Cìè da impazzire, e da perdere intere giornate (di cui non disponiamo) nei tentativi vani di embeddare le immaginìi con ‘sto cavolo di sistema WordPress. Penso che se ne siano accorti tutti i malcapitati che si sono imbattuti nella ventura di gestire un blog, medium ormai in declino da tempo, soppiantato dai social maledetti.
Ciononostante, per pura bontà d’animo, si tenta di restaurare come meglio possibile questa rassegna di files animati che hanno riscosso un certo successo da parte della regolare transumanza di visitors per i link di Cartoonist Globale.
Qualcuno li ha tolti dalla rete, altri hanno protestato perché files apparentemente razzisti, You Tube ha fatto la sua parte. Senza polemizzare (ché c’è chi non si merita le nostre scariche neuronali), quando You Tube si prodiga in pulizie primaverili tanto vale rivolgersi alla più affidabile e di nicchia Daily Motion.
Ne ricaviamo da lì episodi interi o frammentari(e) clip.
Questo post, quindi, abolisce e sostituisce il precedente, diffuso e rimbalzato in giornata su qualche social maggioritario.
Il flemmatico Minah Bird, uno dei personaggi dei cartoons classici più enigmatici di Chuck Jones, molto poco in circolazione perché il suo sfortunato cacciatore, il “negretto” Inki, è stato ritenuto (a lungo, adesso speriamo che sia passata) politicamente scorretto.
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http://www.dailymotion.com/video/x10z4or_caveman-inki_creation
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http://www.dailymotion.com/video/x2x5rz9_inki-y-el-leon-cartoon_fun
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http://www.dailymotion.com/video/x2x5q4l_inki-en-el-circo-cartoon_fun
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Pare che l’uccello sia stato ideato dal grande illustratore Charles Thorson, il quale è sicuramente l’ideatore del piccolo afroamericanino, come si intravede dalla firma del model sheet sistemato in apertura di post.
Qualcuno se lo tatua, come si vede dall’immagine sopra, impressa sull’epidermide di un eroe.
Giustamente si è voluto sottolineare come le avventure di Inki, e il suo stesso personaggio, siano stati pesantemente ispirati dal lavoro fatto da Walt Disney e dal suo staff a proposito dell’indianino Penna Bianca, lanciato nella Silly Symphony del 1937 Little Hiawatha.
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Entrambi “non yankee” e piuttosto selvatici e primitivi, osservati dall’occhio dei registi e animatori con l’asetticità di un entomologo (salvo le varie strizzate d’occhio agli spettatori, dettate dalle leggi dell’umorismo intrattenitore), entrambi cacciatori mancati, Penna Bianca e Inki sono caratterizzati per la loro mimica, quasi felina, e comunque da animali pensanti più che da cuccioli d’uomo. Questi cartoons, che meriterebbero un approfondimento analitico, sono davvero delle gemme preziose, frutti sorprendenti di un’epoca così lontana dalla nostra, ma eterni, evergreen, consegnati alla storia del cinema.
E nel contempo, sottovalutati.
Attraverso i cortometraggi di Inki (come in quelli del topolino Sniffles, per esempio) è anche possibile osservare la rapida evoluzione grafica di Charles Jones e del suo staff: un processo di modernizzazione che dalle rotondità (considerate) disneyane conduce alla sintesi che xaratterizzerà le opere della U.P.A (Gerald McBoing-Boing o Mr. Magoo, per dire.
Basta.
Guardiamo.