Per qualche insondabile ragione, il post precedente sul grande Enrico Bagnoli ha alcuni errori e refusi che il programma Typepad non consente di correggere, è come se avesse imbalsamato la sua impaginazione.
Per questo, ne riporto qui il contenuto corretto, ringraziando moltissimo Renata Pfeiffer e Laura Bagnoli, moglie e figlia dell’eccezionale disegnatore e uomo d’editoria, che hanno scitto due toccanti messaggi fra i commenti a questo post; commenti scritti col cuore che mi piacerebbe evidenziare in un altro post.
Nel frattempo, amici e collezionisti, lettori di Cartoonist Globale ci hanno inviato materiali strani e rari di Bagnoli, da mostrare. Mi riprometto di farlo, adesso e in futuro, per ampliare lo spettro d’interesse (o anche solo di curiosità) su questa gloria del nostro piccolo mondo di balloons e vignette.
Fra questi, Sergio Lama, uno dei massimi collezionisti italiani di “carte povere” (e quindi anche di albi e giornali a fumetti), ci ha inviato dei documeti eccezionali, dei queli mostriamo il primo: una tavola apparsa sull’effimero settimanale Bimbe d’Italia, dove Bagnoli lavorava fra il 1940 e il 1941, ovvero quando il precocissimo artista aveva 15/16 anni!!
Con un paio di CLIC sopra, si ingrandisce quanto basta per poterlo vedere meglio.
E subito dopo, i contenuti del “vecchio” post.
Alfredo Castelli ci ha informato della scomparsa, avvenuta l’8 settembre alle 13:15 del grande Enrico Bagnoli, sopra in un autoritratto.
Quello di Bagnoli è un nome che forse dirà poco alle generazioni di giovani lettori di fumetti, ma che dev’essere incluso nel Pantheon di massimi interpreti di Fumetto popolare italiane di taglio naturalistico, o “verista”, come lo definiscono alcuni, magari suggestionati da Giovanni Verga.
Di Bagnoli e di un minimo gruppo di fumettisti che lavorava con lui fu l’idea di Strippy, la ragazzina detective che fu onorata con un albo proprio nell’anno del Maggio Francese, quando la Arnoldo Mondadori esplorava nuovi orizzonti fumettistici per conquistare nuove fasce di lettori, in particolare quegli adolescenti che manifestavano il loro entusiasmo per Superman, Batman e gli altri supereroi della DC Comics, onorati da quegli anni in poi con albi propri in formato comic book.
Quasi come gli originali di Oltreoceano. Ma contenevano varie storie realizzate nella Penisola, abilmente miscelate a quelle tradotte. Bisognerebbe ristamparle, queste avventure autoctone, forse mai tradotte per il mercato estero.
Di Bagnoli, realizzata insieme ad Antonio Toldo, è l’illustrazione con Batman e Robin qua sopra.
Bagnoli era nato a Milano il 21 agosto 1925.
Come molti altri colleghi della sua generazione è stato un fumettista precoce, già all’opera all’età di 18 anni, collaborando con le Edizioni Alpe di Giuseppe Caregaro , etichetta per la quele realizzava episodi di Volpe e Saetta. Dopo la guerra, lavora per il settimanale della Casa Editrice Universo L’Intrepido, e anche per Dinamite e Topolino.
Dal 1954, Bagnoli esercita la sua professione per molte case editrici straniere, come la francese Dargaud, l’inglese Fleetway Publications e la tedesca Springer Verlag. Negli anni Sessanta, presso la già citata Mondadori, Bagnoli è responsabile di testate come Classici Audacia, oltre che di Superman e Batman. Per queste pubblicazioni fa realizzare storie nuove a dei colleghi, e disegna anche personalmente illustrazioni per rubriche varie.
Lo splash panel per l’episodio L’artiglio della Gatta, in perfetto sile made in USA contemporaneo (quello della rivisitazione spietata dei personaggi e dell’impaginazione delle tavole, dovuto soprattutto a Neal Adams) è di una coppia di fumettisti italiani.
Si firmano Paul and Peter Montague, ma sono in realtà Paolo e Pietro Montecchi.
Sopra, una bellissima tavolta, firmata, con Superman e compagni. Proviene dalla collezione di originali di Romano Felmang, che come sempre questo blog ringrazia.
Nel 1969, Bagnoli diventa redattore del Corriere dei Piccoli. Quella della Società Editrice Fratelli Crespi & C., che lo pubblica, ha l’aria di essere una vera e propria linea culturale strategica. O almeno lo è secondo le intenzioni di qualche suo dirigente, che offre carta bianca appunto aBagnoli, affinché programmi e diriga albi di grandi autori francofoni.
Letture di questo tipo saranno fondamentali nell’educazione dei ragazzi italiani a un gusto narrativo e grafico assai sofisticato, quello che più tardi spingerà alcuni di loro, una volta divenuti cresciutelli, ad apprezzare riviste come Totem, Pilot, o Comic Art: le più legate alla bande dessinée. Infonderanno anche l’amore per il fumetto nelle menti di giovani lettori che in futuro diverranno a loro volta cartoonist, come ha fatto notare in una sua intervista Franco Saudelli, ricordando la personale esperienza e il suo imprinting.
In questo momento della sua multiforme esperienza professionale, fine anni Sessanta e inizio anni Settanta, Bagnoli è un vero e proprio paladino del fumetto avventuroso franco-belga. Poco prima se n’era occupato alla Mondadori suscitando, e poi dirigendo, la celebrata collana dei Classici Audacia (1963-1967): uno dei ripetuti tentativi dell’azienda di moltiplicare i lettori di fumetti evitando corposi investimenti in riviste vere e proprie, che richiedono l’impegno di redattori esperti e causano problemi di gestione non secondari.
