In questo week end venziano, tramite il “pilota automatico”, che programma dei post in aticipo e li pubblica come se nulla fosse anche se mi mi trovo a Katmandu, approfitto per mettere on line una storia di Andy Panda e Charlie Chicken della quale avevo parlato svariati anni fa in questo blog.
Si tratta di una delle storie che più, da piccolissimo, quando la vidi e “la lessi” (pur non conoscendo l’inglese, e in verità non sapendo ancora nemmeno leggere, cosa che non ho iniziato a fare prima dei tre anni e mezzo), mi influenzò maggiormente dal punto di vista grafico, cercando di riprodurre alcuni degli oggetti che conteneva.
Le torte, in particolare, e la loro glassa tridimensionale, realizzata con tanti trattini atti a simulare l’ombreggiatura della loro forma. In particolare, qualla indefinibile che si vede nella vignetta riprodotta in apertura di questo post.
Avevo ottenuto il comic book che conteneva questa storia grazie al mio zio Loris Jacomelli, adesso novantacinquenne, che l’aveva recuperata da un soldato americano che se n’era disfatto durante la seconda guerra mondiale, abbandonandolo su un sedile del locale dove mio zio, disegnatore dilettante, lavorava a una sorta di Funny Face Shop.
L’attività di caricatura degli astanti, spesso americani un po’ più danarosi dei nativi, era simile a quella che a Roma, più o meno in quegli anni, svolgevano anche, per tirar su un po’ di soldi, Federico Fellini e (mi dicono) Alvaro Zerboni.
Ma nessuna divagazione è lecita, in questa sede.
Avanti con le tavole (ingrandibili clikkando)!
Soggetto di John Stanley, disegni dell’abbastanza misterioso Dan Gormley, il primo a destra nella fascinosa foto sotto.