Anche la pagina italiana di Wikipedia riporta già, a poche ore dall’avvenuto assassinio abominevole, la data di morte di Georges Wolisnki, nostro Maestro da sempre: un artista che per almeno quattro decenni ci ha accompagnato con le sue opere (vignette, sceneggiature, direzione di giornali, scelte di valorizzare colleghi italiani, fra i quali Guido Buzzelli e Benito Jacovitti).
Per chi non conoscesse Wolinski (e quindi passasse per caso da questo blog, incidentalmente) basta sintetizzarne la figura asserendo che si trattava e si tratta di un assoluto mito, dai meriti incommensurabili nel mondo del fumetto e della cultura. In Francia, quando era l’editorialista vignettistico de L’Humanité, organo del PCF, era famoso come il Forattini di Repubblica, come il Sergio Staino della buonanima dell’Unità. Ma probabilmente ancora di più, poiché nel contempo stava a Charlie come un ipotetico Oreste del Buono vignettante sarebbe stato a Linus.
Oggi, Wolinski è stato vittima, con gli altri, di un paio di assassini follemente imbecilli, sicuramente molto più ignoranti delle capre, barbari mercenari addestrati a distruggere la cultura, che naturalmente (come è noto) fa paura ai cretini.
Nella foto sopra, Wolinski a Napoli Comicon nel 2010, con Milo Manara, Luca Enoch, Stefano Marzorati.
I fatti, ad oggi: due criminali hanno assalito la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, dopo aver minacciato la vignettista Coco, di ritorno dal parco con sua figlia.
Parlavano perfettamente francese, forse scopriremo che sono francesi.
E di questo non dobbiamo stupirci.
Sembra che i due killer avessero inizialmente sbagliato indirizzo (e questo la dice lunga sulla conoscenza di quello che stavano facendo), entrando al numero 6 di rue Nicolas Appert, prima di dirigersi verso il numero 10 dove si trova la sede di Charlie Hebdo, nella quale sapevano (a quanto pare) che si stava tenendo la riunione di redazione. Per questo, la sede era insolitamente affollata.
Fra i morti, le agenzie riportano da subito quella del direttore del giornale, Stephan Charbonnier (appunto: Charb) e, secondo il quotidiano le Figaro quelle di Cabu, Tignous (al secolo Bernard Verlhac) e Wolinski. Tutti e quattro sono nella foto di apertura. Sotto, una dichiarazione del 2012 di Charb.
Jean Cabut, detto Cabu, è una delle figure storiche del giornale, influente anche nella stampa italiana (ispirato a Gran Duduche e già faceva parte della redazione di Hara-Kiri, da cui poi si svilupperà Charlie Hebdo, mutuando una parte del nome della testata (e questo appare incredibile, adesso) da Charlie Brown di Charles M. Schulz.
Per ora si contano 12 morti e tre feriti gravissimi. Uccisi anche Bernard Maris (detto “Zio Bernard”), Michelle Renaud, ospite della redazione, Philippe Honorè, disegnatore anche lui, Mustapha Ourrad, correttore di bozze, Ahmed Merabet, il poliziotto “finito” spietatamente dopo essere stato ferito da uno dei criminali, Franck Brinsolaro, guardia del corpo del direttore Charb, Michel Renaud, fondatore di Carnet de Voyage, Frederic Boisseau, responsabile della manutenzione, Elsa Cayat, psicologa, psicoterapeuta e giornalista.
Secondo Le Point:
Le journaliste Philippe Lançon figurerait parmi les blessés graves. Le journal a été touché le jour de sa conférence de rédaction hebdomadaire, qui a lieu chaque mercredi matin avec tous les journalistes. À 15 heures, une vingtaine de véhicules de secours étaient toujours présents devant les locaux, ce qui pourrait indiquer que toutes les victimes n’ont pas encore pu être prises en charge. Un appel à témoins a été lancé par la police judiciaire.
Non ci sono altre parole. Se non un pensiero rivolto al direttore del settimanale, Charb e all’altro grande, grandissimo disegnatore, illustratore e vignettista Cabu, freddato anche lui dagli imbecilli criminali.
Ai famigliari delle vittime, ai loro amici (fra i quali ci sono molti dei nostri amici) e ai sopravvissuti, va tutta la nostra vicinanza.
Non dobbiamo mollare, ovviamente, e scandire questa funesta data, 7 gennaio 2015, come un 1° maggio, un 11 settembre, una ricorrenza di lutto, riflessione e operatività per condannare una barbarie inaudita, un’aggessione contro la libertà d’espressione e contro il nostro mondo, che non ha davvero precedenti nella Storia.
Nella serata sembra che i tre assalitori siano stati identificati; sono di Gennevilliers, una località vicino Parigi. I due fratelli franco-algerini dei quali si è parlato già dalla tarda serata in alcuni notiziari anche italiani (Enrico Mentana e Rai News 24 ne hanno mostrato le foto) si chiamano Said Kouachi e Chérif Kouachi, di 32 e 34 anni. Sono tornati in Francia quest’estate dalla Siria. Il loro giovane complice, Amid, 18 anni, sarebbe stato alla guida delle diverse auto durante l’operazione e sarebbe un “senza fissa dimora”. Tre cretini ignoranti, che sicuramente non avevano nemmeno mai letto la rivista. La barbarie ha generato questi tre mostri assassini di gente di cultura e amici.
Nessuna pietà per questa feccia dell’umanità, per la quale non sono ancora state coniate parole di escerazione sufficienti a raccontare la tragedia incommensurabile della loro abiezione.
Nei prossimi giorni sapremo qualcosa di più, cercando di districarsi fra commenti di sciacalli, vuoi politici, vuoi giornalisti dall’anima in leasing.