Una volta chiusi i Classici Audacia, valutati dai contabili di Arnoldo poco redditizi, Bagnoli porta con sé personaggi e know how per riprodurne pedissequamente i parametri negli Albi Ardimento, che ne costituiscono l’ideale prosecuzione.
Tra i fumetti di altissimo livello di scuola franco-belga che i ragazzi italiani incontrano in questo periodo, vanno citati almeno gli umoristici Mignolino e Clorofilla (Chlorophylle) e Robiolina (Sybilline) di Raymond Macherot; I Puffi (Les Schtroumpfs), Rolando e Pirulì (Johan et Pirlouit) e Poldino Spaccaferro (Benoît Brisefer) di Peyo (al secolo Pierre Culliford); Gastone l’addetto di redazione (Gaston Lagaffe) di André Franquin; Lucky Luke di Morris (Maurice de Bévère) e René Goscinny, Umpah-Pah (Oumpah-Pah) di Albert Uderzo e ancora di Goscinny.
Tra le menzioni d’onore, ecco i western non convenzionali e non hollywoodiani Comanche di Hermann (Hermann Huppen) e Greg (Michel Regnier) e Blueberry di Gir (Jean Giraud) e Jean-Michel Charlier; ed ecco le serie di ambientazione storica, come Cavaliere Ardente (Chevalier Ardent) di François Craenhals, e Corentin di Jacques Van Melkebeke e Paul Cuvelier.
Gianni Milone ci ricordava, fra l’altro, che a Bagnoli va il merito non secondario di aver portato Asterix in Italia, con le traduzioni di Marcello Marchesi…
Molto séguito, infine, riscuotono le serie di ambientazione contemporanea, come Dan Cooper di Albert Weinberg, Bernard Prince di Hermann e Greg, Ric Roland di Tibet (Gilbert Gascard) e André-Paul Duchâteau, Michel Vaillant di Jean Graton.
In seguito, Bagnoli lavora presso la Fratelli Fabbri Editori, occupandosi di editoria didattica.
Dal 1985, disegna l’alfredocastelliano Martin Mystère della Sergio Bonelli Editore firmandosi con lo pseudonimo di “Henry”.
Alberto Becattini ci ha inviato la scheda bio-bibliografica dell’autore realizzata su Bagnoli per un numero di “Fumetto”.
Grazie anche a lui.
La riporto di seguito:
Enrico BAGNOLI (Milano, 21/8/1925)
Esordisce come fumettista nel 1941 su Bimbe d’Italia (Nuova Aurora), poi realizza alcuni Albi Impero (1942-43), Furio Almirante per L’Audace (1943) e diversi episodi di Volpe e Saetta per Le più belle Avventure (1943-46).
Nel 1945 su Dinamite disegna Il Solitario e inizia Il terrore di Allagalla, poi completato su un Albo d’Oro di Mondadori (1948).
Per il Topolino “giornale” disegna Sunda e Upasunda (1946-47).
Tra il 1948 e il 1954 disegna per gli albi delle editrici statunitensi Fiction House (Futura, Tabu), St. John (Authentic Police Cases) e National/DC, firmandosi talvolta “Martin”.
Sul mercato britannico è attivo dal 1958 al 1966, attraverso agenti e intermediari che includono Plazzotta, Lubrani, Vuolo, Finzi, D’Ami.
Buona parte delle storie britanniche di Bagnoli viene disegnata in collaborazione con Antonio Toldo o con gli sfondi di Angelo Platania.
Illustra anche storie per la francese Dargaud (A tout coeur, 1954-57) e per la tedesca Springer disegna Mike Merlin (1980-81). In Italia, dal 1965 al 1968 dirige per Mondadori le testate Classici dell’Audacia, Batman e Superman/Nembo Kid, disegnando con Toldo alcune storie dei super-eroi della DC Comics, oltre a Nic Cometa (1968) e Tony (1970).
Collabora inoltre con Intrepido e Albi dell’Intrepido (1946/64-65), Corriere della Sera, Corriere dei Piccoli (Piero, Patti e Passatù, 1976-77), Corriere dei Ragazzi (Marty Ferro, Nick Carbone, 1976-84) e Il Giornalino (James Dean, 1985). Dal 1986, con lo pseudonimo “Henry”, disegna Martin Mystère e Dylan Dog per Bonelli.
Come illustratore di classici per l’infanzia e libri scolastici è attivo con editori quali Ghisetti e Corvi, Carroccio (Dalla Terra alla Luna, Il Corsaro Verde, Ivanhoe, Il cavaliere solitario, La crociera della Tuonante e I corsari delle Bermude, 1954; Gli ultimi filibustieri, Il figlio del Corsaro Rosso e Le ultime imprese del Corsaro Nero, 1955), UTET (La principessa dei nani, 1957) e Fabbri.
L’agenzia afNews di Gianfraco Goria ci ricordava un anno fa, in occasione dell’ottantaseiesimo compleanno dell’autore, che aveva appena terminato di disegnare l’episodio Ritorno ad Allagalla, riallacciato a Il terrore di Allagalla, una delle prime storie da lui disegnate per Dinamite nel 1946, 66 anni fa.
A tutt’oggi non ha ancora visto la luce nella collana della Sergio Bonelli Editore, ma lo aspettiamo con ansia, come testamento grafico-letterario del Maestro scomparso.