Come promesso, Alfredo Castelli interviene sull’argomento di questo giorni, fornendo anche qualche interessante immagine. Lo fa con due commenti.
Il primo risale a qualche giorno fa, ed è leggermente aggiornato. Il secondo segue alla disanima di Franco Bellacci messa online ieri.
Ad Alfredo la parola.
Sopra: la testata Record è probabilmente disegnata da Jacovitti
A proposito di “Record”: sono sempre stato curioso di saperne di più su questa mysteriosissima rivista di cui credo siano usciti solo due o tre numeri.
Perché mysteriosissima? Perché – come mi ha confermato a suo tempo Carlo Peroni, che all’epoca di “Record” lavorava per il “Vittorioso” – caso più unico che raro era stampata negli Stati Uniti, probabilmente nella tipografia della Charlton Comics di Derby, Connecticut.
Ho scritto “confermato” perché basta averla fra le mani per esserne sicuri senza bisogno di testimonianze: oltre al formato, condivide con i comic book di allora la stessa, inconfondibile carta, retinatura, colorazione, stampa e il caratteristico odore (profumo?).
Era, in effetti, edita da una casa editrice americana, la Catholic Publications Inc., con sede a Derby come la già citata Charlton.
Tra il 1946 e il 1949 la Catholic Publications pubblicò 29 numeri di “Catholic Comics”, un albo antologico educativo composto da un racconto sportivo iniziale (“Bill Brown of Notre Dame”), e vari racconti di supporto (“Father O’Malley”, “Sir Galahad”, “Betty Bob” e altri), un racconto umoristico (“Pudgy Pig” o “Aesop’s Fables”), una rubrica a scientifica e molti fumetti a tema cattolico dedicati alla vita di Santi e Papi, alle chiese e ai santuari.
Li potete leggere o scaricare tutti in
http://comicbookplus.com/?cid=2390
Chiusa la serie, anche la Catholic Publications scomparve senza pubblicare altro.
La fonte principale dei fumetti era la Funnies Inc. di Lloyd Jacquet, una delle principali agenzie presso cui si forniva la Charlton. La serie portante era “Bill Brown of Notre (senza accento circonflesso) Dame”, un giovane atleta di quell’università cattolica dell’Indiana, i cui allievi si impegnavano a non bere, non fumare e non giocare a carte.
La serie era stata ideata da Jim Butz (non uno pseudonimo, ma un vero allievo dell’istituto); il nome del protagonista era quello di un atleta universitario popolare negli anni ’20. Le tavole venivano disegnata a New York dagli autori della “Funnies Inc”, tra cui Tex Blaidsell e un Joe Orlando alle prime armi.
“Father O’Malley” di Pierre Charpentier (?) si muoveva in un’istituzione altrettanto esistente, la St Cecilia Catholic Youth Organization.
Le serie umoristiche erano firmate da Schertz (“Pudgy Pig”) e dall’incredibilmente incapace Lee Sherman (“Aesop’s Fables”).
“Record” (36 pagg. anziché le 52 originali), uscito senza data ma pubblicato quasi certamente nel 1948, ne costituiva una traduzione parziale e riveduta.
Il N. 1, per esempio, ha la stessa copertina (di Tex Blaidsell) e lo stesso racconto di Bill Brown of Notre Dame del N. 9 di “Catholic Comics”, ma le pagine restanti ospitano episodi di Pudgy Pig e Sir Galahad tratte da albi differenti, insieme al fumetto (colorato e retinato all’americana ma mai pubblicato in USA) “Lo Sparviero Azzurro”, di Randolph (sic; non “Roudolph”) e Cassoni, che, come Jacovitti, erano collaboratori del “Vittorioso”.
Il “Gerente responsabile” di “Record” era infatti Armando Ravaglioli, scomparso nel 2009, noto per i molti volumi dedicati a Roma e all’epoca direttore dell’AVE, che pubblicava “Il Vittorioso”. Come sosteneva Peroni, “Record” era di fatto un albo della stessa casa editrice.
Qual era il legame tra AVE e Catholic Comics?
Andava al di là del semplice rapporto licenziante – licenziatario? Perché l’albo veniva stampato negli Stati Uniti (capirei se le edizioni fossero state identiche: la tiratura proseguiva cambiando la lastra del nero con il lettering, risparmiando gli allora alti costi di avviamento, ma l’albo era creato ex novo)? Come si svogevano materialmente gli scambi di materiale (per esempio: il lettering era fatto in Italia, o in USA su traduzioni fatte in Italia, o anche le traduzioni erano americane?)?
Boh! Se qualcuno lo sa, parli ora o mai più!
Ed ecco il commento successivo, di Castelli.
Da quanto racconta Enzo Cassoni, vedi blog:
“Enzo Cassoni parla della nascita della rivista, dovuta all’iniziativa del giornalista Armando Ravaglioli, il quale, “avendo proposto un suo progetto ad un noto editore italo-americano (Mister Santangelo, oriundo abruzzese), era riuscito a varare la rivista Record!, quindicinale di avventure sportive.“
Dunque, ecco che ci siamo. Armando Ravaglioli (che, come ho scritto,era il direttore generale dell’AVE, non semplicemente un giornalista) prende contatto con “il noto editore italo-americano Mister Santangelo”.
Chi era “Mr. Santangelo”?
Si trattava di John Santangelo, l’intraprendente comproprietario (con Ed Levy, che aveva conosciuto in carcere dov’era finito per violazione di diritti d’autore (!) della Charlton Comics di Derby.
Santangelo e Levy erano abilissimi nello scoprire nuovi mercati, e facevano “tutti in casa”, dalla produzione, alla stampa alla distribuzione.
E’ facile immaginare che Ravaglioli abbia proposto a Santangelo (o viceversa) qualche operazione comune tra Catholic Comics e del Vittorioso, che magari doveva sfociare in una versione usa del settimanale AVE, ma che si è limitata al tentativo di “Record”.
Sopra, una storia di pugilato con Grillo e Grullo, da “Record”, dal titolo in questi giorni particolarmente suggestivo.
Ho provato a ingrandire la firma: c’è un ghirigoro che sembra “Ciani” o “Gani” o “Galli” e poi “Renato”. Magari sono due firme.
Magari Renato è Polese, ma non credo proprio.
Boh.
Sotto, la storia di Bill Brown, dal giornale della University of Notre Dame (29 Aprile 1949).
Chissà se lo sceneggiatore Dan Gentile è parente del Sal Gentile della Charlton!
E per finire, fuori tema, una valutazione di Jac!
ULTIM’ORA!
Giancarlo Malagutti (grazie!) ha un’aggiunta da fare. Qualcuno può indagare partendo da qui. Eccolo:
Luca,
questo nome mi ha acceso una lampadina e, credo, ma non ci giuro, che Ciani sia un pittore (temo ora scomparso).
Le note che mi han passato amici artisti dicono che abbia partecipato a una collettiva nel 1961. “Quadriennale d’Arte di Roma. Premio nazionale di Paesaggio Autostrada del Sole”
Se qualcuno ha il catalogo o a Roma riesce ad accedere agli archivi, qualcosa troverà.
Ti allego copertina catalogo trovata in rete.