A un anno dalla scomparsa di Gallieno Ferri, co-creatore di Zagor e Mister No, la Sergio Bonelli Editore dedica al disegnatore un numero della propria collana Avventura Magazine; il quarto, in uscita in edicola il prossimo 24 maggio.
Anche il sottoscritto ha avuto l’onore di scrivere qualcosa su Gallieno, persona deliziosa, gentilissima (oltre che bravissima). Il mio contributo va dall’inizio della passione di Gallieno per i fumetti, attraversa il periodo delle sue prime collaborazioni con l’editore genovese Giovanni De Leo e con il francese Pierre Muchot (foto sotto, nel cerchio), quindi tratta dei primi approcci con Sergio Bonelli: i preliminari di quello che diverrà un incredibile ed estremamente longevo sodalizio creativo.
L’esperienza fumettistica di Ferri in Francia è la meno nota da noi, anche se in più di una pubblicazione dell’Anafi se n’è parlato recentemente.
L’editore francese di Gallieno, Pierre Muchot, che si firma “Chott“, come accade anche per altri suoi colleghi in attività nel dopoguerra, nasce come disegnatore di fumetti. Si occupa sia di quelli di taglio comico, sia di quelli naturalistici (o “veristi” come si dice spesso fra gli autori italiani, memori dell’opera letteraria di Giovanni Verga).
A partire dal 1944 Chott realizza delle copertine originali per le collane Jeunesse Nouvelle e Victoire. Nel 1946 fonda una sua casa editrice, le Éditions Pierre Mouchot, in seguito ribattezzate S.E.R. (Société d’Éditions Rhodaniennes) e il 15 luglio dello stesso anno lancia in edicola il suo primo e grande successo, Fantax, con protagonista un eroe in costume ispirato all’americano The Phantom.
I metodi sbrigativi di Fantax e quelli di altre creazioni di Chott, come Big-Bill [SIC] le Casseur, gli creeranno enormi problemi con la giustizia, sottoponendo l’autore-editore a una stressante trafila di otto processi, tra il 1955 e il 1961.
Basati sulla censoria legge francese del 16 luglio 1949, relativa alle pubblicazioni per i giovani, si chiuderanno con la condanna a un mese di prigione e a un’ammenda di 500 franchi, per aver messo «sous un jour favorable la violence et le banditisme». Chott eviterà il carcere grazie ai meriti acquisiti durante la Resistenza al nazifascismo, ma deciderà di recidere per sempre i suoi rapporti con i fumetti.
Di questo e di molto altro si legge nell’ampio corredo redazionale dell’albo, come sempre curato da Graziano Frediani, con la collaborazione di Luca Crovi e della redazione,
Il Magazine è molto ben nutrito: ha 296 pagine e ripubblica la storia di esordio dei due eroi bonelliani ai quali Ferri ha legato il proprio nome.
Ovviamente sono Zagor (con “La foresta degli agguati”, del luglio 1965) e Mister No (“Mister No”, del giugno 1975). Entrambe le storie – scritte da Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli – sono ripubblicate nella loro integralità, ed è una novità per i lettori e per i fans del grande Gallieno, dato che in origine erano state ripartite su più albi.
Il post termina qui per il momento. Nella foto sotto sono, qualche anno fa, con quel delinquente di Antonio Vianovi, appunto con il simpaticissimo Gallieno e con Luca Raffaelli (a destra), che oggi mi ha messaggiato avendo appreso le notizie che mi riguardano circa Napoli Comicon, e rispetto alle quali inizia a fare una sintesi qui, cogliendo nel segno, il solerte Alessandro Bottero. O meglio, Alessandro inizia dall’origine del problema, lapalissiano per chiunque fosse stato presente a quella serata al Teatro Mediterraneo, un anno fa )e a chi avesse ascoltato i commenti salaci di autori e editori presenti, da allora sino alla fine della manifestazione). Poi non può proseguire la sua disamina, dato che il suo intuito non può spingersi in territori che non conosce e che saranno altri a spiegare, prossimamente.
Grazie, comunque, ad Alessandro per l’interessamento. Si tratta di sciocchezzuole di fronte ai missili del Kimciobombo nordcoreano, il linguaggio del corpo di Trump, il traforo nell’ozono o anche solo l’Alitalia di Siviglia (nisciuno la vuole, nisciuno la piglia).
Non ho la più pallida idea di dove ci troviamo (nella foto), dato che ci siamo incontrati centinaia di volte per ogni dove, né chi ce l’abbia scattata, che comunque ringrazio (alla cieca).