La mattina dell’ultimo giorno di marzo, il carissimo Rodolfo Cimino ci ha lasciati.
Le otto pagine già riempite sinora dai commenti di lettori del Papersera, alcuni dei quali erano entrati in contatto diretto con Rodolfo negli ultimi anni, danna un’idea dell’affetto provato per lui da tantissimi bambini (ed ex bambini) cresciuti leggendo le sue storie.
Almeno tre generazioni di lettori, in moltissimi Paesi del mondo, nei quali le storie italiane, e quindi anche quelle di Rodolfo, erano (e sono) regolarnmente tradotte.
Ieri pomeriggio, al convegno su Fumetti e Matematica tenutosi nella Venezia di Rodolfo, ho sedicato a lui la mia relazione (anche) disneyana. Ben poca cosa, fatta istintivamente. I tanti studenti di Matematica e professori di discipline diverse pesenti in sala, moli dei quali lontanissimi dall’ambiente del Fumetto, lo hanno applaudito.
Qualcuno ha capito chi fosse ricordandosi di Reginella. “Una storia bellissima”, mi ha detto uno scienziato destreggiatosi poco tempo tempo prima con una dottissima relazione sugli algoritmi, “l’aveva scritta lui?”.
E un altro, circa sessantenne, del quale non saprò mai il nome: “Il Fumetto Disney, e in particolare le storie italiane, hanno avuto una peso determinante nella mia formazione intellettuale.” Quindi, siamo passati a elencare le prime cose che ci venivano in mente, apprese leggendo delle avventure di Paperino“.
Nella foto sopra, scattata qualche anno fa, Rodolfo è con Sergio Asteriti: un collega con il quale ha lavorato poco, poiché la predilezione di Asteriti è sempre andata in direzione delle storie di Topolino, mentre Rodolfo ha tessuto le sue trame mettendo in pista soprattutto le “genti di Paperopoli“.
Ma insieme, Asteriti e Cimino, hanno realizzanto nel 1973 una storia atipica, ben poco nota, con un gruppo di personaggi disneyani di altro tipo: Ezechiele Lupo e il conferenziere da caccia, degna di essere riscoperta.
A destra, la riproduzione della prima pagina, in formato mignon.
Sotto, una storica foto del 2007, a casa di Rodolfo.
la prima storia sceneggiata dal Rodolfo si intitola Paperino e il cane dollarosus e compare su Topolino n. 285 del 1961, qualche anno fa l’abbiamo ristampata nlla sezione speciale, preziosa e “Superstar”, di Grandi Classici Disney: il n. 211 del giugno 2004.
La co-scrittura di questa storia, anche otto anni fa, era attribuita alla redattrice Elisa Penna, ma si trattava solo dell’annotazione di un fatto burocratico, derivante dalla prima elencazione di autori delle storie compiuta all’inizio degli anni Ottanta da Franco Fossati.
Cimino avrebbe specificato nel 2007, in coincidenza della stesura dei testi pr il volume a lui dedicato dal Papersera, che il ruolo di Elisa Penna on era quello di autrice, bensì di semplice editor. Cimino inviava le sue sceneggiature alla sua attenzione anziché a quella di Mario Gentilini (direttore di Topolino all’epoca) o di Giangiacomo Dalmasso, responsabile delle scenggiature, con il quale Rodolfo aveva avuto qualche divergenza di vedute.
Questa prima avventura già racchiude in sé alcuni fra i temi cari alla vena narrativa di Cimino: la notizia dell’esistenza di un tesoro (sotto qualsiasi forma esso si presenti), il desiderio di Zio Paperone di accaparrarselo, il viaggio in una terra lontana dal nome di fantasia, gli eventi che prendono una piega imprevista.
Manca solo la scoperta di un popolo dalle strane abitudini e dal buffo abbigliamento, ma Cimino avrà modo di sbizzarrirsi su questo punto nei decenni a venire. Non si tratta di storie strutturate come orologi di precisione, o quasi paradigmatiche, alla maniera di Carl Barks. Piuttosto, nel raccontarle, Cimino lascia fluire liberamente la sua fantasia intorno a un’idea di base, “ricamandoci sopra”, come affermava egli stesso in una vecchia intervista.
“E’ un’impostazione che fa parte della mia formazione naturale, deriva dal mio modo di ragionare e dalle letture che facevo da ragazzo. Allora, si usava giocare con i teatrini con le marionette. Quando lo facevo con i miei amici, io ero sempre quello che faceva muovere i pupazzi, mi piaceva già allora intessere delle trame.”
La pubblicazione di Paperino e il cane dollarosus si fa attendere per alcune settimane oltre il previsto, per questo esce come seconda sceneggiatura di Cimino. Forse, ciò avviene perché il suo disegnatore, Pier Lorenzo De Vita, è oberato di lavoro e, non a caso, per non sforare oltre le scadenze di consegna, si fa dare una mano dal giovanissimo e già abile figlio Massimo, alle prime armi con i fumetti disneyani.
Con questa storia, in ogni caso, prende il via un nuovo trend fortemente riconoscibile delle avventure di Paperon de’ Paperoni, dove all’avventura si aggiunge un pizzico di irrazionalità e di fiaba assenti nell’opera di Barks, il quale, al contrario, si dà sempre da fare per giustificare in modo scientifico perfino la magia e la mitologia.
Con il suo tocco poetico facilmente riconoscibile, Cimino contribuirà più di altri a sviluppare la saga di Paperone in Italia, bilanciando con le sue storie comiche ma lievi l’acidità e la spietatezza di carattere che, in contemporanea, il collega Guido Martina attribuisce al “Vecchio Cilindro”.
“Paperon de’ Paperoni era, già negli anni Cinquanta, un personaggio fortissimo, dotato di grandi possibilità.”, specificava l’autore. “Se fosse stato un divo televisivo, avremmo potuto dire che “bucava lo schermo”. Non era solo un avaro, un accumulatore di soldi arido o cattivo come alcuni lo hanno interpretato. Nelle storie, era bene “scoprirlo”, mostrare le debolezze che pur doveva avere, non poteva essere sempre un prevaricatore. Nemmeno nel campo della finanza ci tiene sempre ad averla vinta. Io gli ho dato un taglio più umano, ho mostrato i suoi “guai”, l’ho reso simpatico. Agendo in quella direzione, il suo orizzonte si è ampliato.”
Sopra, un breve filmato girato durante la consegna del premio Papersera 2007 a casa dell’autore, a Mestre. Cimino parla ddella sceneggiatura di storie con personaggi tratti dall’attualità. E’ stato girato dall’esegeta di fumtti Disney (e non solo) Marco Barlotti (http://marcobar.outducks.org).
I funerali di Rodolfo si svolgeranno martedí 3 aprile alle ore 15 nella chiesa S.Maria di Lourdes, in via Piave, a Mestre.