Con questa magnifica copertina originale del “Re” Jack Kirby, firmata insieme a Joe Simon, e seguita dalla versione pubblicata in comic book, si apre la segnalazione di un contributo storico-documentativo davvero eccezionale sulla censura applicata ai fumetti negli USA ai tempi del detestato senatore McCarthy e della “Seduzione dell’innocente”.
Questo approfondimento ha ancora più senso oggi, quando praticamente tutti gli editori, eccezioni trascurabili a parte, si sono scrollati di torno il famigerato francobollo del Comics Code, simbolo di garanzia sulla moralità dei contenuti delle pubblicazioni a fumetti che lo sfoggiano in copertina.
Gli appassionati di comics e in particolare gli studiosi degli umori e dei pregiudizi occidentali (di Oltreoceano, ma anche di “qua”) verso i fumetti, non possono prescindere da fare un passaggio proficuo (e arricchirsi di dati e informazioni) dal nuovo, eccezionale blog Timely-Atlas-Comics, che avevo già segnalato in precedenza.
Tratta in modo estensivo della Marvel Comics e delle altre etichette a questo marchio collegate (la Atlas, la Timely), ideate e dirette da Martin Goodman.
Non si tratta di una semplice chiacchierata superficiale, come si addice solitamente ai blog, a differenza di quanto avviene nei più meditati e approfonditoi saggi cartacei, ma di un vero approfondimento documentato con rigore. Gli stampati riprodotti nel blog sono molti, come questo sotto, per esempio, una comunicazione comparsa sul retro di un antico comic book della Marvel e indirizzata ai giovani lettori e ai genitori.
Gli altri titoli sulle copertine di saggi sul tema parlano da soli. A quanto pare, il celebre saggio del dottor Wertham sui tarli che i fumetti insinuerebbero nella memnte dei bambini non è stato un fatto isolato.
Si guardi, ad esempio, cosa avava il coraggio di scrivere un articolista del New York Times addirittura un secolo fa (1911), dopo l’avvio di una crociata rivolta contro i supplementi domenicali a fumetti per ragazzi.
La vignetta sotto proviene da Saturday Review del 29 maggio 1948, dove un certo, “illuminato” John Mason Brown definisce i fumetti la “marijuana of the nursery”.
L’articolo sopra proviene anch’esso dal New York Times, questa volta è del febbraio 1949 e, parlando apparentemente dello “Status of the Comic Book”, in realtà sfida i genitori a controllare le letture a fumetti dei propri, sprovveduti figli.
Come si vede, l’illustratore del pezzo aveva raffigurato stranamente un comic book degli Shmoo di Al Capp. Sotto ne mostre tre copertine per chi non lo conoscesse (in Italia questi fumetti non sono mai stati pubblicati, e gli Shmoo sono comparsi solo nella serie Li’l Abner stampata su Linus e in un apposito pocket edito dalla Milano Libri.
Insomma, tante cose belle in questo pezzo (e nel sito / blog, in genere) che non si possono sintetizzare qui e manco è giusto farlo.