Domenica uggiosa.
Mentre Prato Comics & Play si protrae, dopo aver parlato (come promesso) con Alberto Becattini anche di Carlo Raphaël Marcello (sotto in una sua nota foto), apriamo questo post su di lui (ma non solo) con una bella copertina dipinta da lui, giovanissimo, per Le Petit Sheriff.
CICKKQONE su di lei per ingrandirla.
E’ tratta dalla collezione di Roy Mann. Grazie
Di Marcello è anche l’originale realizzato per una copertina di Rin-Tin-Tin per il mercato francese.
Queste tavole e copertine sarebbero apparse anche in Italia per le Edizioni Cenisio, com’è noto (e come abbiamo ricordato ieri in conferenza, insieme a Daniele Caluri, Walter Venturi, Alessio D’Uva e Alberto Pagliaro).
In un’altra fase della vita dell’albo, le copertine sarebbero state tratte da disegni di Hugo Pratt, quando all’interno comparivano, in Francia e in Italia, storie del Sgt. Kirk.
Perlustrando la rete, ecco un testo su Marcello, tratto dal sito non specifico Il sorriso della bagiua, e quindi, forse, sfuggito agli appassionati.
L’ha scritto nel 2008 Alex, responsabile di quelle pagine web in occasione della scomparsa di Marcello.
Lo riproponiamo pensando di far cosa gradita a tutti, Alex compreso.
La sera del 23 dicembre a Mentone se ne è andato Carlo Raffaele Marcello, un grande disegnatore e un grande amico.
Nato a Ventimiglia il 16 novembre 1929, fu un fortuito contatto con la Sagèdition (un conoscente inviò alcune sue tavole in stile Milton Caniff a Parigi) che diede inizio alla sua carriera fumettistica, senza avere alle spalle alcuno specifico studio del disegno.
A 17 anni interruppe il Liceo Classico ed emigrò a Parigi, dove esordì nel 1947 con “Nick Silver”. Nel 1948 continuò con “Loana Principessa della Giungla”, per poi collaborare, a partire dal 1950, con Opera Mundi e Mondial Press, due agenzie che gli commissionarono delle riduzioni a fumetti dei grandi classici della letteratura.
Nel 1965 giunse alla serie “Il Cavaliere Sconosciuto”, che proseguì fino al 1970, anno in cui collaborò al settimanale PIF per la serie “Doctor Justice”.
In seguito collaborò anche a serie francesi in volume tra le quali “Histoire de France”, “La Dècouverte du Monde”, “Histoire du Far West” e “La Bible”.
Attivissimo, produsse decine di migliaia di pagine, anche cose inconsuete: come una Vita di Michael Jackson sul Journal de Mickey; Voulez Vous des Nouvelles, storie allucinanti per gli albi Duouis; La notte barbara, erotismo presso Albin–Michel editore e la serie Wayne Thunder, che appare dal 1987 su Tèlè-Moustique.
Sterminata fu la sua produzione, io ne ho riportato solo una parte, e quello che più colpisce all’occhio guardando le sue tavole è la qualità, sempre elevata, frutto di amore e di impegno assoluto per il fumetto.
Tornò in Italia alla fine degli anni Ottanta e nel 1991 iniziò la sua collaborazione con la Bonelli, per la quale realizzò alcune delle più belle storie di Tex e Zagor.
Come non ricordare di Tex “Il passato di Carson”, “Gli Invincibili” e “I sette assassini” o di Zagor “L’ Esploratore scomparso” e “L’isola delle ombre”?
Quasi tutte le tavole disegnate da Carlo in Bonelli furono su sceneggiature di Mauro Boselli, tra loro si era creata una perfetta alchimia e la si sente leggendo le loro storie.
Incontrai Carlo poco dopo il suo esordio in Bonelli, dopo aver letto la storia di Tex “I Diavoli Neri” nel 1991 e quel giorno mi cambiò la vita. Fin da piccolo mi è sempre piaciuto disegnare, la mia maestra mi spronava sempre a dare il massimo e mi faceva partecipare a tutti i concorsi di disegno che si presentavano.
Purtroppo dopo le medie inferiori non scelsi un istituto d’arte e sbagliai completamente l’indirizzo scolastico. Questo mi portò a lasciare la scuola e ad intraprendere il lavoro con mio padre, ma il disegno non lo abbandonai mai e continuai a dedicargli tutti i ritagli di tempo che il lavoro mi concedeva, weekend inclusi. Ma era solo una passione e non avevo mai considerato seriamente la possibilità di diventare disegnatore, fino all’incontro con Carlo. Vedendolo al lavoro sulle tavole di Tex, vidi il fumetto da un’altra prospettiva. In me scattò qualcosa e da quel momento mi misi con maggiore intensità a disegnare e non avendo basi di anatomia e prospettiva mi comprai diversi libri.
Il sabato ero solito andare a trovare Carlo, che pazientemente controllava i miei disegni e puntualmente stroncava senza pietà… erano veramente brutti! È sempre stato piuttosto severo nei giudizi e di questo non potrò mai ringraziarlo abbastanza, sono state proprio le sue critiche che mi spingevano a cercare nuove soluzioni e ad applicarmi con continuità. Un giorno propose a me e ad Andy di accompagnarlo in Bonelli Editore a Milano.
Furono tutti molto gentili e disponibili nel mostrarci il lavoro in una redazione e le varie fasi della nascita di un fumetto. Incontrammo Tiziano Scalvi e numerosi disegnatori e fu dopo quella visita che realizzai di voler disegnare fumetti. Da quel momento non smisi più di disegnare, il tempo non era mai abbastanza e feci un patto con mio padre, avrei lavorato solo 3 giorni a settimana e nei rimanenti mi sarei dedicato al fumetto, provandoci con tutte le mie forze.
(…)
La mia più grande tristezza è quella di non poter condividere con lui i miei lavori ora che sono approdato in Bonelli, Carlo avrebbe avuto ancora tanti consigli da darmi.
Mi impegnerò per non deluderlo, i suoi insegnamenti e la sua amicizia sono gemme preziose che custodirò dentro di me accanto a tutti i cari che ho amato. Grazie Carlo!
Alex
Di questo corso d’Acquerello parliamo quanto prima.
Il post su Silvia Gallerano torna appena possibile, implementato.
Chi lo desidera ne trova qui sotto un post-anticipo.