Dei due intervistati di questi giorni, Fabrizio Petrossi e Francesco Coniglio, riprenderemo a parlare nei prossimi post, in dicembre.
Intanto scivolate, oggi, fine mese, giù giù sino alla fine di questo post per prendere atto dell’offerta impossibile (ma per qualcuno imperdibile) fatta da Groupalia.
L’imbecillità non ha limiti, “mi sia consentito il dire” (citando Giulio Marchetti, alias Battista, nello show Giovanna, nonna del Corsaro Nero).
I nostri lettori (e amici, e lettori-amici, che poi sono la stessa cosa) contribuiscono in continuazione a sommergerci di informazioni e immagini.
Benone. Cerchiamo di tenere il passo, riuscendoci a malapena.
Ma vabbe’…
Federico Mazzoncini ci segnala la foto di apertura e commenta:
Ma… lo sapevi che, fra l'”altro materiale” che citi, esiste anche un TOPO GIGIO chogokin Popy (ora marchio Bandai)?
Proprio così: è il numero 71 della stessa serie che aveva proposto robotterie assortite del calibro di Mazinga, Getta Robo e tutta quella pletora di figures in metallo che facevano la bava dei bimbi nei ’70…
E raggiunge anche quotazioni di tutto rispetto, sul mercato del Vintage…
Grazie a Federico e al forum di Giocattoli Vecchi, che ha messo in circolazione le foto di questi pupazzi.
Da noi, negli anni Sessanta, dei giocattolazzi di Topo Gigio in plastica scadentissima si contendevano la piazza con l’Angelino di Paul Campani per essere venduti sulle bancarelle e nei negozi di serie zeta, rivestiti con magliette delle varie squadre calcistiche sulla cresta dell’onda.
Il modello del toy era piratato sulla base di questo, sempre in plastica di risulta, abbinato alle confezioni di detersivo Super Trim.
Quello a destra, invece, è un altro pupazzo, sempre di Angelino, in plastica dello stesso tipo di cui sopra, a rischio di autodisgregazione imminente.
Le valutazioni di Federico nascono dalla rilettura di quanto segue, rilanciato oggi su Twitter e FaceBook.
Disegnato nella Terra del Sol Levante, Gigio aveva caratteri somatici affatto diversi da quelli adottati per lui dal disegnatore prescelto, suo malgrado (così penso) per il settimanale per ragazzi del Corriere della Sera: nientemeno che il leggendario Dino Battaglia, non troppo a suo agio con gli animali antropomorfi.
Il famoso topo di Maria Perego era… famoso (appunto) anche in Giappone nel 1967, anno al quale sembrano risalire tutti questi articoli sospesi tra il kitsh sfrenato e l’ipnotico, prodotti ufficialmente (non sono tarocchi) molto tempo della sciagurata serie animata, sciroppata anche dai teleutenti italici, nella quale era considerato un alieno.
Come si vede, con Topo Gigio, evidentemente influenzato dalle pellicole di James Bond, sono presenti in questi manga atipici (o forse si possono definire più propriamente illustrazioni in testo?) anche una sorta di Rosy, la topolina che ha una cotta per lo stesso, e una specie di Gatto Ortensio, ispirate ai pupazzi animati.
Come accadeva in Italia per qualche caso, le storie sono abbinate a dischi in vinile o altro materiale.
Immediatamente sopra, la copertina del libro-disco col topo; cosa canterà il Gigio giapponese? La versione locale di Strapazzami di coccole? Oppure …Ma se vedo la gruviera, scappo via e buonasera?
Qui sotto, l’allegato al libretto: il cosiddetto flessibile in plastica colorata; è un tipo di disco a 45 o anche a 33 giri che in Italia circolava come supporto economico a musiche o a registrazioni di altro tipo nel ventennio Cinquanta-Settanta, preferibilmente come allegato a giornali e rotocalchi, o come veicolo pubblicitario diffuso gratuitamente.
Sotto, le cretinate. Offrire un kit in relazione a un romanzaccio come quello, non a caso letto sulla spiaggia dalla Minetti (e da un’altra ecatombe di BIIIIP) è davvero il massimo.