Circa un paio di giorni fa (era ancora estate) è stato inserito in rete un “bellissimo” film (o meglio, un film “abbastanza stracult”), parodia dello hitchicockiano Psycho (1960). Si tratta di Psycosissimo (1962), con Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Edy Vessel, Francesco Mulé e qualcun altro, testi e sceneggiatura di Roberto Gianviti, Steno e Vittorio Metz (un autore ritenuto volgare da Francesco De Gregori; ma il presente blogger non è d’accordo).
In questa pellicola, nei suoi sketches televisivi e in quelli radiofonici che sasrebbero l’effettivo centro di questo post, Vianello sfoggia un approccio sornione apparentabile con quello di Jack Benny che eserciterà un’influenza insospettabile anche su svariati altri attori e umoristi delle generazioni successive. A cominciare da Nanni Moretti, che più volte indicherà in Vianello uno dei suoi attori comici italiani preferiti: un signore per nulla incargonito dalle sorti più fortunate riservate dal Caso ad alcuni suoi vecchi compagni di recitazione.
Vianello è stato per oltre mezzo secolo uno dei volti nobili della Rai, poi involatosi verso la televisione commerciale, SIGH!
E anche una delle voci nobili della radiofonia. Oggi fortunatamente ci è data la possibilità di rispolverare il suo forte apporto al programma leggero più importante della radio italiana tra gli anni Sessanta e Settanta, il Gran Varietà di Antonio Amurri e Maurizio Jurgens (più tardi anche di Dino Verde con Bruno Broccoli e di Enrico Vaime), che condusse in alternanza con Johnny Dorelli a partire dalla sua seconda edizione, dalla prima settimana di luglio 1967.
Vianello, con lo pseudonimo di Viani, era anche un umorista di alto livello.
In tal modo firmò una serie di esilaranti sketches interpretati con Ugo Tognazzi, dove interpretava il Capo Divisione Programmi della Rai alle prese con i vari ideatori di programmi (tutti impersonati da Tognazzi e tutti regolarmente frustrati). Erano gli anni del malgoverno democristiano, della burocrazia soffocante del servizio pubblico, che ancora non si chiamava così. E dell’insofferenza diffusa per questo regime asfissiante al quale Vianello tentava di contrapporre l’antidoto dell’ironia.
Il link del caso è questo.
Da qualche giorno, questi sketches sono scaricabili gratuitamente dalla rete, a partire da quello segnato come il n. 932, del 16 scorso, andato in onda per la prima volta sul Secondo Canale della Radio Rai il 4 ottobre 1970.
Un po’ sopra, una caricatura di Vianello mentre gioca al calcio, sua passione (come di oltre metà degli italiani, tutti calciologhi e tutti truffati dalle varie “cupole” che hanno truccato le carte, essendo in buona parte gli stessi che governono il Paese in vario modo). Il disegno è di Bruno Prosdocimi, che l’ha realizzato nel 1968. A quel tempo, Vianello era uno dei volti noti della televisione (e del cinema comico meno impegnato), aveva condotto con Corrado un annetto prima un varietà di successo, Il tappabuchi, e probabilmente era già sotto contratto per la Canzonissima di Marchesi, Terzoli e Vaime, da condurre con le “gemelline tuttopepe” Alice e Helen Kessler e il già citato Dorelli. Con Paolo Villaggio e Gianni Boncompagni responsabili dei collegamenti esterni con le giurie.
Nato a Roma il 7 maggio del 1922, figlio di ammiraglio, Vianello era cresciuto a Spalato.
Aveva, come svariati suoi colleghi non particolarmente “vaccinati” per fare la fronda al regime nazifascista, aderito alla Repubblica di Salò. Per questa ragione sarà condotto nel campo di prigionia di Coltano, presso Pisa (dove sono rinchiusi, tra gli altri, anche Walter Chiari ed Enrico Maria Salerno, futuri colleghi di Vianello a Gran Varietà e a Studio Uno).
Finita la guerra, il futuro Osvaldo Bracaloni (carrellista della televisione originario di Brozzi, suo personaggio reso celebre dallo Studio Uno di Antonello Falqui presentato da Lelio Luttazzi) viene scelto per interpretare un soldato nella rivista Cantachiaro di Garinei e Giovannini.
Da lì ha origine tutto.
Scorrendo il post con il mouse, si può vedere una foto ingiallita dei primi anni Sessanta con Sandra e Raimondo più o meno nel periodo del loro matrimonio, in questo caso con Gino Bramieri.
Segue una foto con Franco Volpi, tratta da Il signore di mezza etò, show di e con Marcello Marchesi, e infine una foto di Vianello con Mike Bongiorno e Corrado nello show celebrativo di Canale 5 I tre tenori (non venuto troppo bene, diciamolo pure, al di là delle ottime intenzioni, totalmente improvvisato alla “sperandìo” come spesso fa il suo autore, Maurizio Costanzo).
Del 1967, anno dell’avvio della conduzione di Gran Varietà, è anche la caricatura di Walter Molino che posto sotto (un’altra meraviglia, a suo modo, che fa il paio con quella in apertura di post), realizzata per la sua rubrica di “faccioni” per il Grand Hotel della casa editrice Universo.
Da La Repubblica ricavo due dei tanti commenti fatti sul Vianello attore al momento della sua scomparsa; quelli che mi sento di condividere di più.
Franca Valeri.
“Raimondo Vianello è stato un grande attore che si è un po’ penalizzato limitando le sue capacità di grande umorista e le sue doti di enorme ironia”. Raimondo era un uomo e un attore un po’ speciale. Avrebbe potuto uscire dal cerchio che si era un po’ creato attorno a lui perché aveva grandi possibilità. Penso che potesse esprimere molto di più di quanto sia riuscito, comunque, a fare. In ogni caso resta un grande attore da rimpiangere”.
Paolo Villaggio.
“Raimondo era un uomo dotato di grande talento. Si è limitato un po’ per pigrizia a fare Casa Vianello rinunciando al cinema. Penso che meritasse di più dalla vita. Ero molto amico di Tognazzi e perciò lo conosco di rimbalzo. Le poche volte che l’ho incontrato ho subito notato che aveva una cultura molto più alta rispetto ai comici della sua generazione. Era una persona educata e intelligente, colta, dalla comicità molto anglosassone. E questa è stata la fortuna di Tognazzi. Vianello infatti gli ha fatto da “comprimario” e poi si è staccato e ha continuato con la televisione.
Quando Tognazzi gli offrì di lavorare con lui nel film Il Vizietto Raimondo preferì continuare a fare Sbirulino e questo è stato un gesto di grande affetto verso la moglie. Grazie a Casa Vianello è stato molto benvoluto dagli italiani che sicuramente lo rimpiangeranno tanto”.