CIAO A CARLO PERONI – PEROGATT

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Marcello Toninelli l’ha riportato per primo in questo blog, riferendo che con un breve messaggio sul profilo Facebook dell’autore, i familiari di Carlo Peroni (sopra in una foto scattata da Emanuela Oliva la primavera scorsa, al fianco di Furio Fossati) ne hanno annunciato la scomparsa:

Maria, Paolo, Luisa e Stefano Peroni comunicano a tutti che Carlo Peroni Perogatt è venuto a mancare questa sera alle 19.30
Non ha sofferto, è volato via in un attimo breve come il battito d’ali d’una farfalla che vola sorridente verso un luogo felice”.

Ai parenti di Carlo, a tutti gli amici che lo hanno conosciuto (magari tramite le famose Perowebconvention), ai tanti lettori di tutte le età che si sono divertiti con le sue storie, un segno di amicizia e vicinanza.

Ci eravamo sentiti via Skype pochi giorni fa, al suo ritorno dopo un soggiorno in ospedale. Capitava spesso di sentirci, vederci (sempre via Skype) e parlare di colleghi, storie, progetti, fra cui una storia “difficile” con Nerofumo alla quale stava lavorando da tempo: un fumetto contro la barbarie della guerra, leggero come Perogatt stesso, ma sul quale c’era poco da ridere, nonostante fosse realizzato con personaggi di stampo comico.

I funerali si svolgeranno domani alle ore 14,00 nella chiesa di Guanzate (CO).

Slurp

Voglio ricordare Carlo con il primo post di Cartoonist Globale dedicatogli, nell’ormai lontana estate 2008.

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Avevo intenzione da tempo di dedicare un post all’amico Carlo Peroni, alias Perogatt, un fumettista al cui stile ho molto guardato negli anni della sua collaborazione prima a “Tilt!” e poi al “Corriere dei Ragazzi”.

Ciò sia per l’umorismo semplice e demenziale delle sue tavole, i cui meriti narrativi sono da ripartire in quelle occasioni con Alfredo Castelli, Mario Gomboli e Marco Baratelli, sia per la sua pennellata corposa, degna dei Maestri americani Jack Davis e Walt Kelly.

Infine (non ultima cosa), ho studiato le “scale cromatiche” di Perogatt ammirandone l’uso atipico e “molto americano” dei retini, sia adesivi che trasferibili, anni luce prima che il problema delle “texture” fosse risolto dal computer: un impiego dei retini e della “carta double tone” che, con tutta probabilità, ha influenzato in quello stesso periodo anche Franco Bonvicini-Bonvi, tacendo del suo stuolo di collaboratori che sarebbero ben presto divenuti a loro volta grandi fumettisti.

Di Perogatt, il cui blog viene recentemente associato al mio (si veda soprattutto il suo sito, a cui fa capo la sua tentacolare presenza nella rete: www.perogatt.com; ma il suo è assolutamente più ricco di dati e aneddoti, lavorandovi Carlo da anni), cade a fagiolo in questi mesi felini una tavola di un remoto fumetto datato 1953. Si tratta di quella che chiude la sua prima storia (Perogatt mi corregga se sbaglio) realizzata in coppia con l’amico “Albe”, del quale parla lui stesso più sotto.

So che questa strana avventura, dal titolo “Gnocco il gatto sciocco”, dove sia Peroni che Albe compaiono (come si vede) in veste di responsabili, all’epoca fece molto arrabbiare il Redattore Capo delle testate a fumetti delle Edizioni AVE, il leggendario Domenico (Menico) Volpi, perché intrisa di un umorismo troppo demenziale e troppo “avanti”, per i pacati lettori della stampa cattolica del ’53.

Inviata in tipografia a insaputa di Volpi, che in quel periodo era in vacanza, ne provocò le ire al suo ritorno, giudicando quella storia troppo… “sciocca”! Valutazione sulla quale i candidi Perogatt e Albe non trovarono niente da eccepire, dato che nel titolo stesso lo avevano espressamente dichiarato.

L’episodio di Gnocco è uscito sul n. 41 del tascabile “Capitan Walter” (“Albo Vitt settimanale”) del 4 ottobre 1953, che dedicava la sua copertina all’episodio (appunto) di Walter Ala dal titolo “Sotto il ponte di Brooklin”, disegnato dal versatile Mario Fantoni.

La retrocopertina, con l’inserimento di una minuscola pubblicità del numero successivo, era invece di Benito Jacovitti, e dedicata a Renato, tifoso sfortunato (la posto, anch’essa, perché assai poco nota). Naturalmente, è a Jac che si riferisce la gag della “lisca di pesce” in chiusura di storia ideata da Perogatt e Albe.

