Sembra finalmente disponibile in libreria il nuovo libro di Alberto Becattini: un lavoro determinante per tutti gli appassionati e gli studiosi di comic book e più in generale di fumetti.
Sopra, la foto della sua copertina, che ritrae l’auotore nell’anno di grazia 1962 con in mano un fascicolo di Topolino: il 312 del 19 novembre 1961, la cui copertina è disegnata da Giuseppe Perego.
I navigatori più attenti, come ad esempio il sempiterno Andrea Cara, si sono accorti che su Amazon americano, dove è già acquistabile, se ne possono addirittura sfogliare alcune pagine del libro: Disney Comics: The Whole Story.
Qui il link per acquistarlo e per consultare il consultabile:
Ad Alberto abbiamo doverosamente fatto un’intervista, che pubblichiamo in due tempi, sfruttando gli argomenti della conversazione per mostrare un po’ di immagini succulente e rare.
Probabilmente questo è il libro più importante fra quelli che hai scritto, sia perché è un compendio delle tue ricerche di almeno mezzo secolo su autori di fumetti (Disney e non solo Disney, diciamolo pure), sia perché esce in lingua inglese, e quindi può essere agevolmente letto e apprezzato in tutto il mondo. Puoi accennare a come è strutturato?
La struttura è quella, almeno secondo me, più logica, partendo quindi dai fumetti per i quotidiani USA.
Seguono altri due capitoli sugli Stati Uniti… quello sui comic books e quello sulla produzione dello Studio Disney per il mercato di Oltreoceano (quest’ultima, tra l’altro, coinvolge disegnatori e anche qualche sceneggiatore di varie nazioni, tra le quali c’è ovviamente l’Italia).
I nove capitoli seguenti passano in rassegna le produzioni degli altri paesi del mondo dove si sono prodotti fumetti disneyani: Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna, Ex Yugoslavia, Turchia, Svizzera, Germania, Giappone, Cina, Egitto, paesi scandinavi, Olanda, Argentina, Cile, Brasile… Non ci siamo fatti mancare niente, almeno credo.
Quello fotografato in copertina sei appunto, tu. Già impegnato (penso) nel 1962 a identificare gli autori anonimi pubblicati su quel fascicolo di Topolino, tutto a colori da pochi mesi.
Già, sono proprio io, nel 1962… Avevo sette anni e già ero abbonato a Topolino… Ho usato questa foto per tre motivi: perché il libro racconta anche tutta la mia storia di appassionato disneyano, da quando ho imparato a leggere ad oggi; perché confrontando la foto di copertina con quella in retrocopertina i lettori possano vedere come leggere fumetti Disney non impedisca l’invecchiamento; e perché (nonostante il Topolino che ho in mano) la foto era libera da copyright…
Almeno dall’inizio degli anni Ottanta hai intrapreso una corrispondenza diretta con molti cartoonist, americani ma non solo. Hai ottenuto una pioggia di risposte a domande che prima non avevano mai ricevuto nemmeno dagli appassionati americani, o dai pochi giornalisti che in precedenza si erano occupati di questo tipo di pubblicistica a fumetti, a cominciare da Michael Barrier.
Come è nato il tuo interesse per questi autori?
Il mio interesse (e lo ribadisco anche nella introduzione al libro) è sempre stato per gli autori, prima ancora che per i personaggi.
Mi ha sempre affascinato il talento di questi straordinari esseri umani che per decenni hanno creato storie e disegni fantastici… ognuno nel proprio stile, eppure sempre nel rispetto dello spirito disneyano.
I primi nomi (un po’ come tutti quelli della mia generazione) li ho saputi da un numero della fanzine di Alfredo Castelli (il mio maestro) e Paolo Sala Comics Club 104 del 1966 dedicato a Topolino e ai fumetti Disney, che in realtà ho avuto tra le mani alcuni anni dopo. Riportava dati parziali e a volte errati (Floyd Gottfredson non c’era proprio, sostituito dal fantomatico Al Levin), però era un inizio.
Poi mi ha aperto un mondo l’acquisto di Funnyworld (la pro-zine di Mike Barrier) e dei quattro volumi dello Who’s Who of American Comic Books di Jerry Bails e Hames Ware, dove ho trovato i nomi di tanti artisti e sceneggiatori… A proposito, mi ricordo che quando io e te ci siamo conosciuti, nel 1978 o giù di lì, mi segnalasti Ken Hultgren, che non avevo associato alla produzione Disney… Grande Luca!
Troppo gentile! Ma torniamo agli autori americani, e del mondo. Chi ti ha risposto per primo, con informazioni di prima mano?
Dunque… Grazie a Bails e Ware e a Paul Leiffer, che mi dettero tutta una serie di indirizzi di disegnatori americani, a partire dal 1978-79 cominciai a scrivere decine di lettere con lunghi questionari…
Diverse mi tornarono indietro, perché gli indirizzi non erano più validi, ma molti mi risposero, fornendo dati più o meno approfonditi, che tuttavia mi permisero di ricostruire le loro rispettive carriere e quelle dei loro colleghi…
Nel momento in cui ho cominciato a viaggiare, poi, ho personalmente conosciuto molti di loro, come Jack Bradbury, Bob Foster, Alex Toth, Daan Jippes, Fred Milton… e poi ne ho intervistati molti altri, prima per lettera o per telefono, poi via email…
Senza contare che nel corso degli anni ho letteralmente tempestato di domande Dave Smith, archivista Disney, che mi ha sempre, puntualmente risposto, inviandomi dati e date su centinaia di dipendenti dello Studio. E negli anni, ovviamente, si sono aggiunti anche gli autori italiani (che ho conosciuto o intervistato tra il 1988 e il 2012, preparando i Disney Italiani e anche ai meeting Disney) e di altri paesi europei. Sono orgoglioso di essere diventato ottimo amico di alcuni di loro… soprattutto di Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi, Luciano Bottaro, Carlo Chendi, Marco Rota, Jack e Mary Jim Bradbury, Roger Armstrong, Jim Davis, César Ferioli, Miquel Pujol, Don Rosa, William Van Horn… Persone straordinarie, ognuno a modo suo… Ma sono grato anche agli altri folli ricercatori come Mike Barrier, Mark Evanier, David Gerstein, Didier Ghez, David A. Roach… Il loro contributo è stato determinante.
Durante questa raccolta di dati hai avuto informazioni sorprendenti, rivelazioni che non avresti immaginato?
Come dicevo, da parte degli autori (soprattutto da parte di quelli che quando ho intervistato avevano già una certa età) non sempre ho avuto le risposte che mi sarei aspettato… Altri, però, erano lucidissimi, come Jack Bradbury, Dick Moores e Tom McKimson, che mi hanno raccontato retroscena e aneddoti sui loro trascorsi disneyani… soprattutto sulla vita quotidiana allo Studio Disney e sull’interazione, spesso giocosa, tra colleghi… Un paio di questi aneddoti li ho messi anche nel libro…
Quale trovi che sia, oggi, per un lettore contemporaneo (oltre che per uno studioso) la più importante ragione per leggere i fumetti classici Disney dei comic book? La grafica avvincente, l’umorismo, la chiarezza delle sceneggiature, la varietà dei personaggi, i “semi” ispiratori di altri autori nel resto del mondo?
Anzi… un attimo! questa e altre domande le riserviamo alla seconda parte dell’intervista, fra poco!