L’intenzione era quella di proporre, da adesso e nel corso di giugno, delle nuove schede biografice di Alberto Becattini (per esempio su Carl Buettner e su Stan Walsh, prossimamente di nuovo in edicola con una delle sue storie più famose quanto rare).
Ma alcuni vecchi post della serie, per qualche strana ragione, sono apparsi deformattati e scombinati. Allora, a mo’ di assaggio, ne restauro uno.
Quello che segue. Vediamo come viene.
Prosit.
In attesa di news anche su iniziative eccezionali come Etna Comics, la Mostra del Fumetto di Reggio Emilia, la presenza a Strasburgo di alcuni fra i massimi fumettisti italiani.
Dopo il lungo excursus su Fred Abranz, Alberto Becattini torna alla carica con un altro autore, alcune storie del quale abbiamo pubblicato negli ultimi anni su Zio Paperone, ma sulla cui personalità (e attività complessiva) resta ancora da indagare.
Per chi a suo tempo (come il sottoscritto, e come un po’ tutti) ne avesse declinato il cognome con una “p” in più, vale come riprova la sua firma “Thomson”, che per ben due volte osserviamo in questo servizio di Alberto.
A lui la parola.
Riley Allen Thomson, Jr. nasce ad Alhambra, in California, il 5 ottobre 1912.
Dal 1926 frequenta la Alhambra High School, dove oltre a praticare diversi sport (nuoto, football, atletica) è membro dell’Art Club e del Cartoon Club, del quale diventa poi presidente.
Diplomatosi nel 1931, comincia a dedicarsi seriamente al disegno e crea una striscia a fumetti tutta sua, Bobo and Herman, che tuttavia resta inedita.
Nel 1935 approda allo studio diretto da Leon Schlesinger per Warner Bros. ed è animatore di diversi cortometraggi per i registi Friz Freleng e Jack King.
Nel 1936 passa allo Studio Disney, iniziando come assistente di Dick Huemer per la serie Silly Symphonies e per il lungometraggio Snow White and the Seven Dwarfs (Biancaneve e i Sette Nani).
Alla fine del 1937 diviene animatore a pieno titolo e fino al 1940 lavora ai cortometraggi di Topolino (e a The Sorcerer’s Apprentice, sequenza di Fantasia) con i registi Bill Roberts, Ham Luske, Dick Rickard, Clyde Geronimi e James Algar.
All’inizio del 1940 viene promosso regista. Assistito da Ralph Chadwick e poi da Ray de Vally, dirige due cortometraggi di Paperino, poi si concentra su Topolino.
Il suo migliore amico è il grande animatore Freddy Moore, e insieme i due danno vita a quello che gli storici disneyani chiamano the drunk Mickey (“il Topolino ubriaco”).
In effetti, Thomson e Moore stessi sono amanti della bottiglia, e si narra che un giorno, durante lo sciopero che blocca lo Studio Disney nei primi mesi del 1941, si lancino con l’auto contro gli scioperanti, in stato di ebbrezza. Sia Moore, sia Thomson appaiono in persona nel lungometraggio The Reluctant Dragon (Il Drago Timido, 1941).
Nel 1942 Thomson è tra i colla-
boratori della serie propa-
gandistica Why We Fight, diretta da Frank Capra, poi assiste Ham Luske nella regia del cortome-
traggio The Pelican and the Snipe.
All’inizio del 1943 viene richiamato alle armi.
Congedato nel 1946, torna in forza allo Studio Disney come sceneggiato-
re di cortometraggi per il regista Jack Hannah.
Nel cortometraggio con Pippo They’re Off! (1948), da lui sceneggiato con Campbell Grant, il nome “Riley Thomson” appare sul programma delle corse come proprietario di uno dei cavalli in gara.
Alla fine del 1950 Thomson lascia l’animazione e passa al Reparto Fumetti, dove disegna, per i quotidiani USA, le tavole di Fratel Coniglietto e diverse strisce con Topolino per la serie “muta” Mickey Mouse and Friends.
Da indipendente, nel periodo 1950-53, realizza anche diverse storie con i personaggi Disney per gli albi pubblicati da Dell/Western. Di solito si limita al disegno a matita (per l’adattamento del film Alice nel Paese delle Meraviglie, le chine sono del suo collega Bob Grant).
Con tutta probabilità sceneggia anche alcune delle storie che disegna, come quelle con Grandma Duck (Nonna Papera). In una di esse, mostrando la Nonna in fasce, ne rivela addirittura il nome: Elvira (Elviry) Duck.
In una storia di Paperino mette invece in caricatura l’amico Freddy Moore.
In diverse storie, Thomson inserisce inoltre una sorta di “marchio di fabbrica”, una mucca al pascolo vista da dietro. L’unico suo lavoro non disneyano per i comic books sembra essere la copertina/retrocopertina per un albo speciale con Woody Woodpecker (Picchiarello). Si tratta di quella riprodotta qui, la seconda del trittico. NdR.
Ma per sicurezza, eccola di nuovo anche sotto.
Per la Western, ancora nel periodo 1950-53, illustra anche due volumetti con Picchiarello e almeno uno con i personaggi Disney.
Dal 1956 è layout man per Jack Hannah presso lo studio di Walter Lantz, ma continua a collaborare con lo Studio Disney per strisce e tavole a fumetti fino al 26 ottobre 1959, quando prende un congedo a tempo indeterminato per ragioni di salute.
Scompare il 26 gennaio 1960, a soli 47 anni.
Una precisazione: Il cognome dell’autore è effettivamente Thomson (senza la “p”). Lo si deduce anche dai dati anagrafici di suo padre, Riley Allen Thomson, Sr. (nato il 9 giugno 1888), che lavora anch’egli allo Studio Disney. E’ ingaggiato come guardia addetta alla sicurezza, dal 24 ottobre 1938 fino al 2 settembre 1964.
Scompare il 25 maggio 1965.
Tra le immagini: sopra una caricatura di Riley Thomsson (il magro) insieme ai colleghi disneyani Roy Williams (il grosso) Fred Moore (seduto e sconvolto).
A seguire, un disegno di Moore con Topolino e Minni per il cortometraggio The Nifty Nineties, di cui Thomson è regista.
Ancora sotto, oltre a una Nonna Papera con Ciccio, illustrazioni da libri illustrati con Picchiarello e Andy Panda (grazie ad Andrea Ippoliti per una parte delle stesse).
Il © di Topolino, Nonna Papera & C. è Disney, quello di Andy Panda e Woody Woodpecker è Universal / Walter Lantz Estate.