La domanda che ho fatto a Perogatt, in questo stralcio inedito di una lunga intervista raccolta con lui qualche anno fa, è un excursus sugli autori di fumetti con i quali ha lavorato, e che ama ricordare più volentieri.
A Perogatt la parola!

PERONI: Ho avuto modo di conoscere moltissimi disegnatori milanesi e romani (nei primi anni Cinquanta mi ero trasferito da Milano a Roma e, nel ’63, feci ritorno a Milano). Qualche nome degno di nota? Ce ne sono molti. Ti dirò quelli che mi hanno impressionato di più: sia per il loro carattere che per la loro bravura.

Il primo in assoluto che ho conosciuto a Roma è stato Jacovitti. Nonostante quello che molti pensano, era timido ed introverso.
Io ero uno dei pochi con i quali si confidava.
Eravamo diventati quasi parenti, dato che aveva fatto da padrino di battesimo per uno dei miei figli; a questo proposito ti spiattello un aneddoto: all’anagrafe, quando bisognava firmare, Jacovitti ha firmato con la sua classica firma con la lisca! Gli impiegati dell’anagrafe, quando se ne sono accorti, sono accorsi per conoscerlo di persona.

Avrei una montagna di aneddoti su di lui: se per caso ti interessano, prepara un centinaio di pagine…

Quindi, Lino Landolfi, un disegnatore che molti ricordano, ma che pochi sanno che in effetti non era “disegnatore nato”: lo era diventato per testardaggine. Molto preciso, puntiglioso. Anche lui era stato padrino di battesimo di un’altro dei miei figli.

Poi, Ruggero Giovannini, grandissimo disegnatore con un carattere stranissimo: non era mai soddisfatto dei suoi disegni e molto spesso li gettava via. Anche su di lui avrei diversi aneddoti: li scrivo ora o aspetto che tu me li chieda?).

Aggiungo anche Nevio Zeccara, che era un grandissimo amante della fantascienza, e ogni volta che ci incontravamo in gruppo faceva in modo che il discorso si spostasse sulla fantascienza. Per Landolfi aveva creato un modellino di aereo, che lui stesso aveva inventato, servito per realizzare uno storia di Procopio. Abitavamo tutti nella stessa zona di Roma, e questo ci permetteva di frequentarci di più.

Poi, seguono i vari collaboratori del “Vittorioso” come Gianni De Luca (per me il “grande” del Fumetto), Sciotti, Sebastiano Craveri (che incontravo di rado perché abitava in provincia di Torino), Renato Polese (ho pochi aneddoti su di lui, ma significativi), Franco Caprioli (il “puntinaro” amante del mare e grande genio).

Voglio ricordare anche “Alfre” (Alfredo Brasioli: si firmava così). Era specializzato nel realizzare i titoli dei “cineromanzi”, come erano chiamate allora le storie a puntate del “Vittorioso”. Tipo molto preciso, pignolissimo, studioso della storia antica. Ha poi realizzato diversi fumetti molto belli per “Il Giornalino”).

E poi, “Albe”, alias Alberto Catalani; quando lo avevo conosciuto era un ragazzo che frequentava la redazione, e con lui ho realizzato alcuni fumetti; Sergio De Simone (il grafico del “Vittorioso”) e molti altri: se vuoi faccio degli… scavi archeologici e ti farò sapere i nomi. Sai, essendo in quel periodo dipendente, i collaboratori del “Vittorioso” e dei suoi albi li avevo conosciuti quasi tutti.

I disegnatori milanesi li ho conosciuti specialmente in occasione delle mitiche cene organizzate da Nessim Vaturi, il proprietario della libreria Borsa del Fumetto di Milano.

Avevamo iniziato in una decina e siamo arrivati a un centinaio. In queste occasioni, ebbi modo di conoscere personalmente molti disegnatori famosi, come ad esempio il grande Tabet e il grandissimo Karel Thole. Ho conosciuto Giuseppe Festino (illustratore e copertinista di libri di fantascienza), Ferruccio Alessandri (cosa dire di lui? È tutto!), Angelo Scariolo (specializzato in disegni per bambini), Paolo Telloli (oggi curatore della fanzine “Ink”), Roberto Anghinoni (oggi editore).

Con questo gruppo di autori ebbi l’idea di creare una rivista completamente diversa da tutte le altre: “6-96”. Io ero l’ideatore e il direttore, ma eravamo in società con la ditta Pubblinord di Verona.

