Abbiamo voluto chiamare il secondo incontro del seminario alla Scuola Intenazionale di Comics di Firenze col titolo Da illustratori a fumettisti.
I tre corsi (o sedute, come le /li vogliamo chiamare?) si tengono il prossimo venerdì 17, Festa del Gatto, alle ore 10.00 – 13.00 / 15.00 – 18.00 / 18.15 – 21.15 (ma la volta scorsa in realtà siamo andati avanti fino alle nove e mezza e oltre).
I contenuti, di questa tornata sono approssimativamente: gli anni ruggenti della striscia comica e avventurosa sui quotidiani (Popeye, Krazy Kat, Dick Tracy, sino a BC e ai Peanuts).
L’avvento degli illustratori più classico-accademici, soprattutto Alex Raymond e Hal Foster (al quale è nuovamente dedicato il prossimo post, e del quale abbiamo parlato qui poco fa).
L’influenza sui fumettisti italiani, da Aurelio Galleppini a Erio Nicolò, sotto nella tavola di apertura di una puntata del Principe del sogno, su testi di Luigi Grecchi (un genio non del tutto valorizzato dalla critica fumettistica).
I grandi illustratori del primo del Novecento scoprono l’arte sequenziale: Attilio Mussino (suo è il Pinocchio del 1910), Antonio Rubino, Sergio Tofano, e la reiterazione della trama nelle storie.
Visione critica di shorts narrativi USA dell’epoca, nel periodo in cui debuttano, alla fine degli anni Trenta, anche i comic books con fumetti appositamente creati per questo nuovo, profittevole veicolo di comunicazione narrativa per immagini..
Secondo un trend inaugurato la settimana scorsa, ogni volta si porrà la dovuta attenzione su un illustratore, anche per far felici gli studenti dei corsi spefici di Grafica e Illustrazione, ma anche perché esiste un collegamento stretto fra alcune figure di artisti operanti nel campo dei libri illustrati e (per esempio) in quello del fumetto o dell’animazione, come in questo caso.
Sono significativi alcuni contributi dati al lungometraggio Snow White and the Seven Dwarfs, o al successivo Pinocchio, dal grande illustratore di origine svedese Gustaf Tenggren (1896-1970, sua evocativa foto giovanile a destra), del quale riproduco sotto alcune illustrazioni preparatorie impiegate per film lunghi e corti a vario titolo e presenti anche in alcuni libri illustrati d’epoca, o di recente riscoperta.
A destra, sotto, una foto del Tenggren più “grandicello” e a seguire, nel superbo video, un’interessante carrellata attraverso la conceptual art dell’illustrator-pittore.
Post come questo, se non fosse sufficientemente chiaro, integrano lo show di immagini che sono presentate nel seminario, dando anche la possibilità di commentare, chiedere, osservare, obiettare, incuriosirsi, appassionarsi, lambiccarsi le meningi, fumarsi una paglia durante la visione, sbadigliare, riprendersi dal torpore e così via.
Ogni settimana, o meglio, alla vigilia di ogni seduta del seminario ve ne sarà uno simile.
Nel post ci sono anche alcune illustrazioni non disneyane di Tenggren, tanto per dare l’idea di quale sia stato il suo stile “di partenza”, che lo colloca fra i grandi illustratori di fiabe “classici”, tra Edmund Dulac e Artur Rackham.
Sopra, una delle illustrazioni di Tenggren servite come ispirazione agli animatori di Pinocchio. Il burattino (in realtà una marionatte, come sappiamo) avrebbe avuto alla fine un look un po’ diverso, più fanciullesco e antropomorfo, come sappiamo.
Ma l’impronta di Tenggren sulla figura del protagonista e su altri interpreti della pellicola, a cominciare da Geppetto, è innegabile.
Le illustrazioni per Disney sono sensibilmente diverse da quelle “alla Dulac”, o “alla Rackham” che Tenggren ha realizzato e realizzerà in seguito, usufruendo di maggior libertà espressiva.
Sotto, alcuni schizzi preliminari di Tenggren suu edifici e strade della “finta Collodi” immaginata in California per il Pinocchio disneyano.
Vedendo i risultati finali del film, si direbbe che il contributo dell’illustratore, anche da questo punto di vista, sia stato considerevole.
Di Tenggren parleremo anche a proposito della collana Little Golden Books.
Ma su questo argomento torniamo (poco ma sicuro) anche in seguito.
LINK CORRELATI:
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