Nel corso dell’imminente asta organizzata dalla libreria antiquaria torinese Little Nemo, di Sergio Pignatone, saranno messi in vendita i prossimi 26 e 27 novembre due interessanti articoli che, nella rigogliosissima panoramica dell’offerta, che comprende anche pezzi da capogiro (e che qui si può agevolmente ammirare nella sua interezza, catalogo cartaceo a parte), rischiano di passare quasi inosservati.
Per questo, li evidenzio.
Sono opera del bravissimo, tenacissimo illustratore e talent scout del Fumetto Luigi Roveri, quello dell’albo activity Miao, diffusissimo soprattutto negli anni Settanta.
I due oggetti d’asta sono illustrazioni pubblicitarie esecutive databili anni Quaranta.
Il periodo è circa quello in cui Roveri lavorava, tra l’altro, anche per la casa editrice Pegaso di Ugo Dal Buono, gestendo il “settimanale di romanzi e racconti gialli” che debutta il 7 maggio 1952 col nome di Detective.
Non posso mostrarvi, ahimè, nulla di questo giornalone, rarissimo, se Antonio Vianovi al quale ho incautamente imprestato le mie copie non me le restituirà. Le avrebbe usate per quella “Enciclopedia del giallo” per la quale, con Stefano Bartolomei, ha fatto uscire a fine ottobre il primo volume (che non ho) nel quale si parla di cose , personaggi e autori interessanti.
Ma non credo, avendolo sbirciato in fretta in mano a Cecilia Capuana, che si parli di Roveri.
La direzione di Detective era proprio di Luigi Roveri, compagno di avventure editoriali di Jacovitti e, all’occorrenza, anche suo clone.
In questo giornalone sul noir, stampato in nero, grigio e giallo, tra una vignetta di Gianni Isidori e una di Folco Di Santo, un’illustrazione di Silvio Cigerza e una di Averardo Ciriello, Roveri non rinuncia alla prerogativa di raccontare a fumetti; conduce, a puntate, il giallo umoristico Schemok Homs e la banda degli ammazzacani.
Quando Vianovi mi ridarà il tutto, potrete ammirarne qualche striscia.
Nel frattempo, alcuni lettori del blog di vecchia data, fra i quali Loris Cantarelli, aspettano qualche notizia in più su Roveri e il suo studio.
In passato ho interloquito via mail, con profitto sia con il figlio che con il nipote di questo grande artigiano del disegno e del racconto: Giampiero Roveri e Gianluca Roveri.
Per il momento, diffondo queste note di Giampiero (figlio di Luigi) circa i suoi ricordi relativi a un autore pochissimo noto, il cui non è stato costantemente storpiato o mal interpretato praticamente in tutti i (pochi) saggi che l’hanno citato, quello di Nino Orlich, al quale sarà dato spazio in un capitolo della Storia del Fumetto Comico Italiano che (finalmente) prevedo di riprendere a elaborare nel 2011.
Orlich, la cui firma di una tavola del 1960 appongo sotto, è anche coautore della copertina di Jimmy Colt qui riprodotta, dei personaggi di Cicci (per Bambola), Soda, Grappino, Biricchio e Cicchetta, Il Santo (sotto alcune tavole, sottratte con destrezza al blog di Chico – straconsigliato) e così via.
Parla Giampiero Roveri
Circa i lavori di papà, con un po’ di calma potremmo cominciare a ricostruire la lunga e prolifica storia della sua vita e dei suoi lavori… Io comincio subito con gratitudine ed entusiamo a raccogliere dati ed idee (non sono più un ragazzino e la memoria scricchiola).
Giuseppe Orliani (per gli amici Nino) era un profugo istriano (Orlich era il suo cognome in slavo) impiegato alle Poste di Roma (uff. di viale Somalia).
All’epoca abitava a Monte Sacro in via Cocco Ortu in una casa di sua proprietà con la moglie e le sue due figlie. Aveva studiato presso la scuola di recitazione a Roma, dove conobbe la moglie Mariolina. La sua mano felicissima, ancorchè da autodidatta, conquistò immediatamente papà che iniziò con lui una lunghissima e proficua collaborazione ed amicizia: un vero sodalizio.
Ricordo che Nino era velocissimo e molto abile nella china a pennello. Molto spesso papà abbozzava la matita e poi Nino disegnava i personaggi direttamente a china. Quindi papà ripassava gli sfondi col pennino e poi colorava il tutto.
Alla morte della moglie, messosi anticipatamente in pensione dalle Poste, Nino ha vissuto alcuni anni a Pisa presso una sorella e quindi, divenute grandi le figlie, si è ritirato presso l’isola di Capraia dove, dopo la morte di papà e poi di mia mamma, ne ho perso le tracce.
Da Pisa e da Capraia Nino veniva spesso a casa nostra per concertare il lavoro con papà, a volte si fermava da noi, a volte tornava a casa e poi spediva le tavole con i personaggi che poi papà completava.
Così hanno illustrato numerosi libri di fiabe di Alberto Manzi e Gianni Rodari (grandi amici di papà) editi da Rino Fabbri, hanno disegnato le tavole che Manzi mostrava in televisione nel suo programma educativo per gli immigrati ed hanno realizzato numerose altre pubblicazioni per l’editore Cerretti e per il norvegese Sigurd Sandvik.
Le persone che ho citato e che, forse non conosci, sono: Giorgio Michelini (autore della paperella a rotelle di Miao) che insegnava in una scuola di grafica assieme a Paolo di Girolamo, Sergio Costa (fratello maggiore di Sandro – nominato da Massimo Fecchi sul tuo blog), eccelso disegnatore di treni e divise militari (nonché sublime ferromodellista), uomo imponente dalla risata poderosa, altro collaboratore di Miao; Francisco (proprio con la “i” ) Valeriani che aveva sostituito mio zio Silvio Cigerza nel disegnare lo gnomo di Miao.
Un caro saluto,
Giampiero.