Il collezionista Paolo Macedone (a questa pagina la sua galleria) ci invia un curioso reperto librario: una sorta di diario scritto da bambino dal famigerato Giusva Fioravanti, protagonista di un fotoromanzo su Il Giornalino, interprete di un Carosello per i formaggini Ramek, ragazzino dello sceneggiato televisivo La famiglia Benvenuti, figlio (per finta) di Ernico Maria Salerno e Valeria Valeri (sua compagna anche nella vita; insieme hanno recitato anche gli indimenticabili ruoli di Custode Giovanna e Custode Filippo, i due angeli custodi combinaguai dello show radiofonico Gran Varietà, su testi in questo caso di Antonio Amurri).
Com’è noto, Giusva è stato condannato a 5 (in lettere: cinque) ergastoli per la strage (ancora in gran parte vergognosamente impunita) della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, nella quale morirono 85 persone. Ma dopo aver scontato appena venti anni di carcere, quattro di semilibertà e cinque di libertà condizionata, dall’inizio di agosto Giusva (che si è professato innocente) è un uomo libero.
A lato, sulla copertina del disco con la sigla dello sceneggiato (scritta da Armando Trovajoli), Giusva è con i suoi “cari genitori” e con un paio di nonni, interpretati da Claudio Gora e dalla soubrette Milly.
“Nella mia preparazione politica non ho avuto modelli cui ispirarmi, sono sempre stato autodidatta…”, dice il neofascista, la cui personale esperienza testimonia una volta di più come la certezza della pena, in Italia, sia una pura utopia, o per meglio specificare sia riservata esclusivamente alle vittime e ai loro familiari, o alla povera gente che non può usufruire di leggi o provvedimenti ad personam.
E’ del tutto superfluoo accennare di striscio a come in questo Paese sottosviluppato siano meglio garantiti i diritti dei criminali (con tanto di sermoni televisivi pseudogarantisti) rispetto a quelli delle persone oneste. Infatti, il senso del post è un altro. Nel suo diario di bambino, più o meno pilotato, Giusva si mostrava disposto anche a sopportare la prigione, pur di perseguire un obiettivo valido.
Se lo sentiva, insomma,
Forse sapendo che un qualche soccorso piduistico sarebbe giunto al momento buono?
(ipotizzo; ho messo il punto interrogativo, non si dica poi, che…).