Convergenze evolutive – 2: THE SPIRIT VS. MIDNIGHT, di Pier Luigi Gaspa

Ecco il secondo intervento del ciclo Convergenze evolutive, completamente riformattato! Twittàtelo e condividetelo pure a piacimento.

Per ragioni tecniche il vecchio link è disattivato e sarò accessibile solo a questa data, quella del 5 gennaio 2014.

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In biologia, si definisce convergenza evolutiva il fenomeno per il quale, sotto la spinta dell’ambiente in cui vivono e della selezione naturale, forme di vita diverse tra loro assumono caratteristiche assai simili. Per comprendere il concetto, crediamo sia sufficiente l’esempio degli squali (pesci cartilaginei) e dei delfini, (che invece sono mammiferi). Pur essendo parecchio lontani dal punto di vista classificativo, rivelano una forma idrodinamica parecchio simile, frutto di un adattamento che trae origine in un lontanissimo tempo che fu.

Il fenomeno si ripete anche nel mondo dei fumetti; a volte in maniera tutt’altro che casuale, bordeggiando i confini del plagio, e con motivazioni del tutto particolari.
Prendiamo per esempio il caso di Spirit (The Spirit, in originale), il Detective creduto morto.

Per i pochi che non la conoscono, la storia del criminologo Denny Colt inizia quando, all’inseguimento del Dottor Cobra, lo scienziato pazzo di turno, viene coinvolto in una esplosione e ritenuto morto.
Sepolto nel cimitero di Wilwood, riesce a uscire dalla sua ‘tomba’ e da quel momento, sempre impeccabilmente vestito in abito blu, con tanto di immancabile borsalino, comincia la sua lotta al crimine come una sorta di “spirito” giustiziere.

TheSpirit_WillEisner_1947 A caratterizzare il suo look, anche una anacronistica mascherina da domino sugli occhi. Sue “spalle” sono il buffo afro-americano (come correttezza politica vuole lo si definisca oggi) Ebony White e il Commissario Dolan; la bella figliola di quest’ultimo, Ellen, rappresenta il filo conduttore rosa della serie, anche se a contendersi le grazie del bel giovanotto non manca uno stuolo di belle figliole e dark ladies pronte a tutto.

In brevi storie di sette pagine, Spirit è protagonista di avventure che spaziano dal thriller al noir e al sentimentale, ma con peculiari risvolti di fine ironia.
Del resto, come prendere troppo sul serio un eroe così agghindato?

Dal punto di vista grafico e compositivo, inoltre, le storie mostrano un taglio cinematografico inusuale per l’epoca, e un sapiente uso della composizione.
Celebri, per esempio, i loghi di ogni storia, sempre differenti e adattati alla tavola che li contiene, che ne fanno un marchio di fabbrica inconfondibile.
Se anche Warren Ellis, decenni più tardi, in Planetary, sceglierà una soluzione analoga, già all’epoca della sua prima apparizione qualcun altro…

Ma non anticipiamo i tempi!

A creare il personaggio, nel 1940, per un supplemento domenicale a fumetti dei quotidiani, il Weekly Comic Book, è un autentico maestro dei comics: Will Eisner (1917-2005).

Spirit_02_vital

L’autore newyorchese aveva esordito nel mondo dei comics quattro anni prima e insieme a Jerry Iger adesso lavora sia per le strisce sindacate che per i comic books. Ma Eisner ritiene giunto il momento di creare un proprio personaggio. Nasce dunque Spirit, del quale, con lungimirante intuizione, decide fin da subito di mantenere i diritti. La scelta si rivelerà azzeccata in futuro, quando potrà riprenderne le avventure.

Ma questa è un’altra storia.
O forse no.
Spirit 1
Spostiamo ora la nostra attenzione su Smash Comics, una rivista contenitore edita dalla Quality a partire dal 1939.

Il comic book pubblica personaggi quali Bozo the Robot, Wings Wendall, Archie O’Toole… e persino le inaspettate, almeno oggi, gesta di Abdul The Arab (lo “Sceicco” Rodolfo Valentino docet, immaginiamo), a cui seguono nel tempo i fantasiosi The Ray, Invisible Justice e tanti altri, spaziando dal supereroistico alla fantascienza e al poliziesco.

