Come primo post dell’anno nuovo (in attesa dell’organizzazione di un nuovo, nuovissimo blog), vale la pena ricordare il nome di un fumettista tedesco che dirà qualcosa solo a chi ha acquistato recentemente uno dei volumi della Opera Omnia di Romano Scarpa e visionato (o addirittura letto) il fumetto di Lupo in essa contenuto, disegnato da Romano attenendosi ai parametri grafici definiti da Walter Neugebauer e colleghi.
Nella giornata di oggi (oppure di qualche giorno fa se leggete qualche giorno dopo), John Adcock recensisce un interessantissimo libro, compendio di saggi di approfondimento, curato come ogni anno, da dieci anni, dall’amico Eckart Sackmann (sotto, in una carrellata di foto).
Il volume si intitola (tradotto) German comic research, Annual 10 (‘2014’) ed è davvero molto improbabile che in Italia si possa ottenere se non chiedendo all’autore o facendo ricerche in rete per farselo spedire.
Sotto, la sua copertina.
Al di là del fatto che sarebbe istruttivo “berselo” tutto, per il momento mi soffermo su quanto più può destare la nostra curiosità di italici lettori: la parte relativa a Rolf Kauka. Riprendo la parte scritta da Adcock in merito.
ROLF KAUKA by Eckart Sackmann, Klaus Spillmann & Klaus Wintrich, pp. 104-121 (18 pages, 34 notes, 53 illus.), Rolf Kauka – der lange Weg zu Fix und Foxi
How Paul Rudolf Kauka (1917-2000) — or Rudo Kauka, Rudolf A. Kauka, and finally Rolf Kauka, the so-called “German Disney” — in the wake of WW II lied and cheated his way into comic publishing.
Kauka dabbled a bit in drawing when young; was a militairy soldier in 1938-44 (Wehrdienst, Flak Regiment, Luftwaffe, near war’s end as a Flakkampfgruppe Oberleutnant with the German Cross in Gold for repeated bravery in battle). Invisible in 1944-45 — “…Our liberators found me unworthy…” — he resurfaced in 1947 in publishing, but only officially founded his own publishing company in late 1951 (in his wife’s name; up to the late 40s the allied occupation forces demanded a publishing licence, which made him use another man’s licencing number). Kauka the writer, ‘Dr.’ and publisher with original contents, connections in high places, a publishing licence and high press runs: it all proved to be a pack of lies.
Kauka Verlag (Kauka Publishing) tried out a range of periodicals and style mixes. In 1949 its neues Kriminal Magazin was a sexpaper disguised as thriller. Kauka’s Bill Rocky pulps (small-sized) were cut-and-paste copies of prewar American pulp stories, with changed, untraceable characters’ names.
His comic strips were drawn by never mentioned artists — his name stamped over them as “Rolf Kauka zeigt:” (Rolf Kauka draws) and “Copyright Kauka Comic Production.”
Among his earliest artist-assistants were Dorul van der Heide (b.1903) and Werner Hierl (b.1930). In the summer of 1951, the launch of Walt Disney’s Mickey Mouse in translation in West Germany as Micky Maus magazin made Kauka think of a comic series of his own. Till Eulenspiegel (a magazine title later shortened to Eulenspiegel) was his first.
Two little foxes by the name of Fix und Foxi (Fix and Foxi) had their first strip adventure in it, in number 6, 1953; twenty-three issues later the retitled Eulenspiegel became Fix und Foxi magazine, a comic weekly with a cover price of 60 Pfennig, 60 pence. The two little foxes became the staple characters of Kauka’s successful comic empire.
In Italia, Fix e Foxi fanno una breve apparizione sulle pagine del settimanale romano per l’infanzia Bimbo e Bimba, gestito dal grande disegnatore e sceneggiatore Mario Faustinelli, con qualche collega dello Studio D’Amy, per l’Editoriale Aurora, che lo pubblica dal 1959.
Il giornalino è modellato sulla falsariga del settimanale inglese Jack and Jill, dal quale riprende diverse serie per immagini prive di balloon e munite di testo ai piedi delle vignette, come se fossero le pagine di un libro illustrato. È lo stesso periodico per il quale Romano Scarpa ha fatto alcune prove di disegno per gli orsacchiotti Poldo e Baldo (Teddy and Cuddly) alla fine degli anni Cinquanta.
Le scarse vendite di storielle per ragazzi con ampie didascalie, che in Italia sono considerate superate, a fronte di pubblicazioni che presentano massicciamente i balloon, inducono però l’editore a rintracciare una vasta scorta di fumetti (che erano stati praticamente tabù sul settimanale) alla quale attingere, nello stesso periodo in cui anche il Corriere dei Piccoli compie questa scelta antitradizionalista. Fix e Foxi sembrano i personaggi più indicati, inediti e attraenti quanto basta.
Compaiono quindi su Bimbo e Bimba nella primavera del 1962, accompagnati dalla serie comica western Tom, che è sempre firmata da Kauka e racconta le avventure del piccolo pellerossa Keli Biberherz e del suo biondo amico cow-boy, che appunto dà il titolo alla serie. Mentre in Germania, in linea con l’uso corrente per le pubblicazioni per ragazzi, il lettering di Fix und Foxi è tipografico, in Italia si uniforma a quello più comune: uno stampatello maiuscolo scritto dal calligrafo a mano sull’impianto del nero della quadricromia.
Nel giro di pochi numeri, giunge sul settimanale italiano quasi tutto il catalogo dei personaggi di Kauka disponibile all’inizio degli anni Sessanta: il talpino nero Toto (Pauli), l’inventore sballato Pompeo (Knox), Il porcospino Pic (Stops), il leprotto Col (Hops), l’irascibile e avara Nonna Eusebia (Oma Eusebia, già Oma Wolf).
Dal n. 18 del 6 maggio ’62 la testata diviene Fix e Fox – Bimbo e Bimba, mettendo in bella evidenza nuovo logo di copertina che enfatizza i personaggi di Kauka. Questi non riescono però a salvare il settimanale, che non supera la parentesi estiva.
Da allora in poi, Fix, Fox e i loro amici non saranno più importati in Italia. Sono assenti persino nella storia disegnata da Scarpa, mentre si segnala per una rapida apparizione il loro corpulento zio Fax, nato con il n. 303 del settimanale, nel 1962, proprietario di una casa entro la quale risiedono anche Fix e Foxi, sull’esempio di quanto accade in ambito disneyano con Paperino e Qui, Quo e Qua.
Vediamo come se la cavano i due volpini in 3D!