E’ uno stillicidio: grandi artisti di una o due generazioni fa se ne volano via col vento in questo 2012, che non è da meno del 2011 rispetto a questo primato spiazzantemente triste.
Proprio così: è adesso la volta di un Maestro del Fumetto internazionale come Joe Kubert, qui sopra in un’autocaricatura che ben definisce uno stato d’animo che conosciamo piuttosto bene: quello dell’accerchiamento.
Joe, che abbiamo ben conosciuto per averlo ospitato assieme al figlio Andy a Lucca (dopo un incontro alla San Diego Comic-Con) se n’è andato nella mattina di ieri a 85 anni.
Un grande, grandissimo disegnatore di “maschi” del fumetto: da combattenti in guerra a figli delle scimmie, da supereroi a cavernicoli muscolosi o simil-tali, per dire. Una grande conoscenza del corpo e della recitazione degli uomini, quella che lo condusse anche a lavorare per la Sergio Bonelli Editore a un episodio particolare, indimenticato, di Tex Willer.
Kubert era sincero, generoso, aperto, disponibile, anche estremamente consapevole del proprio talento, il che non guasta mai (e come avrebbe potuto essere altrimenti?). Nel pur breve tempo in cui ho potuto incontrarlo, anche presentandolo pubblicamente in un incontro ai fans italiani, sono riuscito a vederlo esuberante, commosso, lucidamente critico, attento e prodigo di consigli verso il primo giovane aspirante fumettista che veniva a chiedergli consiglio, e perfino abbastanza fuori dai gangheri per un incidente artistico capitatogli fra capo e collo durante la sua permanenza in Italia e del quale non dirò.
Non ho nostre foto di allora (nemmeno con Andy), benché nei forzieri dell’attuale Lucca Comics sicuramente ne giacciono alcune. Conservo, comunque, come suo ricordo, un Tarzan molto dettagliato schizzato in fretta mentre preparavamo con fatica la cerimonia di premiazione nella “saletta” attigua della tensostruttura apposita, e che non avrei mai ottenuto se a seguire il disegno (rapido come non mai) non fosse intervenuta la giornalista Federica Mabellini, mentre qualunque passante mi distraeva vomitandomi addosso (com’era d’uso) i suoi problemi estemporanei.
Ad afNews devo invece la foto sopra, la sola che sono riuscito a reperire di Joe Kubert da noi, qui al fianco di Will Eisner, e che fu scattata da Gianfranco Goria, attivo in quell’edizione lucchese della Primavera 1998.
Erano gli anni del suo importante graphic novel Fax from Sarajevo, suscitato dall’amico Ervin Rustemagic (che ne è di lui, adesso, a proposito? Se ci legge, gli invio un saluto), vincitore di un Eisner Award più che meritato nel 1997.
A William Brignone si deve la segnalazione di una vendita (avvenuta tempo fa) di eccezionali originali di copertine realizzate da Kubert, lanciata dalla rinomata casa d’aste americana Heritage.
Data la bellezza e l’interesse di questo materiale ne segnalo alcune, che si suppone restino nel web anche quando in futuro gli originali si saranno già involati verso mète collezionistiche insondabili.
Con un doppio CLIC sopra si possono vedere i dettagli di queste tavole, riprodotte in formato molto grande. E’ un po’ come assistere a una mostra di tavole originali del grande Joe, impossibilità di toccarle o di annusarle a parte.
Sotto, Joe Kubert disegna con l’ottima compagnia di John Romita, Sr. alla convention di Baltimora un lustro fa, la Baltimore Comic-con.