Tutti siamo fanatici, e rimpiangiamo con quel misto di allegria per il ricordo-tristezza per la constatazione del presente, l’epopea delle riviste “storiche” che affollavano le edicole e raggiungevano, in un modo o nell’altro, il loro pubblico di riferimento.
Soprattutto negli anni Settanta, sembrava quasi che la linea da seguire per un editore di fumetti che si rispettasse, fosse segnata senza forse e senza però: bisognava varare una rivista nuova per dare spago e spazio agli sceneggiatori e ai disegnatori che detestavano “piegarsi” alla realizzazione di serie e storie per il pubblico più popolare.
Oltre agli editori da edicola, le tirature dei cui “parti” non erano mai meno di 50mila copie a numero, per una vendita che poteva aggirarsi intorno alla metà dello stampato (ma negli anni Ottanta avanzati non superava, comunque, le 15mila, salvo eccezioni egrege, chiusa parentesi), c’erano anche piccoli editori cosiddetti “amatoriali”.
Costoro stampavano per pochi intimi, con una tiratura di poche migliaia di copie, riviste anche più lussuose di quelle della categoria indicata sopra, spesso con grafica più rozza e immagini “rabberciate”, retini impastati e articoli privi di editing o quasi.
Eppure, anche questa seconda categoria di pubblicazioni aveva un suo senso e volte interagiva con la prima, come in un sistema di vasi e vasetti in parte comunicante.
Poi, la catastrofe, il deserto, la scìa di Attila, la cementificazione selvaggia (con conseguenti effetti franosi e tracimamento d’argini), i crani si stringono, i corruttori zompano nella stanza dei bottoni, si esalta il nucleare, passa il “legittimo impedimento”.
Il Quirinale lo firma, mentre Pertini, tra gli altri, conferma presso i beati il nickname di “Pipa la trottola”.
Poi, oggi, detto sempre qui, al baretto di Cartoonist Globale senza troppa scientificità analitica, qualcosa si muove di nuovo. Uff!
In edicola (per esempio, acquistate Animals, gente! Anche se non vi piacesse, potreste sempre regalarla al prossimo, che magari l’ama, e contribuire in tal modo alla diaspora militante) e nel circuito di fumetterie e fiere.
Edicola a parte, qualche tempo fa, con lancio alla fine di ottobre, per un circuito più ristretto, è nata anche Giuda, rivista delle edizioni omonime, stupenda realizzazione della ditta Costantini-El Cubri-Stamboulis (e tutti gli altri a supporto, si veda sotto). Una foto del primo e della terza, sorridenti, è sopra.
© degli aventi diritto.
Tutti i contatti per acquistarla, abbonarvisi, saperne di più, scoprire, annusare, lurkare e bearsi delle figure (alcune delle quali si spargono in questo post) si trovano nel sito della nuova casa editrice, nomàta come la rivista stessa, Giuda, che anzi va scritto tutto MAIUSCOLO, GIUDA, in quanto acronimo di Geographical Institute of Unconventional Drawing Arts.
Anticipando una sorta di manifesto programmatico che la riguarda, Gianluca & Co. si chiedono: “È ancora possibile oggi una rivista d’avanguardia?”
L’esperimento che ha auto concreta realizzazione, riunendo valenti giovani disegnatori e artisti storici della contestazione a fumetti, è una risposta provocatoria. La seguente.
Giuda è un progetto collettivo, ma anche anonimo. Giuda è un manifesto che non dichiara, ma che indica. Giuda è una chiamata alle armi, ma per una guerra a colpi di immagini. Giuda trasgredisce le parole e violenta le cose. Giuda denuda il vero falsificando il falso. Giuda tradisce i luoghi comuni (ma solo quelli, non il lettore, NdR) per alleanze indecifrabili.
Giuda è una dichiarazione d’amore per il fumetto: il fumetto come password della storia, come link all’immaginario globale, come chiave interpretativa assoluta del mondo visto e pensato.
Giuda è: un gruppo di straordinari disegnatori italiani e stranieri votati alla causa dell’arte sequenziale.
Giuda è: pubblicità inesistenti, ritratti di cimiteri, puzzle di uomini non illustri.
Giuda è: una sfida all’arte contemporanea.
Giuda è una mostra che si è tenuta sino a gennaio alla perugina Galleria Miomao, alla cui sosta appartengono un paio di foto sotto, e che in altre sue forme girerà per l’italia, passando (per esempio) da Roma (vedi più avanti): una mostra di disegni, di idee, di luoghi, di mappe.
Gli artisti
Oltre a Gianluca Costantini, ideatore e instancabile sperimentatore della nona arte, e al collettivo spagnolo El Cubri: Armin Barducci (Bolzano, 1976) insegna da molti anni alla Scuola di Fumetto di Bolzano e in svariati corsi di Fumetto per bambini in Alto Adige. Cofondatore del Progetto Monipodio, collabora all’organizzazione del Festival Bolzano Comics.
Ciro Fanelli (Fossombrone, 1980), illustratore e fumettista, vive e lavora a Urbino.
Marco Lobietti (Ravenna, 1974) vive e lavora a Bologna. Si interessa di webdesign, fumetto e cartografia.
Alice Socal (Mestre, 1986) frequenta l ́Accademia di Belle Arti di Bologna per poi trasferirsi ad Amburgo, dove attualmente studia illustrazione.
Rocco Lombardi (Formia, 1973) vive e lavora a Formia. È fumettista, illustratore e decoratore. È tra i coordinatori di Lamette, etichetta di fumetti autoprodotta.
Angelo Mennillo (Schweinfurt, 1982) vive e lavora a Bologna. Si occupa di progettazione multimediale, grafica ed illustrazione.
Chi vuol saperne di più, può seguire i quattro link seguenti:
1) Articolo di Davide W. Pairone pubblicato su Arslife.com http://www.arslife.com/dettaglio/2010/2/avanguardia-carta-e-inchiostro.htm
2) Intervista di Gianluca Testa su Exibart.com http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=30068&IDCategoria=220
3) Articolo di Gianluca Testa su Exibart on Paper http://www.giudaedizioni.it/wordpress/?p=297
4) Articolo di Elisa della Barba su Style http://www.style.it/lifestyle/delicious/2009/12/18/cosi-g-i-u-d-a–tradi-la-banalita.aspx
La mostra
Come si legge nella locandina sopra, la nuova tappa della mostra è nella Galleria Mondobizzarro, via Reggio Emilia 32 c/d Roma.
Il vernissage è sabato 13 febbraio 2010 alle ore 18.00.03
In bocca al lupo per la mostra di questa rivista che (come dice il titolo) non tradisce, nemmeno quando bacia (alla francese).
L’immagine riprodotta nel logo è © G. Panter.
Quella sotto non c’entra niente, ma vediamo se siete stati attenti.