Dopo quattro post sul cinema d’animazione, si richiede a viva forza un “ritorno” dei fumetti.
Ecco, quindi, la rivisitazione di questo post, con necessarie aggiunte e qualche immagine in più.
I © delle immagini sono dei rispettivi aventi diritto.
Dopo aver incontrato di nuovo, tanti anni dopo, il nostro “allievo” Theo Caneschi (è forse riduttivo presentarlo così, data la sua abilità eccezionale, che certamente ha appreso per suo conto in lunghe giornate di studio e autoperfezionamento, ma tecnicamente è avvenuto che il presente blogger sia stato suo insegnante un pel po’ di anni fa, in un altro altrove), era scattato quasi automaticamente il pensiero di intervistarlo.
Nella foto sopra eccolo con Sara Sasi, un mesetto fa, in occasione dell’iniziativa fumettistica Comics Jam, voluta dalla Fondazione Ferragamo.
Ma qualcuno mi ha preceduto, rivolgendo a Theo praticamente le stesse domande “techiche” che avrei anche (in altre circostanze, semmai) pensato io stesso.
Per questa ragione, mette conto rimandare i visitors di Cartoonist Globale all’ottimo lavoro di Davide Occhicone (che con l’occasione saluto), dipanatosi in due post, questo e questo, all’interno del suo blog Fumetti, inserito nella piattaforma PostCardCult.
Classe 1973, dopo aver frequentato sino 1994 la sede firentina della Scuola Internazionale di Comics, quando era ubicata non lontano dal Giardino di Boboli, Theo (che ha anche il merito non secondario di frequentare questo blog di quando in quando) si fa le ossa come illustratore.
Quindi, parte a razzo nell’ambito del fumetto di ambientazione storica su una serie lanciata in terra francese, Le trône d’argile da noi chiamata Il trono d’argilla, scritto da Nicolas Jarry e France Richemond.
Theo è anche il disegnatore di Le Pape terrible, con i testi di Alejandro Jodorowsky, che narra le vicende e gli intrighi del pontefice Giulio II, detto “il Papa guerriero”.
Di Jodo, fra l’altro, è stato dato alle stampe, poco più di un mese fa, il suo antico lavoro con Jean Giraud Gli occhi del gatto, che (malamente, è verissimo) già pubblicammo all’albeggiare degli anni Ottanta nel primo numero dell’edizione italiana di Métal Hurlant.
Qualcuno avrà forse ancor seco quel seminale fascicolo.
Facciamo pure questa divagazione.
Nel 1978 Alejandro Jodorowsky e Moebius realizzarono, dunque, questo Gli occhi del gatto e il Fumetto non fu più lo stesso, diciamolo pure in modo roboante: si tentò di dimostrare che la pagina potevaessere considerata tanto uno schermo cinematografico, quanto un sipario teatrale.
Quest’opera è di nuovo disponibile nel mercato italiano, presentata nel formato originale dalla benemerita casa editrice Magic Press.
Con appena 10 euro viene via.
Dall’introduzione di Alejandro Jodorowsky:
“È stato il caso a decidere del mio incontro e della mia amicizia con Moebius. La forza che ci ha spinti a creare insieme la nostra opera fumettistica doveva essere senza alcun dubbio di natura magica. […] Proposi a Jean una storiella con cui, in cinque tavole, raccontavo la storia di un ragazzino cieco. Moebius trovò lo spunto affascinante, ma la storia si chiudeva in cinque pagine, quando ce ne servivano venticinque. ‘Faremo a meno della struttura convenzionale’, gli risposi.
Ogni qual volta finiva una tavola, mi telefonava. E io, spinto da insanabile curiosità, saltavo in macchina e andavo a trovarlo. Per ammirare ciascuna di quelle magiche tavole dovevo percorrere cinquanta chilometri all’andata e cinquanta al ritorno. Cento chilometri in tutto, che avrò ripetuto venticinque volte. Come dire 2500 chilometri da me dedicati esclusivamente a Gli occhi del gatto.
E non mi pesò affatto. L’arte di Moebius merita questo, e ben altro ancora.
Alejandro Jodorowsky, Parigi, 29 luglio 2011
(la cover de libro è immediatamente sotto, poi torniamo a Theo).
In Italia, il primo volume della collana, in un formato abbastanza ridotto, ma soddisfacente, è apparso alla fine del 2012 nella bell’edizione della RW Lineachiara, etichetta con la quale ne vedremo delle belle a cavallo fra il 2013 e il prossimo anno.
Per ricordare, La montagna sacra, vecchio capolavoro ancora ultrameritevole di essere visionato, di Alejandro Jodo, che compare (anche) in veste di attore nelle scene embeddate a mo’ d’epilogo.