PARIS, RUE MONTORGUEIL

Rue montorgueil

Salvatore Oliva, incontrato alla scorsa Mostra Mercato di Reggio Emilia, era rimasto molto colpito da questo post, che adesso ripropongio in tutto il suo splendore con qualche aggiunta.

Esso diceva quanto segue.
Una cara amica (aderente anche al mio Fan Club su FaceBook) abita in Rue Montorgueil, a Parigi.

Fa sensazione vedere quella strada, percorsa tutti i giorni, come set di un video musicale di rock elettr(on)ico francese. Quello che mostro sotto, poco noto, non x-rated perché censurato ampiamente.



Quella che è seguita è la parodia made in USA dello stesso.

Per chiudere, una libreria, nello scantinato della quale si trova un tripudio di fumetti. Un po’ ammuffiti e molto odorosi, ma ci sono, e anche a poco prezzo!
Spero che apprezziate il gioco di parole del suo nome.

Mona


Libreria sotto

  • Satrapo |

    Berlusconi vi ha preso in giro tutti!
    Svegliaaaaaa!
    Anche adesso!
    Non vi siete accorti che ha fatto un altro lifting e non poteva mostrarsi in pubblico?
    Ma quale scarlattina!?!
    E dormire a Palazzo Chigi subito dopo, ma quale pericolo???
    Svegliatevi, lettori, e spargete la voce, Fantomas si deve nascondere! E con lui Diabolik. Questo assomiglia più a un Ginko malandato ma il vero protagonista-attore dei gialli per grandi e piccini è lui. E se bloccate Ghedini e i revisionisti che sparano balle passerà alla storia per queste ragioni.

  • Gero Verona |

    Per fissare questo momento storico, si può dire che giorno è oggi, prima che il video su Rue Montorgueil torni nel dimenticatoio.
    E’ un giorno di rivelazioni.
    Le fa Repubblica.
    Consiglio di leggere per intero questo pezzo, di ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D’AVANZO, che il parlamentar-avvocato con conflitto d’interessi Gedini mavalà Nicolò non ha amato:
    http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/resa-dei-conti-1/resa-dei-conti-1.html
    Parla dello stesso avvio del film “Il caimano”, che si apriva con una valanga di soldi usciti dal soffitto di una stanza che piovevano addosso a un cantante sulle navi con il papà banchiere. Uno che mente spudoratamente quando dice che ha studiato alla Sorbona. Mai avvenuto. E’ una delle tante menzogne.
    Cito l’articolo.
    Con quali capitali, Berlusconi abbia preso il volo, a metà degli settanta, ancora oggi è mistero glorioso e ben protetto. Molto si è ragionato sulle fidejussioni concessegli da una boutique del credito come la Banca Rasini; sul flusso di denaro che gli consente di tenere a battesimo Edilnord e i primi ambiziosi progetti immobiliari.
    Probabilmente capitali sottratti al fisco, espatriati, rientrati in condizioni più favorevoli, questo era il mestiere del conte Carlo Rasini. Ma è ancora nell’aria la convinzione che non tutta la Fininvest sia sotto il controllo del capo del governo.
    Molte testimonianze di “personaggi o consulenti che hanno lavorato come interni al gruppo”, rilasciate a Paolo Madron (autore, nel 1994, di una documentata biografia molto friendly, Le gesta del Cavaliere, Sperling&Kupfer), riferiscono che “sono [di Berlusconi] non meno dell’80 per cento delle azioni delle [22] holding [che controllano Fininvest].
    Sull’altro 20 per cento, per la gioia di chi cerca, ci si può ancora sbizzarrire”. Sembra di poter dire che il peso del ricatto della famiglia di Brancaccio contro Berlusconi può esercitarsi proprio tra le nebbie di quel venti per cento. In un contesto che tutti dovrebbe indurre all’inquietudine. Cosa Nostra minaccia in un regolamento di conti il presidente del consiglio. Ne conosce qualche segreto.
    Ha con lui delle cointeressenze antiche e inconfessabili. Le agita per condizionarne le scelte, ottenerne utili legislativi, regole carcerarie più favorevoli, minore pressione poliziesca e soprattutto la disponibilità di ricchezze che (lascia intuire) le sono state trafugate. In questo conflitto – da un lato, una banda di assassini; dall’altro un capo di governo liberamente eletto dal popolo, nonostante le sue opacità – non c’è dubbio con chi bisogna stare.
    E tuttavia, per sottrarsi a quel ricatto rovinoso, anche Berlusconi è chiamato a fare finalmente luce sull’inizio della sua storia d’imprenditore.
    Il Cavaliere dice che si è fatto da sé correndo in salita senza capitali alle spalle. Sostiene di essere il proprietario unico delle holding che controllano Mediaset (ma quante sono, una buona volta, ventidue o trentotto?). E allora l’altro venti per cento di Mediaset di chi è? Davvero, come raccontano ora gli uomini di Brancaccio, è della mafia?
    È stata la Cosa Nostra siciliana allora a finanziarlo nei suoi primi, incerti passi di imprenditore? Già glielo avrebbero voluto chiedere i pubblici ministeri di Palermo che pure qualche indizio in mano ce l’avevano.
    Quel dubbio non può essere trascurabile per un uomo orgoglioso di avercela fatta senza un gran nome, senza ricchezze familiari, un outsider nell’Italia ingessata delle consorterie e prepotente delle lobbies.
    Berlusconi, in occasione del processo di primo grado contro Marcello Dell’Utri, avrebbe potuto liberarsi di quel sospetto con poche parole. Avrebbe potuto dire il suo segreto; raccontare le fatiche che ha affrontato; ricordare le curve che ha dovuto superare, anche le minacce che gli sono piovute sul capo.
    Poche parole con lingua secca e chiara.
    E lui, invece, niente.
    Non dice niente.
    Oggi, aggiungo io, parla Ghedini!
    Popi-popi!
    (rumore della zinna della pubblicità di “Le Monde”).

  • Vanessa |

    Very sexy!
    Nice! And cute gals!
    V.

  Post Precedente
Post Successivo