Come più volte ho accennato, questo blog, in era di decadenza dei blog stessi, va di fretta; non può soffermarsi a salutare e omaggiare, dissemina il suo passato di cadaveri ricoperti di polvere e smog: post nati e abortiti, mai resi pubblici, non c’era tempo.
C’era da lavorare, non da gigioneggiare con questi gingilli informatici che succhiano energie in cambio di nulla, non sostituendo manco per la capa la carta stampata. La quale viene snobbata, peraltro, condannando in modo ireversibile all’ignoranza le generazioni presenti e future.
In questo Nuovo Medio Evo, può capitare che i commenti di questo blog, per esempio, sbandino su conversazioni volte a celebrare e rivalutare scrittori del passato prossimo come Georges Simenon.
E’ accaduto nemmeno troppo tempo fa, quandi i commenti si potevano scrivere e leggere e la scure mefitica della censura non li aveva ancora decapitati, con la delicatezza di una roncola islamica.
Di Simenon si discusse abbastanza.
Chi ha avuto la fortuna di leggere lo ricorderà. Tomaso Turchi e Sauro Pennacchioli, in particolare, erano molto addentro alla conoscenza dell’opera di questo sottovalutato giallista. Non io, che invece di leggere gialli o romanzi di fantascienza consumavo saggi sui massimi sistemi alternati a Kolosso e Roland Eagle.
E anche al Monello, dove compariva la parodia di un personaggio famosto di Simenon. Si chiamava Il Commissario Grasset, nella cover sotto con Brigitte Bardot.
Del Commissario avevo scritto più volte. In rete c’è una traccia grafica della sua presenza in questo post, per esempio. Ma se poi andate a leggerlo lo trovate privo di commenti (e questo è risaputo, si tratta della censura oscena già citata sopra), ma anche dell’immagine che avevo pazientemente scansito per metterla online.
Chi se l’è ingoiata?
Qiuale tecnico infingardo ha evitato di sgobbare per passarla al sintema WordPress?
Vorrei tanto saperlo, ma tutto tace.
A domande precise fa schifo rispondere.
Si fanno le nmarachelle alla zitta, come i discoli da riformatorio.
Vabbè, la Biblioteca San Giorgio ricorda Simenon, a un quarto di secolo dalla sua scomparsa.