Ed ecco, nella sua fulgida integralità, il post che ieri era balenato nel blog (e rimbalzato grazie a Claudia Checcaglini Superstar sul Fan Club di Facebook) per alcune ore.
Si è appenma conclusa la mostra dei tre Rubenimichi dal titolo Humano-Animal e nuove avventure sostano ansiosamente sulla rampa di lancio.
Per la cronaca: Rubenimichi sono tre artisti spagnoli attivi come collettivo dal 1996, tra i campioni del Pop Surrealismo iberico. I loro nomi sono Ruben, Michi e Luisjo, ma chiedono che le loro identità siano messe in secondo piano rispetto all’entità collettiva, un artista-monstre con tre teste e sei mani, perfettamente coordinato e coerente nella realizzazione di opere fascinose e visionarie.
Rubenimichi, “lui” dunque, è stato esposto in tutto il mondo, in collettive e personali, apprezzato e riconosciuto per la straordinaria qualità pittorica. Nella sua prima mostra personale italiana l’artista presenta un corpo di lavori in acrilico su legno assieme a ceramiche dipinte e serigrafie.
Fino al 22 era visibile anche nella città sede di Villa Grazioli, notoria stazione di transito delle escort più spregiudicate a caccia di guiderdoni e scritture cinetelevisive.
Ma ormai si volta pagina.
Pur frequentadola poco o punto da quando non è più a Bologna in zona universitaria, la Mondo Bizzarro Gallery (che ora, da anni e anni sta a Roma) ci colpisce e piace sempre.
Per cui, una volta ogni tanto Cartoonist Globale segnala una sua mostra, nell’anelito che i lettori in transito prendano l’abitudine di appuntare i loro sguardi più bvolte alle pagine web che ne srotolano il programma, e che sarebbero queste.
A destra il logo, o meglio il codifice fiscale loghizzato, della galleria, che è anche catalizzatrice di riviste e pubblicazioni varie sull’arte vivente che più ci piace, da Mark Ryden a colleghi Lowbrow.
Le mostre fa piacere segnalarle spevccialmente quando le organizzano degli amici, come nel caso di quella, attualmente in corso, inauguratasi oggi, quella di Andrea Simoncini Gibson, alla quale si riferiscono tutte le opere presenti in questo post, meno quella di apertura, che invece è del giapponese Daikichi Amano, il quale, dopo la sua personale del 2009 che l’ha lanciato anche in Europa come uno dei più visionari fotografi contemporanei. La nuova mostra, che si è aperta a Roma il 10 scorso, e che si intitola New Works, presenta giustappunto una selezione di lavori recenti, compresi quelli selezionati dal marchio Givenchy (che non mi manda in visibilio, ma tant’è).
Nato a Tokyo nel 1973, giovanetto, Amano studia arte negli Stati Uniti per poi tornare in patria ed avviare una personalissima ricerca che progressivamente lo conduce dal linguaggio cinematografico a quello fotografico.
Negli ultimi anni, le sue inconfondibili opere sono apparse più volte su riviste occidentali, contribuendo ad alimentare il suo status di artista di culto, con numerosi fans e collezionisti in tutto il mondo.
Nel sito di Mondo Bizzarro si può ammirare una galleria di sue opere in mostra, che quindi non sto a riprendere qui.
Lo faccio, invece, con alcune di Simoncini Gibson.
A metà tra la pittura e la fotografia, le opere dell’artista italo-inglese raffigurano volti noti e non con rimandi alla tradizione della pittura moderna, ammiccamenti al fumetto e tocchi pop. Curata da Dario Morgante e Luisa Montalto, la mostra Heaven Can’t Wait è visitabile sino al 5 ottobre.
La scheda critica ufficiale recita che… l’arte di Simoncini Gibson afferma che Il paradiso non può attendere: la bellezza, lo stupore, la sensualità, lo struggimento e persino la paura sono elementi dotati di una propria autonomia, di una visionarietà che è necessario cogliere sul nascere se si vuole essere attraversati da simili emozioni.
Ed è così che il lavoro di Simoncini Gibson – potremmo dire la radice stessa della sua ricerca erotica – risulta essere agli antipodi di ogni sentimento di indifferenza: un concentrato di assoluta qualità formale reso caldo e struggente grazie alla capacità dell’artista di infondere alle sue creazioni il senso di ciò che è disposto a sfidare ogni pericolo pur di affermare che si è vissuto.
Per qualche ragione, forse indipendente dalla pesantezza effettiva delle immagini (ma forse in conseguenza della saturazione cromatica delle opere di questo post), i jpg si scrollano con una lentezza maggiore che altrimenti.
Bisogna aver pazienza, come recitava un immortale verso della Bella Gigogin.