolare significato.

Nota personale: sfinito, dopo una giornata di semidigiuno passata a presentare incontri a raffica dalla mattina (per chi e perché, poi, mi domando adesso?) finalmente in serata cerco di incontrare chi non sono ancora riuscito a vedere, come il vecchio amico John Bolton (nella foto sotto con il caro Mario Benenati di Fumettomania), che avevo chiamato sul palco del Teatro Mediterraneo per la consegna di un premio. John si trovava in sala con la sua simpaticissima signora, si è sentito chiamare ma non si è mosso, stupito, perché chi aveva il compito di spiegargli il suo ruolo non l’aveva fatto, in linea con quanto era successo per svariati altri ospiti, non solo in quella edizione. Mentre parlavo con John, che non vedevo da un quarto di secolo, mi sono perso le reazioni scomposte che, fra tartine e limoncelli, venivano espresse da un grande numero di autori, giornalisti, editori e invitati alla serata successiva alle premiazioni.
Mi avrebbero riferito solo un giorno dopo che quella notte l’atmosfera era alquanto avvelenata.

mario Benenati e John Bolton

Ne avrei avuto la percezione la mattina successiva, rendendomi conto solo allora, per la prima volta, a colazione, dei malumori suscitati dall’annuncio sul Magister 2017. E, diciamolo pure, senza nascondere il “vero problema”, lo scontento conseguente alla scelta incredibile del nome e della figura di un autore che era stato esposto platealmente all’impietoso confronto con Milo Manara e Silver: due Maestri internazionali del Fumetto italiano e suoi ambasciatori indiscussi nel mondo.
Davanti a due giganti del cartooning del genere, forse chiunque sarebbe apparso inadeguato, se non provvisto di un curriculum almeno trentennale.

E così fu.
Il Gotha degli autori italiani, che non nomino per ragioni di privacy, le loro consorti (quando c’erano) e i redattori e giornalisti, quella mattina non parlavano di altro. Fra lazzi e incredulità emergeva anche qualche punta di dispetto, accresciuto dai dialoghi che avevano avuto anche con i colleghi lontani da Napoli che, assenti dal Teatro Mediterraneo, avevano assistito in streaming il giorno prima alla cerimonia dei Premi Micheluzzi.
Non potevo immaginare una simile, corale e univoca valutazione negativa sull’accaduto e sulle possibili conseguenze di quella scelta. Questa indicazione di indubbio indirizzo culturale della manifestazione, prima di essere enunciata, quantomeno avrebbe dovuto essere condivisa con il Direttore Culturale del Comicon (lo scrivente), il quale invece non solo non era stato consultato, ma aveva preventivamente anche tentato di evitare un fatto così facilmente contestabile, anche per evitare di far mettere alla berlina il Magister.

Parlo in questo caso della “carica astratta” del Magister, chiunque egli fosse stato, anche indipendentemente dall’essere umano chiamato a rivestire effettivamente questo ruolo. Una carica che non si sarebbe prestata a osservazioni di questa natura se fosse stata assegnata, tra i presenti a Napoli in quei giorni, a Igort, a Tanino Liberatore, a Giuseppe Palumbo (già contattato in passato) e tra gli assenti (per esempio) ad Alfredo Castelli, Giancarlo Berardi, Vittorio Giardino (con il quale avevamo già iniziato a intavolare un mezzo discorso).

Nel corso della giornata la situazione peggiora ancora, con critiche che personalmente ricevo (ma io non partecipo, le raccolgo soltanto!) provenienti dai settori degli autori e degli operatori Disney e Bonelli. O meglio, le critiche vengono (e si moltiplicheranno nei mesi seguenti) da alcuni di loro, quelli con cui ho maggiore confidenza e che non hanno timore di sbilanciarsi su una questione tanto delicata.

Al rientro in albergo, a notte fonda, sento che alcuni colleghi (disegnatori, editors eccetera) si salutano allegramente scambiandosi la parola “Magister!” in luogo di “Buonanotte!”
“Che cosa?”, mi chiedo, e ne fermo uno. Mi dice, circa: “Eh, eh, è tutto il giorno che in fiera scherziamo salutandoci in questo modo.” Il significato? “A questo punto, perché non dovremmo considerarci Magister anche noi?”
Chi c’era non potrà negare oggi di aver adottato questo curioso comportamento cabarettistico, magari se la ridacchierà ripensando a quella trecentosessantina di giorni fa.

Tra parentesi, in tempi recenti, con l’avvicinarsi del Comicon 2017 mi riferiscono che questo scambio di battute si è riverberato, nelle settimane scorse, anche in un paio di redazioni.