Facemmo il numero zero (uno in lingua italiana ed un’altro in inglese) e le copertine per i numeri seguenti. La caratteristica di questa rivista era che, contrariamente a tutte le altre, era per tutta la famiglia, per tutte le età. Era divisa in fascicoli (per uomini, per donne, per giovani, per ragazzi, per bambini) raccolti da una copertina-poster. Lo scopo ambizioso era quello di diffonderla contemporaneamente in vari Paesi.

Prendemmo accordi con grosse case editrici europee ed asiatiche. Tutto ormai era pronto, e avremmo dovuto cominciare la grande avventura. Purtroppo, ci è capitato che la ditta con la quale eravamo soci, la Pubblinord, fallì e questo ci tolse la possibilità di andare avanti con quell’impresa per evitare di finire anche noi nel loro fallimento. È stato un vero peccato, anche perché quella rivista l’avevamo preparata veramente bene ed avrebbe potuto essere un successo mondiale.

Carlo-paolo-daAl

E qui termina il ricordo dell’estate 2008.

Sopra, dal Peroblog: Perogatt in caricatura, insieme al figlio Paolone, assistente tecnico per la colorazione delle tavole e, negli ultimi anni, bracio destro di Carlo a tutti gli effetti.

Zio Boris personaggi

Gianconiglio-canoa

Slurpino

Per via telematica, Carlo mi inviava anche dei disegni, da inserire eventualmente anche in questo blog, al quale era intervenuto ripetutamente a commentare post di suo interesse.

Uno dei disegni inediti speditimi a questo scopo è quello sotto, disegranto a matita da Lino Landolfi, fraterno amico di Perogatt, ma inchiostrato a pennello (Landolfi usava solo pennini, dal tratto troppo sottile) e colorato dall’artista che ci ha appena lasciato.

Si sarebbe trattato di un disegno preparatorio per un progetto americano mai andato in porto.

Cavaliere1

Vittorioso

  • Michele De Luca |

    Ho appreso solamente ora la notizia,desidero esprimere anch’io le mie più sentite condoglianze alla famiglia di Carlo.Seguivo,da suo appassionato lettore,le sue straordinarie e immortali storie sul Giornalino.
    Ciao Carlo!
    Un tuo affezionatissimo lettore.

  • Xalira |

    Buongiorno, segnalo che su bandapm.it è disponibile l’ultima avventura di Nerofumo, pubblicata sul Piccolo Missionario di febbraio, insieme a un ricordo di Carlo e omaggi dei colleghi: http://www.bandapm.it/issuu2.php?ID_riv=52&page=14

