I giornali (e la tele stessa) non possono lasciarsi sfuggire la notizia di questo compleanno.
Chissà se la televisione italiana sarà celebrata come merita, vale a dire con i controfiocchi, sempre dall’elettrodomestico stesso (la TV).
Mah!
Renzo Arbore, che già celebrò la radio con Miei cari amici vicini e lontani, si rifiutò di farlo anche con la televisione, perché avrebbe dovuto parlare bene anche di personaggi imbarazzanti già allora come Sua Emittenza, che corrompeva il sistema, e quindi nada.
Adesso, non sappiamo. Stiamo a vedere. Certo è (recita un comunicato stampa) che alle 21.10 su Rai 1 va in onda 60 anni di TV, uno speciale di Techetechete composto da un complesso e quasi estenuante collage di sketch, canzoni e filmati con gag e canzoni intrecciate in 26 temi – quante sono le lettere dell’alfabeto – dalla A come Antenna (simbolo della Rai Tv, delle annunciatrici e dei cameramen), alla B di Balletto, dalla C di Censura fino alla Z di Zoo (dal militare Rin-Tin-Tin al consumatore esclusivo di frappè Furia, dalla tenera Lassie al poliziotto Rex).
A seguire un’edizione speciale di Tv7, a cura del Tg1 con le notizie e i volti memorabili di 60 anni de ‘sta televisione.
Il “vosto” Pippo Baudo parla a lungo, fra qualche ora, a TVBlog, quindi vale la pena di buttarci un occhio. Ieri, invece, il blog ha dato la parola a Carlo Freccero, che ha esordito con il seguente semplice e logico assunto ricognitivo.
Quando nasce la televisione, l’unità politica del paese era cosa fatta da un secolo. L’unità linguistica e culturale era però ancora da venire. Ogni regione aveva usi e costumi propri, nelle famiglia si parlava correntemente il dialetto.
La Rai insegna l’italiano agli italiani e facendo condividere a tutti il patrimonio culturale delle singole regioni, fa di queste differenze un patrimonio comune e condiviso.
Ad esempio, il Festival della canzone napoletana non riguarda più solo i napoletani, ma tutti gli italiani. Certi consumi alimentari come la pizza diventano condivisi ed identificano non più una singola regione, ma il Paese. E’ questo processo d’integrazione che la Lega Nord negli anni ’80 cercherà di rendere reversibile con l’invenzione della Padania, capite l’assurdità?
Qui il resto dell’istruttiva intervista.
Sottogamba, embeddo io alcune curiosità rinvenute incidentalmente dallo Schliemann, intento a ripercorrere i sentieri descritti da Omero. Il famoso piccione.
Un medley musicale natalizio del 1961, con la regia di Antonello Falqui e l’orchestra di Bruno Canfora, nel quale Emilio Pericoli canta alcune melodie disneyane con Renata Mauro, partner a lungo di Lelio Luttazzi anche a Carosello.
E’ online da una settimana, poco più, quindi ha avuto, al momento, poco più di 950 visualizzazioni.
Ci sono alcune storture che non starà a sottolineare perché non sono qui a menare il can per l’aia in questo blog, dato che il trasloco su Post Card Cult è quasi avvenuto.
Qua, nello specifico, c’è il secondo post.
Ma vari amici esperti, come Nunziante Valoroso (per citare l’eminenza del settore) non mancheramnno da qualche parte di rilevarlo. O almeno in cuor loro, diciamo così.
La voce fuori campo è di Virgilio Savona.
L’ultimo fotogramma, impossibile da bloccare, mostra le Gemelle Kessler nei panni di Topolino e Minni, mentre in quelli di Paperino c’è Don Lurio...
Meglio ancora, una puntata intera di Studio Uno, dello stesso anno: lo show più importante e indimenticabile delle televisone italiana.
La seconda volta in cui in TV veniva canticchiato il dinoverdiano Dada Umpa.
Se qualcuno ha il coraggio di visionare anche l’intervento di Marcel Amont guadambia (come dice Tanino) 60 anni di Purgatorio, nel senso che gli vengono scontati sulla pena complessiva per intercesione di Santa Chiara, patrona della televisione (infatti, con il Clarius explendescit del 17 febbraio 1958, Pio XII concesse questo patronato per quasta invenzione tecnologica dalla quale “possono venire grandissime utilità, ma purtroppo anche danni non lievi”.
Parole sante, da più di un punto di vista.