A gentile richiesta, ecco lo stranissimo Topolino di Guglielmo Guastaveglia (Guasta in arte) pubblicato sul giornale Il popolo di Roma il 16 aprile 1931.
Infischiandosene delle leggi del copyright, Guasta l’aveva affiancato a Felix (l’italico Mio Mao), il gatto che, nel cinema come nei fumetti, passava per essere realizzato da Pat Sullivan.
In realtà, questo tal Felix era di Otto Messmer (la storia è lunga, non la ripeterò adesso), il quale non aveva mai avuto l’autorizzazione a firmare le sue (stupende e seminali) opere.
Sempre? Be’, almeno in un caso (ed è questo l’interesse insito nel presente post) la firma apparve, come si vede sotto.
Si tratta del disegno augurale che Messmer dedicò in occasione delle festività di fine anno del 1942 al “magnate” che lo pagava, il capo e fondatore del K.F.S. (King Features Syndicate) William Hearst.
Essendo un omaggio personale, non destinato alla pubblicazione, perché mai avrebbe dovuto omettere la firma? I lettori, però, non l’avrebbero mai vista, continuando a ignorare in tutto il mondo la paternità dei fumetti di Felix, sia nella produzione per i quotidiani che in quella per i comic books.
Mentre questo post è in costruzione, Alberto Becattini mi invia un’altra immagine di Messmer, firmata, con tre scenette di Felix alle prese coin un topolino che in Italia fu chiamato (senza troppa fantasia) “Topino“.
Compariva in albi pubblicati a Roma da editore piuttosto marginali, con il lucido di Tullo Palasciano, e a Milano da Edizioni Astro.
Sotto, la breve autobiografia manoscritta dell’autore.
Ecco le due altre strisce della tavola, ingrandibili (e leggibili) con un CLICQK!
Note, aggiunte e spiegazioni ulteriori nelle prossime ore!