  • Marco Pagot |

    Sono Marco Pagot,
    figlio di Nino e nipote di Toni Pagot
    Ho appreso della dipartita del sig. Peroni da alcuni articoli apparsi sui giornali.
    Un altro collaboratore della storica PagotFilm è mancato e ne rimangono ormai pochi in grado di testimoniare l’importanza di quel periodo storico che fu l’epoca di Carosello. È un altro pezzo della storia dell’animazione che viene a mancare, mi dispiace.
    Mi scuso con l’amico Luca Boschi se intervengo su questo blog, ma devo rispondere ai commenti che anche qui fanno riferimento agli articoli dei giornali che hanno ricevuto e riportato la notizia della morte del sig. Peroni attribuendogli la paternità di Calimero. Devo correggere questa grave inesattezza che è stata diffusa approfittando di tale triste circostanza. La mia non vuole essere mancanza di sensibilità, ma ho degli obblighi di replica.
    Il sig. Peroni non è il “papà di Calimero”.
    Il sig. Peroni è stato uno dei valenti animatori che collaborarono all’epoca nello studio come gli altrettanto famosi Cavandoli, Barenghi, Marosi, Boffini, Coretti, Manfredini, Rizzi, Bertoletti, Gariani e molti altri che mi scuso di omettere.
    A seguito della dipartita del sig. Peroni sono venuto a conoscenza di una redazione di ricordi piuttosto amari fatta da lui sul suo blog nel luglio 2008, in cui viene esposta una versione dei fatti che peraltro non trova riscontro nella realtà. La diffusione di tale testo, anche se a mezzo di un blog, risulta lesiva dell’immagine di mio padre e di mio zio da cui la necessità di questa lettera di rettifica che viene inviata a tutte le agenzie stampa che hanno ricevuto e distribuito la errata notizia.
    Invito a leggere con attenzione e integralmente quanto segue. So che il testo è un po’ lungo, ma la difesa dell’immagine di mio padre e di mio zio lo richiede, e penso lo meriti.
    Vorrei fare un po’ di chiarezza.
    Il sig. Peroni è stato assunto alla PagotFilm in veste di animatore. La versione del sig. Peroni che descrive la realizzazione autonoma del Carosello Calimero da parte sua e quindi la sua presunta paternità dello stesso, non trova riscontro nella realtà fatti.
    La PagotFilm aveva un sistema produttivo e delle procedure piuttosto ben definite.
    – Le definizione di un progetto con il committente
    – Il deposito del progetto presso la FIP (federazione italiana pubblicità)
    – Lo sviluppo dei soggetti e delle scheggiature e la definizione degli aspetti grafici di base.
    – Lo sviluppo delle storie in tavole illustrate e i test di animazione in caso di nuovi personaggi
    – La distribuzione delle singole sequenze animate ai vari collaboratori
    – Completate le fasi di produzione veniva effettuato il montaggio e la sonorizzazione
    – La presentazione del filmato ultimato al cliente per eventuali modifiche concludeva il processo produttivo.
    Le discussioni dei progetti con le diverse società committenti venivano fatte dai fratelli Pagot a volte affiancati dagli sceneggiatori per proporre una serie di soggetti e di idee.
    In particolare il responsabile della Mira Lanza dell’epoca esigeva di essere coinvolto nelle scelte artistiche preliminari, per cui Toni Pagot, che aveva un rapporto preferenziale con lui riscuotendone la massima considerazione e stima, organizzava le riunioni di presentazione dei progetti.
    Alla riunione di inizio autunno ’62 per la discussione delle nuove proposte di campagna pubblicitaria erano presenti Toni Pagot, Ignazio Colnaghi, Ferdinando Palermo (che avevano partecipato alla realizzazione delle campagne precedenti) e il responsabile della Mira Lanza espresse le sue valutazioni delle campagne da poco trasmesse ribadendo quanto espresso in una lettera del 26 aprile 1962.
    Venne deciso che non si sarebbe più trattato di una serie di canzoncine come quelle in precedenza cantate dal Quartetto Cetra a favore di una serie di racconti di narrazione lineare, venne scartato Gatto Ciccio e Mira Lanza richiese un personaggio più tenero e accattivante per le mamme (erano molto piaciuti i pulcini che apparivano negli spot trasmessi). Nell’ambito di tale riunione nacque la storia della nascita del pulcino bianco che cade nella pozzanghera come possono ancora testimoniare il dirigente di allora della Mira Lanza e l’autore, con Toni Pagot, di tale sceneggiatura, Ignazio Colnaghi (riconosciuto co-autore del personaggio).
    Identificata la linea narrativa Toni Pagot coinvolse il fratello Nino al momento in cui si trattava di trovare una immagine più dolce rispetto alla grafica dei precedenti caroselli.
    Da sempre Toni è stato più propenso a disegnare i personaggi più ironici e graffianti mentre Nino era più orientato agli aspetti poetici e dolci delle immagini. Prima che la riunione finisse erano stati definiti gli elementi che avrebbero portato alla nascita di Calimero, ivi compreso il nome e una prima immagine di pulcino col mezzo guscio in testa. (questo in presenza di testimoni).
    Venne redatta una stesura che fissava i parametri dei racconti per il deposito alla FIP (federazione italiana pubblicità), come ricorda l’allora segretaria dei Pagot .
    Il deposito avvenne in data 9 novembre 1962.
