Questa foto, nelle ultime ore, ha fatto il giro del mondo.
Non a caso: ritrae il vignettista danese Kurt Westergaard, un nostro collega, scampato per il rotto della cuffia all’attentato di un somalo di 28 anni, armato di ascia e coltello.
L’episodio è oggi su tutti i giornali.
Ci sono foto meno viste del vignettista; per esempio quella sotto, dove lo si immortala con la scrivania sepolta di fogli con le sue vignette…
O anche questa, con una reporter che sembra simpatica anche di nuca.
E il primo piano ancora più sotto, sulla destra.
Riepilogo i fatti.
Il somalo ventottenne ha tentato di introdursi nell’abitazione di Westergaard prendendo la porta (o la finestra?) ad accettate, pronto a fare la pelle al vignettista, più volte minacciato per le vignette antimaomettane realizzate oltre quattro anni fa, niente di che dal punto di vista artistico, pubblicate dal quotidiano conservatore Jyllands Posten il 30 settembre 2005.
L’attentatore, bloccato, ferito con un colpo di pistola ed arrestato dalla polizia, ha legami con l’organizzazione terroristica somala Al Shabaab e pare anche con i capi di Al Qaida nell’est dell’Africa. Questo hanno affermato con un comunicato congiunto polizia e servizio antiterrorismo danesi.
Westergaard, in casa con la figlia di quattro anni, si era rifugiato con lei in una stanza sicura della casa e aveva chiamato la polizia. Questa ha catturato il giustiziere musulmano sparandogli a una coscia (così ha spiegato l’ispettore capo della polizia dello Jutland dell’Est, Preben Nielsen).
Ecco quanto.
A questo punto, viene la curiosità di conoscere qualcosa di più di questo Forattini danese: la sua visione del mondo, il suo pensiero satirico, la sua cifra grafica.
Ma chi va alla ricerca di opere di Westergaard resta deluso, delusissimo.
Diversamente da Forattini, da Levine, da Honoré Daumier (che so), da Gahan Wilson, da Daryl Cagle, da Charles Addams, Wolinski, Cabu, Giannelli, Staino, Giuliano, Bucchi, Krancich (e potrei continuare) si vede molto più lui che le sue vignette, a parte quella, moltiplicata in tutte le salse e con mille varianti a copo di propaganda anti-islamica, che raffigura il profeta con un turbante a forma di bomba.
Molto meno si vede l’altra, che una risata la strappa, con un Maometto dalla faccia mesta all’ingresso del paradiso mentre si scusa con i kamikaze dichiarando: “Abbiamo finito le vergini!”
In questo post ho scelto di non riproporle, intenzionato, invece, a informare sul cartoonist danese mostrando una carrellata di altre sue vignette. Per il Maometto con la bomba sul turbante, basta fare una ricerchina con Google e ne escono a dozzine (sempre della stessa, però).
Di altre vignette non del tutto legate all’Islam, invece, ho trovato le poche che potete vedere.
Magra consolazione.
Direi che il momento di massima gloria di Westergaard gli sia stato donato a suo tempo dall’On. Calderoli, quando si applicò il suo Mamometto bombarolo alla maglietta di salute per mostrarla a sorpresa, alla maniera di Clark Kent-Superman durante un siparietto televisivo che provocò scontri, vittime e un incidentiello diplomatico. Ma per il gusto della battuta, si sa, i comici ficcherebbero la loro madre nel trinciaforaggi.
Calderoli, quella volta, recitava in coppia con Clemente Mimun, calato per l’occasione nel ruolo del fratello De Rege “spalla”, quello che all’inizio dello sketch attende ritualmente il comico, come faceva in una riedizione della coppia da avanspettacolo anche Carlo Campaninini con Walter Chiari. La spalla, finalmente, chiama il comico in scena con un’espressione che scaturisce spontanea vedendo il novello Superman della Lega, quale che sia il suo abbigliamento.
Curiosamente, nello sketch sotto, l’invocazione di richiamo è assente…