Non vale, ragazzi!
Non riusciamo a farci una ragione di un eroe del cartooning che se ne va, che un amico subito lo segue.
A distanza di pochissimo dall’annuncio della scomparsa di Jay Linch, adesso ecco che lascia questa vallata di lacrime corrosive anche Mervyn “Skip” Williamson! Se n’è andato giovedì scorso, era nato nel 1944.
Eccolo con Jay Lynch nel 1973, ambo barbuti, assai furry e disegnanti.
Ed ecco una loro tavola a quattro mani. Anzi, a sei, considerando anche quelle del superstite, il nostro Robert Crumb.
Qui un lungo racconto della vita e delle gesta di questo simpatico, indimenticabile cartoonist underground che, quando l’abbiamo conosciuto, ci ha subito rimandato da Alberto Delbianco, con in quale condivideva qualche sensibilità grafica.
Ma il post che stavo componendo intendeva parlare di tutt’altro!
Infatti, molto tardivamente segnalo (con le luci di posizione) un fantastico excursus sui fumetti “indiani” apparso su Dime Press, la versione online della famosa fanzine-libretto curata soprattutto negli anni Novanta da Francesco Manetti, Saverio Ceri, Moreno Burattini, Alessandro Monti e un po’ di loro amici e collaboratori, pubblicata dalla Glamour International Spa del famigerato Tony Newstreet, ritiratosi a vita semiprivata in un eremo montano di pericolosità vulcanica.
Il redattore dell’esteso e competentissimo saggio (come pochi se ne trovano nel web) è Andrea Cantucci.
Sia gloria.
Illustrato straricchissimamente, presenta personaggi tutto sommato scontati al fianco di altri del tutto stracult (ah, se solo esistesse anche per il Fumetto un corrispettivo di quello che il programma televisivo di Marco Giusti fa per il cinema! Un programma televisivo elitario, certamente, come lo è anche questo di Rai 2, ma tutte ‘ste TV che spuntano come peronospore per rosicare delle fettine di fatturato a chi, parzialmente incapace, è sul mercato da decenni, non potrebbero accarezzare l’idea? No, eh?).
Per esempio, vicino allo jacovittesco Occhio di Pollo, la cui mancanza mi sembra si percepisca (ma di una iniziativa in merito al recupero del Far West di Jac parlerà a Romics Giuseppe Pollicelli con illustri ospiti) troviamo (cito):
Le avventure di Cuore d’Argento (che) hanno tutte le caratteristiche dei romanzi d’appendice in cui si alternano di continuo dei colpi di scena piuttosto forzati, a cominciare dalla prima storia suddivisa in quaranta brevi puntate. Qui il protagonista, che si credeva figlio del capo dei Mohicani, scopre invece che il suo vero padre è il capo dei Nantas, il ché lo getta nella più completa costernazione perché di conseguenza pensa di essere fratello della figlia del capo, che voleva sposare. Ma a risolvere la situazione e toglierlo dall’imbarazzo giunge opportunamente la notizia che la ragazza era stata adottata e i due innamorati non sono consanguinei.
A realizzare le delicate tavole di Cuore d’Argento è
Il disegnatore Carlo Savi, che aveva collaborato agli albi di Aquila Bianca, realizzò invece un’altra serie sugli indiani di tono altrettanto irreale e romantico, Cuore d’Argento, su un giovane sakem accompagnato da una fedele aquila che fu il primo personaggio fisso degli Albi dell’Intrepido, dove uscì a puntate dal 1964.
Chi è Carlo Savi?
Dunque, faccio prima a copincollare:
CARLO SAVI (Milano,27-8-1922) Disegnatore dal tratto personalissimo, esordisce sui periodici della Ponzoni (editore che farà una brutta fine) con la serie di RAGAR (1946-48). Disegna numerosi episodi per l’Albo dell’lntrepido dal 1952 al 1962, ARRIBA GRINGO! per Intrepido e una serie di liberi per Full.