    Nei giorni seguenti Toni chiamò Gianfranco Barenghi e Anacleto Marosi, in quel periodo il capo-animatori dello studio, per affidare loro gli schizzi preliminari del nuovo personaggio per fare le prime prove di realizzazione e affidarle ai diversi animatori dello studio per le sequenze da realizzare.
    Barenghi e Marosi erano due valenti animatori che avevano collaborato coi Pagot sin dai tempi de “I Fratelli Dinamite”.
    Messi in pulito i disegni preliminari questi vennero passati per le prove del caso, anche agli altri animatori dello studio, Manfredini, Boffini, Coretti, Rizzi, Fagarazzi, Gariani, Bertoletti, Leogrande (e altri che mi scuso di omettere) nonché al sig. Peroni, appena approdato agli studi.
    Realizzati i primi pencil test vennero distribuite le sequenze da realizzare. Nacque così la caratteristica camminata dondolante dei primi episodi dalla matita di Barenghi e Boffini, e certe indimenticabili espressioni del personaggio realizzate da Marosi e da Rizzi.
    Alla realizzazione dei primi caroselli di Calimero ha sicuramente contribuito anche il sig. Peroni, ma le sue affermazioni risultano lesive non solo dell’immagine di Nino e Toni Pagot, ma anche del ruolo creativo e professionale degli altri valenti collaboratori che hanno contribuito alle realizzazioni dello studio.
    In PagotFilm nessun animatore ha mai realizzato integralmente da solo le animazioni di un intero carosello. La produzione è sempre stata un lavoro di gruppo sotto la direzione di Toni Pagot e in base al coordinamento dei sig. Barenghi e Marosi. Come possono ancora testimoniare i collaboratori rimasti.
    La scelta di quali scene fossero da affidare a quale animatore era fatta in base a come i diversi animatori riuscivano a dar vita ai personaggi.
    Ad alcuni di loro, essendo più portati ad esprimere con teatralità di gesti le azioni, venivano affidate le sequenze più attive e in campo lungo, per altri più propensi alle sfumature espressive dei sentimenti venivano affidate le sequenze ravvicinate e i primi piani, sempre in una coralità di lavoro atta a creare il miglior filmato possibile, che non prevedeva ruoli di primadonna ma collaborazione.
    I filmati delle animazioni venivano poi montati ed editati dal sig. Marco Visconti e con Ferdinando Palermo che ne ha sempre curato anche la sonorizzazione nonché spesso ne ha scritto le musiche, alla presenza e sotto la direzione di Toni Pagot, che curava il final-cut del filmato e di fatto la regia finale dello spot.
    Questo sistema produttivo di condivisione del lavoro mal si confaceva al carattere del sig. Peroni che dopo poco tempo decise di lasciare la PagotFilm.
    Il signor Peroni divenne uno dei collaboratori esterni dello studio come già erano i sig. Italo Marazzi, Eliano Forniti ed altri, non perché “non avrebbero saputo a chi rivolgersi” (come esplicitato dal sig. Peroni) ma perché la mole di lavoro per lo studio era elevata e l’uso di maestranze esterne aveva già dato buoni risultati in precedenza.
    Toni decise di passare del lavoro al sig. Peroni anche perché questi all’epoca manifestò la sua necessità di avere del lavoro per provvedere alla famiglia, e mio zio non si tirò indietro.
    Si tenga conto che tutto il lavoro creativo preliminare (soggetti, storyboard etc.) e finale (montaggio edizione etc. continuò ad essere realizzato in PagotFilm, essendo affidate in esterno solo le fasi esecutive della produzione.
    Preferisco sorvolare sulle altre esternazioni del sig. Peroni quali l’affermazione “quella ditta non mi aveva pagato i contributi per tutto il tempo che ero stato loro dipendente” che non corrisponde al vero al pari della versione di una realizzazione autonoma del Carosello Calimero che come detto non trova riscontro nella realtà, ma porre l’accento su un fatto preciso.
    Il sig. Peroni è stato assunto alla PagotFilm nel ’63, come da sua stessa dichiarazione, la riunione con Mira Lanza che definì la prima stagione caroselli Calimero fu tenuta nell’autunno ’62 e il deposito da parte dei Pagot alla FIP data 9 novembre 1962 ben prima che il sig. Peroni approdasse agli studi.
    La ricostruzione dei fatti quale da me esposta è suffragata da testimonianze dirette e da documenti dell’epoca. Non si tratta quindi di una versione “del punto di vista dei detentori dei diritti” ma di una puntuale confutazione del testo, che ristabilisce la verità storica.
    Questo testo viene inviato ora a tutte le agenzie stampa che hanno ricevuto e distribuito la errata notizia sul personaggio Calimero e sarà trasmesso a tutti i giornali che in seguito dovessero ancora fare riferimento alla esposizione del sig. Peroni a confutazione della stessa. Qualsiasi modifica del testo qui proposto implica conseguenze legali.
    Per il futuro vorrei invitare a verificare la veridicità dei fatti soprattutto quando tali dichiarazioni risultano lesive dell’immagine di altri, in questo caso di mio padre e mio zio due artisti riconosciuti a livello mondiale già prima della nascita di Carosello, alla cui memoria tengo particolarmente.
    Spero che questa mia lettera sia chiarificatrice per tutti.
    Marco Pagot

  • Elisa Fusi |

    Parole da incorniciare, Daniele!

  • DanieleTomasi |

    Gente, Carlo non ci avrebbe voluto tristi! E ogni artista è immortale, grazie alle sue opere! E quindi viva Carlo Peroni, l’immortale, e grazie di quel che ci ha regalato!!!

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