In tale contesto, nel numero diciotto della collana, datato gennaio 1941, appare la prima avventura di un nuovo personaggio, destinato a calamitare le attenzioni dei lettori al punto da diventare dopo pochi numeri titolare fisso della copertina.

Nella didascalia che introduce questa sua prima apparizione, leggiamo: “Di giorno, Dave Clark è solo un comune americano… un annunciatore della stazione radio Uxam… ma le tenebre lo trovano abbigliato nei panni di Midnight, enigmatico amico di chi si trova in difficoltà”.

Bene, si potrebbe dire a questo punto: un altro giustiziere. Ne sono nati a manciate, in quegli anni, e la maggior parte non ha lasciato traccia nella storia dei comics.

Però questo ha qualcosa di particolare: intanto niente pittoresca calzamaglia, niente superpoteri, unica grande concessione al fantastico (e all’improbabile elevato di qualche potenza) solo una scimmietta parlante e ragionante come ‘spalla’.

Smash Comics 046 Sept 1943

Smash Comics 046 Sept 1943 - Midnight - splash page iniziale

L’immagine del nostro Dave la possiamo vedere nella copertina di Smash Comics n. 36, ed è tutto dire, ci sembra. Cappello alla Spirit, mascherina alla Spirit, abito alla Spirit… di Spirit nelle storie c’è persino il tentativo di coniugare dramma e ironia, coadiuvato da un montaggio che in certi passaggi deve parecchio alla creatura di Eisner. Il tutto, se vogliamo, esemplificato nella copertina del numero 46.

Difficile pensare a qualcosa di diverso da Spirit!

Ma, ovviamente, non è Spirit.

Le analogie naturalmente non finiscono qui. Assai prima di Planetary, la variazione del logo in funzione della storia sembra aver fatto proseliti. Ne vediamo alcuni esempi nelle illustrazioni che seguono.

Anche se il personaggio presenta alcune differenze rispetto al predecessore (per esempio, mantiene una identità segreta), al plagio andiamo davvero vicini, a voler essere magnanimi.

Spirit da original art

Spirit_02_vital_pg25
Smash Comics 046 Sept 1943 tavola interna

Smash 85

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Esiste tuttavia una spiegazione ben più insolita della semplice ’notevole ispirazione’ da parte di un autore ai danni di un altro.
Intanto, a creare il personaggio è Jack Cole, il quale aveva lavorato in precedenza come assistente di Eisner proprio per Spirit, che la Quality peraltro ristampava in formato comic book.

Durante il secondo conflitto mondiale, inoltre, in seguito al suo arruolamento nel 1942, lo stesso Cole, in compagnia di Lou Fine, sostituisce Eisner proprio su Spirit. Chi meglio di lui avrebbe potuto farlo? Data la situazione, verrebbe da pensare che la vicinanza con il maestro di New York sia dunque servita a Cole già due anni prima per carpirgli idee e suggestioni, e sarebbe verosimile.

Ma le cose non stanno nemmeno così. Non esattamente.

The_spirit_front

Il motivo principale della nascita di Midnight si deve principalmente a Everett Arnold, editore della Quality, da un lato timoroso che i suoi disegnatori richiamati al fronte potessero rimanere uccisi, dall’altro deciso a salvaguardare le sorti della casa editrice.

Occorre ricordare che lo studio di Eisner è anche il principale fornitore di storie e personaggi per la Quality, e se in genere non ci sarebbe stata alcuna difficoltà a proseguire i personaggi nella malaugurata ipotesi della scomparsa dei loro autori, per Spirit la situazione risulta decisamente anomala.

Come abbiamo visto, Eisner aveva tenuto per sé i diritti del personaggio e ciò pone in ambasce Arnold: se l’autore fosse morto durante la guerra, ci sarebbero stati senz’altro dei problemi a pubblicarlo ancora.
Problemi che l’editore non può permettersi.
Per tagliare la testa al toro, decide dunque, a tavolino, la creazione di un personaggio quasi perfettamente ricalcato su Denny Colt, ma soprattutto del quale detenere i diritti di pubblicazione.

