Buongiorno a tutti, come i più assidui frequentatori di questo blog si saranno accorti, negli ultimi tempi non è stato possibile (e non lo sarà in futuro) mantenere la consueta “schedola” di articoli, causa troppi impegni e alytro su altri fronti.
Per questa ragione, nei prossimi tempi Cartoonist Globale incaricherà amici, colleghi e addetti stampa sconosciuti quanto solerti di inviare i post a questo indirizzo – piattaforma WordPress.
Le novità che attendono nelle prossime settimane il piccolo mondo antico del Fumetto sono tante e tali che molte sfuggiranno alla sarchiatura di questo blog. ma non importa, forse. I siti Internet, i blog, i social networke eccetera sono talmente tanti che chi non trova conforto qui ai suoi desiderata, agevolmente potrà andarsene a perlustrare prati altrui con grande appagamento.
Prima di tutto una precisazione.
Il seminario su Je suis Charlie previsto per il giorno 24 p. v. NON si terrà.
La data prevista per il suo slittamento è il 15 maggio (al solito, dalle 10 alle 13 e quindi dalle 15 alle 18 e rotti).
Sarà l’ultimo del ciclo di quest’anno.
Invece, venerdì 8 maggio si terrà l’unico incontro sull’etere, i blog, Intenet e molto altro nell’ambito del corso sintetico e portatile di Scrittura Creativa.
Il tutto, come sempre, alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze.
Veniamo adesso al contenuto del post espresso nel titolo.
Come sappiamo, una volta in Italia, a Napoli, tornato dalla Libia, Attilio Micheluzzi tenta una strada nuova e incerta come quella dei comics, vecchia passione accantonata da ragazzo. Sulle prime non vuole esporsi, e nel 1972 sul “Corriere dei ragazzi” si mimetizza sotto lo pseudonimo di Igor Artz Bajeff, nel cui cognome omaggia una nonna di Belgrado e richiama l’illustratore ucraino Boris Artzybasheff.
Sinché, vergognandosi della vergogna, comincia a firmare col suo nome.
I testi, come per tutti i suoi colleghi, in quel periodo sono quasi totalmente di Mino Milani, alias Piero Selva.
Chi è il fantastico illustratore i cui lavori vediamo in questo post?
Ebbene, le illustrazioni che mostro sono proprio di Boris Artzybasheff. Davvero un grande.