Tra i vari debiti (non di tipo economico, anzi, su tal versante vanto svariati crediti, benché non tenga a questo status) ne ho uno con Mister Maicol e il Dottor Mirco, perché non ho ancora dato conto, come meritano, dei loro stravenduti scarabocchi.
Adesso esce il quarto libro de Gli Scarabocchi di maicol&mirco.
Anche questa, che forse è una buona notizia, fa parte di quelle che stavano per irradiare con il loro ineffabile fulgore, il presente blog.
Nei prossimi giorni, consumati Pulcinelli, promettiamo di scrivere qualcosa di più su questi scarabocchi (più di fatto che di detta). Intanto, ecco l’introduzione nazional-filosofica del Conta Zarganenko.
Per il popolo – che i Due Emme non vogliono più bue – ecco un po’ di dati:
http://issuu.com/gliscarabocchi/docs/gli_scarabocchi_sono_mario-web
Su Faccialibro si trova ciò:
Facebook: https://www.facebook.com/GliScarabocchiDiMaicolmirco
Circa un anno fa scrissi una lunga introduzione a “Gli Scarabocchi di maicol&mirco”, scomodando come riferimenti Carmelo Bene, Pier Paolo Pasolini, Frank Zappa, Emil Ciorian, Achille Campanile, Albert Camus, Antonin Artaud e, per finire in bellezza, addirittura Giacomo Leopardi.
Molti probabilmente avranno pensato a delle esagerazioni dettate dall’amicizia, o dall’entusiasmo per un’opera divertentissima, o magari a un mero esercizio postmoderno di provocazione intellettuale.
Il libro che avete in mano in questo momento conferma che in realtà non esageravo per nulla.
Naturalmente, non l’avete in mano, state leggendo il computer, NdR
Se nella prima uscita de “Gli Scarabocchi”, infatti, la profondità della riflessione poteva rimanere nascosta sotto la superficie della volgarità blasfeme, qui il discorso, nella sua semplicità, si dichiara subito esplicitamente filosofico.
In altre vignette di maicol&mirco la voce dell’ascolto interiore può essere resa inudibile dal fragore della risata.
In questo caso, nel perfetto controllo quasi matematico dell’esposizione, la progressione comica accompagna la riflessione con un rigore inesorabile. Ho detto altrove che ne “Gli Scarabocchi”, anche nel più volgare, si avverte l’urlo di una innocenza tradita.
In un’altra, magnifica, vignetta maicol&mirco dichiarano che “la logica viene direttamente dall’inferno”. Traendo le conseguenze da queste due considerazioni, questo libricino sembra un “Tractatus Logicus-Philosophicus” scritto da un bambino, appena resosi conto dell’inferno che è la realtà senza illuminazione. Il libro inizia con la domanda fondamentale dei mistici, “Chi sono Io?”, o meglio “Che cosa è l’io?”.
La domanda che si poneva Pascal smontando le false certezze del pensiero razionale, che il maestro spirituale Ramana Maharshi pone come inizio della ricerca della verità, intitolando così il suo testo più famoso.
Domanda che viene rivolta come un’arma letale contro il protagonista di “Strade Perdute” dall’infernale Uomo Misterioso, che lo inchioda ghignando allo smarrimento schizofrenico della propria identità. Qui la domanda è posta, solo in apparenza giocosamente, utilizzando come falsa identificazione il nome proprio più comune e diffuso del nostro paese. Come il Mr.Jones di Dylan, l’Uomo Qualsiasi si ritrova di fronte all’impatto violento con l’assurdità del vivere, con l’impossibilità di comprendere il senso di alcunché.
La meccanica logica del dubbio, istintivo prima che metodico, che scatena la riflessione conduce a tutt’altre conclusioni rispetto all’ottimismo cartesiano, anzi ne capovolge le fittizie sicurezze razionali. La progressione comica ci accompagna di paradosso in paradosso, rivoltando fin dall’inizio quello celebre del mentitore, fino al paradosso supremo: il blasfemo percorso logico di maicol&mirco più che alla riflessione cartesiana si avvicina al precedente agostiniano, “Se sbaglio, dunque esisto”.
Ma non essendoci nessun dogma a consolarci, l’assunto pare rovesciarsi in un altro dogma, sbilenco e inquietante: “Esisto, dunque sono sbagliato”.
La conclusione, sull’ignoranza e la menzogna come unica forma di felicità, ci riporta circolarmente a un altro verso del già citato Dylan: “Tutta la verità del mondo risulta un’unica grande bugia”.
La logica lineare è un vicolo cieco che conduce al dubbio e alla disperazione. Per mostrare i buchi della filosofia occidentale c’è voluto un vignettista oltraggioso.
Leggetelo, e meditate.
Potete leggere altri articoli del Conte su: contezarganenko.blogspot.it
Le immagi non di Maicol, né di Mirco hanno il © dei loro bravi aventi diritto.
Circa quattro giorni fa usciva questo bel poster, edito dal Museo del Fumetto di Basilea.