Così nasce Midnight.

Insomma, un plagio riconducibile alla lungimiranza contrattuale del plagiato!
Smash_Comics_no.18_
Smash Comics - 075 -
Assai più semplice invece – e priva di qualsivoglia malizia – è la “convergenza” che vede coinvolto il ranger più famoso del fumetto italiano…

  • Sebastiano |

    trovato un altro “plagio”
    in “Alice in Sunderland”
    pg 192 e 193 “citano” Tintin…
    lo stile è quello e mi sa che sono state “copiate”
    l’ambientazione è araba ma non ricordo quale, non è l’oro nero che avendolo sottomano l’ho confrontato.

  • nestore del boccio |

    Anche quelli che sembrano un po’ “distorti”,
    in realtà sono sempre un po’ “abbelliti” e imitativi di qualcos’altro!

  • nestore del boccio |

    Seba, ecco: “abbellimento” è un aggettivo che apprezzo moltissimo in quanto è stato quel modo di vedere da parte di editori,disegnatori e buona parte del mondo della figurazione italiana che ha frustrato tante creatività in nuce! Ricordo che quando ero giovincello, anni ’60, e Del Principe veniva a prendere i miei lavori mi diceva: “Nestore, devi leccare di più”: intendeva curare le pieghe di una giacca, le foglioline di un prato e via di questo passo. Siccome era una persona di spirito dopo queste considerazioni scoppiavo in una risata e gli dicevo: “Nicola, portamene qualcuna da Milano che mi ispiri un po’!” E dai anche lui a ridere eslamandomi: “Brutto pôrco.”!
    Sauro a volte esagera quando connota un realismo illustrativo definendolo “fotografaro”; ma nel suo istinto ha concretamente ragione: in Italia non si è permessa una produzione che sviluppasse un tipo di “espressionismo” che favorisse la nascita di nuovi autori!

  • Sebastiano |

    Sauro:
    “Peraltro, alcuni “stili brutti” appartengono ad autori geniali, come Ortolani con il suo Rat-Man”
    “La colpa di Schulz e degli artisti che l’hanno seguito nello stile “minimalista” è aver fatto credere che per disegnare bastano pochi semplici segni”
    anche – SandMan Midnight Teatre- è disegnato “brutto” e con pochi tratti ma si vede che dietro c’è uno che sapeva disegnare e costruire una tavola.
    Leo e Schulz hanno una cosa in comune:
    si so’ fatti le ossa disegnando, disegnando
    e hanno avuto la fortuna di essere pubblicati nel frattempo.
    questo vale di più per Leo
    che all’inizio a stento sapeva tenere in mano la matita
    ma la passione per quello che faceva lo ha fatto progredire.
    certo, Leo all’inizio si è autoprodotto
    e questo ha fatto si che lo si conoscesse,
    che venisse apprezzato per le sue qualità di scrittore.
    non annovererei lo stile di Leo tra “stili brutti” ma tra -stili grezzi-
    (ma è chiaro cosa intendi)
    Leo aveva un disegno grezzo,
    che col tempo si è “imbellito”… forse un po’ troppo
    : quando fece il calendario con la Gatta gli scrissi che preferivo La Gatta prima maniera
    nel calendario stava cercando di essere… fotografico!!!
    non era più il Leo
    non era più il Rat-Man che si è fatto “amare”

  • nestore del boccio |

    Personalmente ho sempre apprezzato Vincino in quanto il suo disegno esce da ogni schema e s’impone stilisticamente identitario. Con lui ebbi un dibattito pubblico a Chieti negli anni ’80 durante il premio Pino Zac insieme a Passepartout, Remo Remotti e altri. In quel periodo, oltre ai fumetti, facevo anche vignette politiche e sportive sul quotidiano il Centro del gruppo espresso-repubblica che venivano pubblicate anche in vari quotidiani regionali del gruppo.
    L’impressione che mi fece fu che si trattasse di un artista molto istintivo ma culturalmente e politicamente pieno di scontati clichè. Ma ho sempre apprezzato il suo stile, la sua forte sensibilità che riusciva ad esprimere con un disegno unicamente suo: compreso il periodo del Corriere della sera.

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