UN FASCIO DI BOMBE BIS, OVVERO “PIAZZA FONTANA: NOI SAPEVAMO”

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Abbiamo già parlato qui di Milo Manara, Mario Gomboli e Alfredo Castelli e del loro fumetto che ricostruisce la strage terrorista, eseguita dai neofascisti di Ordine Nuovo quarantuno anni fa a Milano, a Piazza Fontana.
Tre giovani studiosi che cercano di riportare alla luce fatti clamorosamente gravi, sui quali è stata costruita la Repubblica Italiana a sovranità limitata (quella di oggi e degli ultimi decenni) hanno raccolto una serie di informazioni, ricostruendo il quadro stragista nel libro Piazza Fontana – Noi sapevamo, edito da Aliberti.

Si chiamano Andrea Sceresini, Nicola Palma e Maria Elena Scandaliato e, il primo e la terza sono stati intervistati (si veda sotto).

Per raccogliere informazioni hanno parlato con una serie di testimoni e protagonisti dell’epoca, dal Maestro Venerabile della Loggia P2, Licio Gelli, al generale Gian Adelio Maletti, ex capo del controspionaggio del Sid, scovato nel suo rifugio in Sudafrica, dove è scappato trent’anni fa per sfuggire all’arresto.

Piazzafontana Sono chiare le ragioni delle stragi, di questa e delle altre facenti parti della cosiddetta “strategia della tensione”, anche se si preferisce che la gente le rimuova e si tramortisca i neuroni con il tifo calcistico, con le danze del sabato sera e con le ugole di “tenorini” prodigio.

Le espone con chiarezza nel video Maria Elena Scandaliato:

Le ragioni che stanno dietro alla strage sono le ragioni che stanno dietro alla creazione di tutta la strategia della tensione, creare in Italia una situazione di tensione sociale che giustificasse in qualche modo un controllo della popolazione di tipo autoritario, una cosa simile a quella che era avvenuta in Grecia però in forme diverse, non c’è stato bisogno poi del colpo di stato militare come era avvenuto con il regime dei colonnelli qualche anno prima in Grecia.

In questo istruttivo reportage, il generale Maletti riferisce di un coinvolgimento americano anche nel golpe Borghese e nella strage di piazza della Loggia, che sarebbe stata eseguita da neofascisti «della stessa covata di piazza Fontana».

Tra coloro che sapevano di questa strategia (sempre secondo Maletti, ambasciator non porta pena), figurano i nomi di Giulio Andreotti e del presidente Giuseppe Saragat, insieme ad altri personaggi minori: uno di questi, assicura Maletti, era ministro nel penultimo governo Berlusconi.
Dirà il vero? O forse, Maletti si sta inventando tutto a scopo di depistaggio?
I lettori possono farsi da solo un’opinione in merito, in ogni caso, è istruttivo sapere la sua verità, nel momento in cui si dà la stura alle celebrazioni per il centocinquantennale dell’unità d’Italia.

Il generale si sofferma inoltre su molti dei cosiddetti “grandi misteri d’Italia”, dal caso Pecorelli all’omicidio Calabresi. Le sue precise ammissioni circa le dinamiche di alcuni episodi chiave della strategia della tensione e le rivelazioni sul Sid, sull’Ufficio affari riservati e sull’esercito italiano aprono nuovi inquietanti scenari su un lato oscuro dello Stato.

A questa pagina, la prefazione al volume redatta da Paolo Bondani.