Ma tornano a un anno fa: è trascorso appena un giorno e anche il significato stesso della figura dl Magister, il titolo accettato con modestia e signorilità da Milo Manara in luogo di quello troppo impegnativo e austero di “Presidente di Giuria”, diviene oggetto di scherno.
Sono il solo ad essermi accorto di questa mala parata?
Gli altri dormivano o hanno preferito far finta di niente?

Non so non ho visto se c'ero dormivo

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Tornato in hotel avrei trovato una sorpresina nel computer: un comunicato non autorizzato dall’Ufficio Stampa di Napoli Comicon (e ignoto al Direttore Culturale) nel quale si magnificava la figura del Magister 2017. Silver era definitivamente oscurato grazie a questo “invio privato”, con curriculum e corredo fotografico dell’ipotetico futuro Magister, ricevuto dai principali siti web. Che tempismo!

Come Direttore Culturale (o meglio, credendo ancora di esserlo), per il buon nome della manifestazione e per tentare di tenere sotto controllo una situazione che, cosa evidente, era nata e maturata in sedi diverse, prima cerco di informarmi su cosa è accaduto, se il Comicon ha autorizzato questo lancio e perché non ne sono stato informato. Nemmeno l’Ufficio Stampa del Comicon (Lorena Borghi dello Studio Sottocorno e il suo referente napoletano Francesco Tedesco) ne sa nulla.

Cerco di bloccare quel documento per limitare il danno, senza indagare troppo, dato che quanto era accaduto era sin troppo evidente. Invio a tutto lo staff del Comicon il “corpo del reato” per scoprirne la provenienza e (tra il serio e il faceto) minaccio sanzioni per chi si è permesso un’iniziativa non autorizzata del genere. Onestamente, devo dire che almeno un amico di quelli a cui ho chiesto spiegazioni non sembra troppo stupito di questo lancio e non è troppo d’accordo con la mia reazione.
Come vengo a sapere di questo comunicato (evidentemente già pronto prima della nomina “a sorpresa”)? Perché mi è stato spedito in casella? No.
Perché due siti che ne sono stati destinatari me lo girano. I loro gestori sono increduli, immaginando un fake. Conoscendo la mia linea culturale non possono immaginare che abbia potuto autorizzare un’operazione simile.
Ci hanno visto giusto.
E non lo pubblicano.
Ma il nervosismo sale, insieme alla puzza di bruciato, almeno per chi ha narici per annusare.

Questa è una sintesi di quanto è accaduto, e di mia conoscenza, nei soli due primi giorni successivi alla Premiazione al Teatro Mediterraneo dello scorso anno.

Intanto, un altro anno è trascorso, con periodiche arrabbiature, tentativi di correggere le storture, consigli da parte di autori ed editori che proponevano delle soluzioni per aggiustare l’errore fatto da qualcuno dei miei ex compagni di avventura.

La dieta di rospi crudi somministratami, le azioni “a mia scajoliana insaputa”, i detti e non detti, le pretese di non far arrivare al Comicon 2017 persone che avrebbero “fatto ombra” alla situazione creatasi (ecco perché qualcuno non è stato invitato: ciò mi è stato riferito dai diretti interessati, delusi e arrabbiati con gli organizzatori della manifestazione) e, diciamolo, l’asilo infantile di pettegolezzi scatenato da queste pinzillacchere mi hanno indotto a non proseguire il cammino napoletano.

Ovviamente con rammarico, dovendo gettare alle ortiche, per delle simili bambinate, un patrimonio di esperienze condivise nelle ultime quindici, non sempre facili edizioni.
Tra le chiacchiere di questi ultimissimi giorni, qualcuno mi ha anche parlato di cyberbullismo (già, quest’anno la manifestazione è incentrata sul web) e di “minacce di scatenare in rete dei troll contro il Comicon”. Ma figuriamoci se credo a questi veleni, comunque indicativi di un clima, evidentemente sparsi da chi non ha in simpatia il designato Magister per i suoi atteggiamenti “da wannabe machetto” manifestati nella rete.

Un effetto collaterale di questo modo di porsi si è riflesso anche nel poster sessista disegnato per il Comicon 2017. Come Direttore Culturale (se lo fossi stato effettivamente) l’avrei rispedito al mittente, se solo me ne fosse stata mostrata la bozza.
Quello sarebbe stato un contatto, quantomeno, con il Magister 2017 designato un anno fa, con il quale da allora non ho avuto la minima interazione, hanno fatto tutto gli altri.

Fine della prima puntata

Torno a lavorare a cose serie, preparandomi alla sosta di domani (buon Primo Maggio a tutti!).